Reati contro il patrimonio: furti, rapine e truffe
Caratteristiche, differenze e procedibilità dei tre principali delitti contro il patrimonio. Come sono puniti ladri, rapinatori e truffatori?
Si definiscono “reati contro il patrimonio” quei crimini che hanno come conseguenza l’impoverimento della vittima. Si tratta di illeciti che puniscono le condotte lesive dell’altrui patrimonio poste in essere con lo specifico intento di trarne un profitto. I più comuni sono sicuramente il furto, la rapina e la truffa. Analizziamone gli aspetti salienti.
Furto: che reato è e com’è sanzionato?
Il furto è il reato che commette chi si appropria di una cosa altrui senza averne il permesso [1].
Perché si integri il delitto in questione occorre che l’impossessamento del bene altrui sia avvenuto con dolo, cioè con la consapevolezza di sottrarre al legittimo proprietario la sua cosa.
Oggetto del furto possono essere solo beni mobili (comprese le energie, come ad esempio quella elettrica): non è quindi possibile rubare una casa o un terreno.
Il furto è praticamente sempre punibile a querela di parte, da sporgersi entro tre mesi da quando la vittima ha avuto conoscenza del fatto.
È invece procedibile d’ufficio solo in alcune ipotesi, come ad esempio il furto:
- di cose esistenti in uffici o stabilimenti pubblici, sottoposte a sequestro o a pignoramento;
- commesso ai danni di persona incapace, per età o per malattia;
- in abitazione e quello con strappo.
A seconda della gravità, il furto è punito con la reclusione:
- da sei mesi a tre anni, quando non ricorrono circostanze aggravanti (cosiddetto “furto semplice”);
- da quattro a sette anni, se si tratta di furto in abitazione o con scippo;
- da due a sei anni in tutte le altre ipotesi di furto aggravato (taccheggio, borseggio, ecc.).
Rapina: reato e differenze con il furto
La rapina è il reato che commette chi si impossessa di un bene altrui utilizzando la violenza o la minaccia [2].
In buona sostanza, la rapina unisce l’azione tipica del furto all’impego di una condotta violenta o minacciosa, finalizzata all’appropriazione del bene altrui.
Commetta una rapina chi punta una pistola contro la vittima per derubarla oppure chi colpisce con un pugno la vittima in modo da renderle impossibile difendere i suoi beni.
La differenza tra furto e rapina sta dunque nelle diverse modalità con cui si ottiene la cosa altrui: mentre il furto avviene “aggredendo” direttamente il bene da rubare (ad esempio, forzando la serratura della portiera dell’auto, scassinando la cassaforte, ecc.), nella rapina l’aggressione è diretta nei confronti della persona, al fine di poterla derubare.
Secondo la legge, peraltro, v’è rapina anche se la violenza o le minacce sono utilizzate dopo la sottrazione del bene, al fine di assicurarsene il possesso. Si parla in questi casi di rapina impropria.
È il caso di chi, dopo aver sottratto il portafogli a un passante, utilizzi il coltello per intimorire la vittima che, accortasi dello scippo, aveva intenzione di riprendersi il maltolto.
La rapina è punita con la reclusione da cinque a dieci anni, che può arrivare perfino a venti anni di detenzione nelle ipotesi aggravate (violenza commessa con le armi, da persona appartenente alla mafia, ecc.).
A differenza del furto, la rapina è sempre procedibile d’ufficio: ciò significa che chiunque può sporgere denuncia alle autorità, anche una persona diversa dalla vittima.
Truffa: reato e caratteristiche principali
La truffa è il reato che commette chi, mediante artifici o raggiri, inganna la vittima per ottenere un ingiusto profitto [3].
A differenza del furto e della rapina, la truffa presuppone la “collaborazione” della persona offesa, la quale compie volontariamente un atto di disposizione del proprio patrimonio in ragione dell’errore in cui è stata indotta a causa dell’azione criminale del truffatore.
È il caso della persona che rivela le proprie credenziali di accesso al conto in banca pensando che a chiedergliele sia un dipendente dell’istituto di credito.
Il reato di truffa scatta solamente se:
- il responsabile ha posto in essere raggiri o artifici idonei a ingannare la vittima. Non è quindi sufficiente una semplice bugia ma è necessario che il reo ponga in essere una vera e propria messinscena. È il caso di chi si traveste spacciandosi per un’altra persona, oppure di chi invia email camuffate da messaggi della banca con cui si chiede di riferire le credenziali d’accesso (cosiddetto phishing);
- la vittima deve essere stata indotta in errore, così da essere spinta a concedere qualcosa al colpevole. Si pensi all’anziano signore che, ingannato da chi gli parla al telefono, rivela i dati della sua carta di credito.
La truffa, come il furto semplice, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni (salvo il ricorrere di circostanze aggravanti che comportano un aumento della pena) ed è procedibile a querela di parte, da presentarsi entro tre mesi da quando si è avuta conoscenza del fatto.
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