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Riservata personale: cos’è e a cosa serve?

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(@mariano-acquaviva)
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Qual è la differenza tra una lettera “riservata personale” e una normale comunicazione? Quando c’è violazione della privacy? Quando scatta il reato?

La Costituzione [1] dice che la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili. La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria, con le garanzie stabilite dalla legge. Ad esempio, la polizia potrebbe intercettare le conversazioni tra altre persone solamente al ricorrere di gravi reati, con il consenso del giudice.

Per tutelare la propria privacy molte persone utilizzano alcune formule che inseriscono nelle proprie comunicazioni (in genere, email), come ad esempio “vietata la produzione” oppure “riservata personale”. Cosa significano queste parole? Sono davvero utili? Vediamo cosa dice la legge.

La corrispondenza è segreta?

Come appena detto in premessa, per legge ogni comunicazione privata ha il carattere della segretezza.

In altre parole, la comunicazione inviata a un’altra persona (email, pec, lettera, ecc.) è sempre riservata, in quanto chiunque tentasse di leggerla, al di fuori del destinatario, commetterebbe un reato.

La legge [2] infatti punisce con la reclusione chiunque prende cognizione del contenuto di una corrispondenza chiusa a lui non diretta.

Per “corrispondenza” si intende non solo quella classica epistolare (lettera cartacea, per intenderci), bensì anche quella telegrafica o telefonica, informatica o telematica, ovvero effettuata con ogni altra forma di comunicazione a distanza.

Che cos’è una riservata personale?

Si definisce “riservata personale” la comunicazione rivolta in modo esclusivo al destinatario.

Si tratta, in altre parole, di una dicitura impressa solitamente sui messaggi scritti (come le email, le pec e le raccomandate) volta a rafforzarne la segretezza.

A cosa serve una riservata personale?

L’espressione “riservata personale” serve a impedire che la comunicazione possa circolare ed essere letta da altre persone.

In buona sostanza, la dicitura “riservata personale” consente al destinatario di meglio comprendere il carattere di segretezza che il mittente ha voluto imprimere al suo messaggio.

Nel caso delle email, “riservata personale” significa che la comunicazione non potrà essere inoltrata ad altre persone, né stampata per poi essere fatta visionare ad altri soggetti.

Si tratta quindi di una sorta di intimazione rivolta direttamente al destinatario, con la quale gli si proibisce di portare altre persone a conoscenza della comunicazione.

Si capisce quindi qual è la differenza con il reato di violazione di corrispondenza visto nel primo paragrafo: quest’ultimo delitto punisce chi prende visione di comunicazioni a lui non dirette (il postino che sbircia nelle raccomandate altrui, ad esempio).

Al contrario, la “riservata personale” è diretta al destinatario stesso del messaggio.

Come si fa una riservata personale?

Per rendere una comunicazione “riservata personale” non occorre rispettare particolari formalità: è sufficiente inserire, all’interno del messaggio, questa semplice dicitura affinché l’intera comunicazione possa acquisire il particolare carattere di segretezza di cui abbiamo parlato.

L’espressione può essere indicata subito all’inizio del messaggio oppure, al contrario, al termine.

Molte persone impostano la propria email con un messaggio standard, cosicché possa comparire in ogni invio senza doverlo trascrivere ogni volta.

Esistono poi caselle di posta elettronica che consentono semplicemente di cliccare su un pulsante per segnare automaticamente il messaggio come riservato.

La casella di posta elettronica Gmail consente di attivare la modalità “riservata” cliccando sull’icona a forma di lucchetto posta in basso. Così facendo, i destinatari non disporranno dell’opzione di inoltro, copia, stampa o download dell’email.

Riservata personale: cosa dice la legge?

In realtà, l’espressione “riservata personale” inserita all’interno di messaggi ed email è, il più delle volte, superflua.

Per legge, infatti, le comunicazioni ricevute non possono essere rese pubbliche né inoltrate ad altre persone, se nelle stesse sono riportati dati personali.

In altre parole, è proibito rendere pubblico il contenuto di un’email (o di qualsiasi altra comunicazione, come un sms, un messaggio WhatsApp, ecc.), a meno che quest’ultima non contenga alcun dato personale, come ad esempio il numero di telefono del mittente, l’indirizzo di residenza, ecc. Tutto ciò, a prescindere che la comunicazione sia qualificata come “riservata personale”.

Pertanto, chi vuole mostrare ad altri l’email o il messaggio che ha ricevuto può tranquillamente farlo, purché i dati del mittente (e gli altri personali che dal testo dovessero emergere) siano oscurati o comunque resi illeggibili.

In caso contrario, si potrà essere citati in giudizio per il pagamento dei danni e, nell’ipotesi in cui la pubblicazione dei dati personali sia stata fatta con il preciso intento (dolo) di ottenerne un guadagno o di arrecare uno specifico pregiudizio al mittente, si potrà perfino essere denunciati penalmente.

È invece sempre possibile mostrare la corrispondenza e le altre comunicazioni riservate alle forze dell’ordine, quando occorre tutelare un proprio diritto.

È il caso di chi mostra alla polizia le lettere minacciose che ha ricevuto oppure al giudice i messaggi in cui il debitore ammette di dover pagare una certa somma di denaro.

Le riservate personali tra avvocati

La “riservata personale” ha un valore particolare nel caso di comunicazioni tra avvocati.

Secondo il Codice deontologico forense [3], l’avvocato non deve produrre, riportare in atti processuali o riferire in giudizio la corrispondenza intercorsa esclusivamente tra colleghi qualificata come riservata, nonché quella contenente proposte transattive e relative risposte.

In buona sostanza, commette un illecito disciplinare l’avvocato che mostra al giudice la corrispondenza intercorsa con un collega, se:

  • la stessa era espressamente qualificata come riservata;
  • faceva parte di un tentativo di transazione, anche se non è andato a buon fine. In questo caso, non è nemmeno necessario che la comunicazione fosse stata etichettata come “riservata”.

Riservata personale: ha valore legale?

A conclusione di questo articolo, possiamo affermare che la dicitura “riservata personale” non ha un vero e proprio valore legale, nel senso che non serve davvero a rafforzare la segretezza del contenuto della comunicazione più di quanto già non faccia la legge.

Ciò significa che se una riservata personale dovesse essere pubblicata o mostrata ad altri nel rispetto delle norme di legge sopra indicate, il mittente non potrebbe agire in alcun modo contro il destinatario, nemmeno in sede civile, visto che il soggetto che ha ricevuto la comunicazione non ha sottoscritto alcun accordo di riservatezza e, pertanto, non gli può essere imputato alcun inadempimento.

In ambito professionale valgono invece regole particolari. Ad esempio, abbiamo visto come la corrispondenza tra avvocati non possa essere prodotta in giudizio (almeno di norma).

Anche in questa ipotesi, però, trattasi di regole di natura deontologica, che riguardano la correttezza tra colleghi, la cui violazione può essere sanzionata al massimo dal punto di vista disciplinare.

 
Pubblicato : 29 Ottobre 2023 07:45