forum

Querela bavaglio: c...
 
Notifiche
Cancella tutti

Querela bavaglio: cos’è?

1 Post
1 Utenti
0 Reactions
61 Visualizzazioni
(@mariano-acquaviva)
Post: 2323
Illustrious Member Registered
Topic starter
 

Qual è la differenza tra denuncia e querela? Quando scatta la diffamazione e quando, invece, c’è diritto di cronaca? C’è risarcimento per una querela infondata?

Tutti hanno il diritto di denunciare i reati di cui sono vittima e perfino quelli a cui assistono pur non subendone alcuna offesa. Ci sono però persone che hanno la “querela facile”, nel senso che non si fanno scrupolo di ricorrere alle autorità per qualsiasi inezia; altre, poi, abusano di questo strumento per limitare quello che potrebbe essere il diritto di altri di manifestare il proprio pensiero. È ciò che accade a chi denuncia giornalisti e scrittori ritenendo di essere stato diffamato. In questo preciso contesto si inserisce la seguente domanda: cos’è la querela bavaglio?

La denominazione rende bene l’idea della denuncia che è tesa a zittire qualcuno utilizzando la segnalazione alla polizia come strumento per intimorire. Questo uso della denuncia è legale? Cosa si rischia nel caso di querela infondata? Quando scatta la diffamazione e quando, invece, prevale la libertà di esprimere il proprio pensiero? Prosegui nella lettura se vuoi saperne di più.

Cos’è la querela?

La querela è la segnalazione, proveniente direttamente dalla vittima e rivolta alle forze dell’ordine, di un fatto che costituisce reato.

Querela e denuncia: differenze

La querela è in tutto e per tutto una denuncia, con le seguenti differenze:

  • può essere sporta solo dalla vittima, entro tre mesi da quando si è avuta conoscenza del crimine subito (il termine è aumentato a sei mesi per lo stalking e il revenge porn, a dodici mesi per la violenza sessuale);
  • può essere ritirata una volta sporta, estinguendo il reato (cosiddetta remissione di querela);
  • si può rinunciare ad essa prima ancora di presentarla.

Cos’è la querela bavaglio?

Per “querela bavaglio” si intende la querela che viene sporta per intimorire una persona col fine di non farla parlare. Idealmente, quindi, la segnalazione alle autorità funge da “bavaglio”, nel senso che mette a tacere chi vorrebbe esprimere il proprio pensiero.

Nello specifico, con “querela bavaglio” si fa riferimento alle azioni giudiziarie intraprese contro giornalisti e scrittori che intendono rivelare verità scomode per il querelante.

Quasi sempre la querela bavaglio ha ad oggetto una denuncia per diffamazione, cosicché possiamo definire, in modo netto e chiaro, che la querela bavaglio è la segnalazione per diffamazione fatta contro chi, per professione, manifesta il proprio pensiero attraverso mezzi di comunicazione di massa, come ad esempio i giornalisti, gli scrittori, i blogger, ecc.

Contro chi si sporge una querela bavaglio?

Come ricordato, una querela bavaglio si sporge in genere contro chi fa informazione, dal giornalista professionista al blogger alle prime armi. Ma non solo.

Secondo la legge, nel caso di reati commessi col mezzo della stampa, oltre all’autore della pubblicazione è responsabile, a titolo di colpa, anche il direttore o il vice-direttore responsabile che ha omesso di esercitare, sul contenuto del periodico da lui diretto, il controllo necessario ad impedire che col mezzo della pubblicazione si commettesse il reato [1].

Insomma: con la querela bavaglio si può denunciare non solo l’autore della pubblicazione ma anche colui (in genere, il direttore) che avrebbe dovuto impedire che il contenuto diffamatorio venisse alla luce.

Quando c’è diffamazione e quando diritto di cronaca?

Il problema della querela bavaglio è che il suo scopo è sempre più spesso quello di limitare il diritto di cronaca di chi fa informazione pubblica. Querelare giornalisti e scrittori significa infatti voler comprimere il loro diritto di manifestare il proprio pensiero. È quindi importante capire quando c’è diffamazione e quando diritto di cronaca.

La diffamazione scatta quando si lede gratuitamente la reputazione di una persona [2]. Non accade ciò quando invece si riporta una notizia che, per quanto possa screditare un soggetto, è veritiera e raccontata con oggettività.

La Corte di Cassazione [3] ha da tempo stabilito che il diritto di cronaca può essere esercitato anche quando ne derivi una lesione dell’altrui reputazione a condizione che:

  1. la notizia pubblicata sia vera (verità);
  2. esista un interesse pubblico alla conoscenza dei fatti (pertinenza);
  3. siano rispettati i limiti della forma civile dell’esposizione dei fatti e della loro valutazione, in modo che siano evitate gratuite aggressioni all’altrui reputazione (continenza).

La querela bavaglio è legale?

Sporgere querela è un diritto di ogni persona offesa. Con la querela bavaglio, però, si pone il problema del fine perseguito con tale segnalazione, che è quello di mettere a tacere chi rivela verità scomode. Si pone quindi il problema della legalità di una querela fatta con questo specifico scopo, soprattutto se essa è infondata.

Si pensi, ad esempio, al noto artista che querela un giornalista per aver pubblicato un articolo sulla fine del suo matrimonio, oppure al politico che fa altrettanto con riferimento, però, a un’inchiesta giornalistica su un caso di presunta corruzione.

Cosa succede se la querela bavaglio è infondata perché il soggetto denunciato non ha fatto altro che dire la verità ed esercitare, così, il proprio diritto di cronaca?

In linea di massima, una querela archiviata perché infondata non ha alcuna ripercussione sul querelante, nel senso che questi non può, a sua volta, essere controquerelato.

L’unica eccezione a quanto appena detto riguarda il caso in cui la querela sia stata sporta in totale malafede, sapendo che il querelato è del tutto innocente: in un’ipotesi del genere potrebbe infatti scattare la controdenuncia per calunnia.

Per la querela bavaglio, però, è davvero difficile potersi parlare di calunnia, la quale scatta solamente quando si prova con assoluta sicurezza che il denunciante avesse la certezza materiale dell’innocenza del querelato.

Si pensi a chi smarrisce un oggetto prezioso e, pur di non ammettere la sua colpa, sporge denuncia contro un amico accusandolo di averlo rubato.

Nel caso della querela bavaglio, invece, il querelante potrà sempre asserire di aver realmente creduto di essere stato diffamato, disinnescando così ogni possibilità di essere controdenunciato per calunnia.

È proprio per questo motivo, cioè per la difficoltà di poter replicare a una querela bavaglio infondata, che in Italia si parla di introdurre rimedi per ridurre questo tipo di segnalazioni.

Querela bavaglio: quando si devono pagare i danni?

Chi è bersaglio di una querela bavaglio può comunque ottenere giustizia; infatti, alla vittima di una querela infondata può essere riconosciuto il risarcimento dei danni, purché:

  • vi sia espressa richiesta avanzata dal querelato;
  • sia stata accertata la colpa grave del querelante.

Sussiste la colpa grave del querelante quando questi abbia denunciato l’imputato senza tener conto della possibilità che potesse essere completamente innocente. Si tratta dunque delle ipotesi di querela sporta “a cuor leggero”, senza mettere in conto le conseguenze del proprio gesto.

Al ricorrere di queste condizioni, la querela bavaglio infondata può condurre alla condanna del querelante al pagamento delle spese del procedimento e di quelle sostenute dall’imputato (le spese legali, in pratica), oltre che al risarcimento dei danni.

 
Pubblicato : 4 Marzo 2023 17:00