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Residenza di comodo: è legale?

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(@mariano-acquaviva)
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Cos’è la residenza fittizia? Per quale ragione si dichiara all’anagrafe comunale di vivere in un luogo diverso dalla dimora reale? Quando scatta il reato?

Per tutti la residenza corrisponde alla casa in cui si vive. Anche per la legge è così, visto che essa è definita come il luogo in cui si ha la dimora abituale. La casa è così importante che l’ordinamento ha escluso che su di essa si debba pagare l’Imu, a meno che non si tratti di immobile di lusso. Alla residenza la legge ricollega importanti conseguenze, come ad esempio la scelta del medico curante, il Comune in cui votare e il tribunale competente nel caso di controversie.

È in questo contesto che si pone il seguente quesito: è legale avere una residenza di comodo? Come vedremo, per tale deve intendersi la residenza fittizia in cui un soggetto dichiara di vivere, pur avendo la dimora abituale altrove. Vediamo quali sono le conseguenze di questa condotta.

Cos’è la residenza di comodo?

È definita “di comodo” la residenza fittizia che viene dichiarata solamente per ottenere agevolazioni, come ad esempio per distaccarsi dal nucleo di famiglia al fine di far risultare un reddito più basso.

A cosa serve la residenza fittizia?

Come anticipato, la residenza fittizia è uno stratagemma posto in essere da quanti intendono ottenere benefici dichiarando di abitare in un posto diverso dalla reale dimora abituale.

È il caso di chi fa formalmente risultare, nei registri dell’anagrafe, di vivere da solo per poter godere delle agevolazioni che la legge garantisce alle persone più povere.

La residenza fittizia può essere utile anche al dipendente che, per ottenere il congedo straordinario biennale retribuito, voglia far risultare di essere convivente con il familiare portatore di handicap.

Un altro esempio è quello di chi sposta la residenza in altro luogo (ad esempio, in un’altra Regione) solamente per poter accedere a un concorso pubblico.

Ancora, la residenza fittizia può servire anche a evitare di pagare l’Imu. È il caso del figlio che, per non far pagare l’imposta al padre, finge di trasferirsi nell’immobile.

Insomma: la residenza di comodo è solitamente un modo per ingannare la legge. È per questo motivo che da questa condotta possono derivare conseguenze negative. Vediamo quali.

È legale la residenza di comodo?

La residenza di comodo è illegale in quanto, per legge, la residenza è il luogo ove si dimora abitualmente [1].

Tanto è confermato dal fatto che, di solito, quando si cambia residenza, il Comune invia la polizia locale per effettuare un controllo, cioè per verificare che realmente l’immobile in cui è stata fissata la residenza sia utilizzato come dimora.

La residenza di comodo è illegale anche quando il cambio avviene all’interno dello stesso Comune, dichiarando quindi all’ufficio anagrafe di essersi spostato in una via diversa da quella in cui si abitava precedentemente.

Anche in questa ipotesi, pur essendo meno eclatante, è corretto parlare di falsa residenza o di residenza di comodo.

Residenza di comodo: è reato?

Chi dichiara una residenza fittizia commette il reato di falsità ideologica in atto pubblico, consistente nell’attestare falsamente, al pubblico ufficiale in un atto pubblico, fatti dei quali l’atto è destinato a provare la verità. La pena è la reclusione fino a due anni [2].

Tanto è confermato dalla Corte di Cassazione, secondo cui è reato la falsa dichiarazione di trasferimento della propria dimora abituale resa ai fini dell’iscrizione anagrafica per mutamento della residenza, trattandosi di dichiarazione sostitutiva di atto notorio [3].

Ovviamente, se la falsa residenza dovesse essere scoperta, oltre alle conseguenze penali ci sarebbero quelle amministrative, con conseguente obbligo di dover restituire (maggiorato delle sanzioni) l’importo di cui si è beneficiato a seguito della falsa dichiarazione.

Infine, nell’ipotesi di accertamento del reato la finta residenza decadrebbe, con conseguente “retrocessione” della stessa alla vecchia dimora.

 
Pubblicato : 3 Settembre 2023 07:30