forum

Reverse charge e Iv...
 
Notifiche
Cancella tutti

Reverse charge e Iva: come funziona

1 Post
1 Utenti
0 Reactions
46 Visualizzazioni
(@paolo-remer)
Post: 1000
Famed Member Registered
Topic starter
 

Inversione contabile: cos’è, quando si applica e come va indicata l’operazione nella fattura elettronica. 

Il reverse charge è un meccanismo che “inverte” l’applicazione dell’Iva: al contrario di ciò che accade normalmente, con l’imposta che viene pagata dal cliente – ossia dall’acquirente – in questi casi si realizza un’inversione contabile dell’imposta sul valore aggiunto, che viene applicata dal destinatario dei beni o dei servizi, anziché dal cedente.

Questa definizione preliminare, però, è insufficiente, perché bisogna capire come funziona il reverse charge in relazione all’Iva e quali obblighi e adempimenti sono posti a carico delle due rispettive parti dell’operazione imponibile, per capire chi alla fine deve liquidare e versare l’imposta all’Erario.

Nulla può essere lasciato al caso, ed anzi il reverse charge richiede una particolare cura nella fatturazione, per evitare problemi con l’Agenzia delle Entrate. D’altronde il reverse charge è stato introdotto proprio al fine di evitare le numerose evasioni all’Iva che si verificavano in alcuni settori commerciali, come le frodi carosello.

Reverse charge: cos’è?

L’inversione contabile, anche detta reverse charge, è un meccanismo tributario creato a livello europeo per impedire le evasioni Iva da parte di alcune categorie di imprenditori considerati a rischio.

In pratica, consiste nello spostare il pagamento dell’Iva dal soggetto che riceve la fattura a colui che la emette. In questo modo l’Erario ha una maggiore garanzia per il versamento del tributo.

Il meccanismo è molto simile a quanto avviene per le ritenute d’acconto, con un’imposta anticipata da chi versa la somma al beneficiario, già al netto della trattenuta.

Con il reverse charge il “vero” debitore dell’imposta sul valore aggiunto diviene il cessionario dei beni o dei servizi ricevuti, il quale dovrà integrare la fattura con l’Iva da versare, applicandola ai corrispettivi indicati nel documento fiscale.

I settori di maggiore applicazione del reverse charge sono l’edilizia nei subappalti, la telefonia, quello dei beni usati, dei rottami e del commercio di oro.

Reverse charge: come funziona?

Il meccanismo del reverse charge si basa sull’emissione della fattura da parte del cedente o prestatore del servizio, senza indicazione dell’Iva e con indicazione della dicitura “reverse charge” o “inversione contabile”. Questa fattura viene emessa, anche in formato elettronico, con un’apposita dicitura ed è annotata nel registro delle vendite.

Il cessionario, invece, che riceve questa fattura la integra con indicazione dell’Iva, annotandola nel registro delle vendite e anche in quello degli acquisti, in modo da “neutralizzare” l’imposta.

In sintesi, i passaggi da seguire ai fini della contabilizzazione dell’Iva sono questi tre:

  • il venditore emette fattura ma non addebita l’imposta;
  • l’acquirente alla ricezione della fattura la integra con l’aliquota Iva di riferimento per il tipo di operazione fatturata;
  • l’acquirente annota nel registro acquisti e nel registro vendite le operazioni compiute.

Reverse charge: quali effetti sull’Iva?

Il meccanismo del reverse charge produce importanti effetti:

  • a livello di fatturazione: la fattura non deve indicare l’Iva per colui che la emette, mentre per colui che la riceve dovrà recare la dicitura “integrazione Iva” con la quota parte di Iva da pagare. La fattura dovrà indicare anche che non c’è addebito d’imposta Iva con la dicitura “reverse charge” o “inversione contabile”
  • le fatture emesse dal cessionario o committente devono avere indicata la normativa di riferimento (articolo 17 del D.P.R. n. 633/1972) o, nei casi previsti, la dicitura “autofatturazione”;
  • a livello di registrazione contabile, il soggetto che riceve la fattura dovrà inserire nella stessa l’integrazione dell’Iva e annotarla nel registro degli acquisti ed in quello delle vendite in modo da rendere neutro il tributo.

Il particolare meccanismo che abbbiamo sintetizzato può comportare importanti vantaggi per le aziende, soprattutto se operano con la fattura elettronica e svolgono operazioni con l’estero (intra o extra comunitarie). Nel reverse charge, infatti, anche l’acquirente è soggetto passivo dell’imposta, ed ha interesse a scaricarla, o a trasferirla sull’acquirente finale.

Reverse charge: a chi si applica?

Il reverse charge è stato introdotto in Italia e in ambito europeo – quindi negli scambi comunitari – al fine di evitare le cosiddette “frodi carosello”, che fino a qualche anno fa no agli operatori economici disonesti una grossa evasione Iva. In Italia, il reverse charge si applica soprattutto in materia di edilizia e in altri settori considerati a rischio, come:

  • cessioni imponibili di oro da investimento;
  • cessioni di materiale d’oro;
  • cessioni di prodotti semilavorati o di purezza pari o superiori a 325 millesimi;
  • le prestazioni di servizi, compresa la prestazione di manodopera, rese nel settore edile da soggetti subappaltatori nei confronti delle imprese che svolgono l’attività di costruzione o ristrutturazione di immobili;
  • cessioni di apparecchiature terminali per il servizio pubblico radiomobile terrestre di comunicazioni soggette alla tassa sulle concessioni governative;
  • cessioni di apparecchi hi-tech e dei loro componenti ed accessori;
  • cessioni di materiali e prodotti lapidei, direttamente provenienti da cave e miniere.

Approfondimenti

Per un quadro completo della materia, leggi la guida “Comprendere il reverse charge: guida completa” e, sul versante tecnico degli adempimenti contabili, consulta l’articolo  “Reverse charge e obblighi fiscali“.

 
Pubblicato : 13 Agosto 2023 15:45