L’obbligo di pagare le spese dell’impianto di riscaldamento condominiale non può essere esonerato, anche se l’impianto è malfunzionante. Scopri di più nel nostro articolo.

Quando l’impianto di riscaldamento condominiale presenta problemi e non funziona correttamente, sorge la domanda se i condomini siano ancora tenuti a pagare le spese relative al suo utilizzo. Una recente sentenza della Cassazione [1] ha stabilito che non è possibile esonerarsi da queste spese, anche in caso di malfunzionamento. Ma quali sono le basi legali che sottostanno a questa decisione? E quali sono le implicazioni per i condomini? In questo articolo, esploreremo in dettaglio il caso e vedremo se bisogna pagare le spese di un impianto di riscaldamento condominiale non funzionante. Analizzeremo la giurisprudenza e forniremo risposte alle domande più comuni sulle spese dell’impianto di riscaldamento condominiale.

Qual è l’obbligo del condomino riguardo alle spese dell’impianto di riscaldamento centralizzato?

L’obbligo del condomino di partecipare alle spese per il godimento e la conservazione delle cose comuni, compreso l’impianto di riscaldamento, trova la sua base legale nell’art. 1123 cod. civ.

Questo significa che ogni condomino è tenuto a contribuire alle spese, anche se l’impianto non funziona correttamente.

Cosa succede se l’impianto di riscaldamento condominiale è malfunzionante?

Nonostante il malfunzionamento dell’impianto di riscaldamento condominiale, i condomini non possono esimersi dal pagare le relative spese. La legge non prevede una prestazione corrispettiva: ossia il pagamento a fronte di un servizio. Le due prestazioni restano tra loro slegate. Sicché, tutt’al più, il condomino pregiudicato dall’impianto dovrà fare causa al condominio affinché il giudice condanni quest’ultimo alla riparazione della rete o delle pompe risarcendo i danni a chi è rimasto al freddo o è stato costretto a riscaldarsi con altri strumenti.

Le parole della Cassazione sono le seguenti: «L’obbligo del condomino di contribuire alle spese necessarie non solo alla conservazione, ma anche al godimento delle parti comuni dell’edificio, alla prestazione dei servizi nell’interesse comune e alle innovazioni deliberate dalla maggioranza trova la sua fonte nella comproprietà delle parti comuni dell’edificio».

In sintesi, il condomino non può sottrarsi dal contribuire alle spese allegando la mancata o insufficiente erogazione del servizio.

Qual è il criterio di ripartizione delle spese dell’impianto di riscaldamento centralizzato?

Il criterio di ripartizione delle spese avviene in base ai contatori individuali di calore (i cosiddetti contabilizzatori). In mancanza di questi, la ripartizione avviene secondo millesimi.

Se l’impianto serve i singoli condomini in maniera diversa in base all’uso, le spese vengono ripartite di conseguenza. L’obiettivo è evitare l’indebito arricchimento dei condomini che beneficiano dell’impianto e vedono le spese ripartite anche sugli altri condomini.

Chi si distacca deve pagare il riscaldamento centralizzato?

Il condomino distaccato dall’impianto di riscaldamento centralizzato paga le spese di conservazione dell’impianto (quindi la manutenzione straordinaria) e una quota dei consumi dovuta per le dispersioni di calore di cui indirettamente il suo appartamento si avvantaggia (i cosiddetti “consumi involontari”).

La partecipazione alle spese per la manutenzione dell’impianto si giustifica perché il condomino che si dota di impianto autonomo continua a essere comproprietario di quello condominiale e potrebbe sempre decidere di riallacciarsi ad esso.

Sì, nel caso in cui un condomino decida di distaccarsi dall’impianto di riscaldamento condominiale è suo onere provare che il suo distacco non abbia causato notevoli squilibri o aggravi di spesa per gli altri condomini.