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Quanto posso versare in banca senza essere segnalato?

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(@angelo-greco)
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Limiti e leggi sui versamenti in contanti su conto corrente: ecco come e quando l’Agenzia delle Entrate fa i controlli in banca.

Non sono pochi gli italiani a chiedersi quanto si può versare in banca senza essere segnalati. Un quesito più che legittimo visto che, come chiarito più volte dalla Cassazione, i controlli sui versamenti di contanti che il fisco può effettuare riguardano tutte le categorie di contribuenti: quindi non solo gli imprenditori, i professionisti e i titolari di Partita Iva, ma anche i lavoratori dipendenti, i pensionati, gli studenti e i disoccupati.

Lo dimostrano le numerose cassette di sicurezza che, proprio presso le banche, vengono utilizzate come efficace strumento per nascondere i contanti e non doverli giustificare.

In sintesi le cose stanno così: i versamenti di contanti sono operazioni di per sé tracciabili poiché vengono registrati in un circuito interno alla banca. Queste operazioni vengono poi periodicamente comunicate, dalle banche, all’Agenzia delle Entrate attraverso un archivio chiamato “Anagrafe dei Rapporti Finanziari”. L’Agenzia delle Entrate poi effettua i controlli per verificare se le somme risultanti dall’Anagrafe sono state dichiarate o meno.

Ecco perché chi effettua versamenti di contanti sul conto deve preparare una difesa nel caso in cui il fisco gliene chieda conto (e può farlo entro i 6 anni successivi a quelli del versamento). A quel punto, il contribuente deve essere in grado di dimostrare:

  • o che il denaro è stato “denunciato” nella dichiarazione dei redditi e quindi è stato tassato;
  • o che il denaro costituisce reddite esente, ossia non tassabile (come la vendita di oggetti usanti, un risarcimento, una donazione di modico valore);
  • o che il denaro è stato già tassato prima della sua erogazione (ossia “alla fonte”), come nel caso delle vincite al gioco.

Tenuto conto di tutto questo vediamo qui di seguito quanto si può versare in contanti in banca senza essere segnalati, se esiste un limite ed eventualmente qual è.

Qual è il limite per il versamento dei contanti?

Non esiste un limite legale specifico di quanti contanti si possono versare sul proprio conto corrente. Tuttavia, ci sono considerazioni importanti da tenere a mente riguardo alla provenienza dei fondi.

L’Agenzia delle Entrate presume legalmente che i versamenti in contanti possano essere frutto di evasioni fiscali. Non è un abuso: è proprio la legge che glielo consente e, in particolare, l’articolo 32, comma 1, numeri 2 e 7, del dpr 600/73. In base a questa norma tutte le operazioni in entrata sul conto corrente (quindi sia i versamenti che i bonifici ricevuti) si presumono essere reddito tassabile, salvo prova contraria. Pertanto, o il contribuente paga le tasse su tali importi (indicandoli nella dichiarazione dei redditi) oppure dimostra che essi non erano da dichiarare in quanto esenti o già tassati.

Come si può difendere il contribuente da un accertamento

Il contribuente ha il diritto di dimostrare la legittimità delle somme versate, ad esempio attraverso documentazione scritta che attesti la provenienza lecita della somma e che la stessa non andava dichiarata. Ecco alcune tipiche giustificazioni che si possono dare:

  • si tratta di un risarcimento;
  • è la vincita a un gioco o una scommessa legale;
  • è la vendita di un oggetto usato;
  • è un prestito;
  • si tratta di una serie di donazioni ricevute in occasione di una ricorrenza.

Il problema però è che non basta affermare tutto ciò: bisogna anche provarlo. E la prova deve preferibilmente essere scritta e con data certa (ossia attestata da pubblico ufficiale). Di recente tuttavia la riforma del processo tributario ammette anche prove testimoniali purché scritte.

Quindi non è sufficiente affermare che i soldi provengano da risparmi personali.

A chi spetta la prova in caso di accertamenti fiscali?

In caso di accertamenti fiscali sui versamenti in contanti, spetta al contribuente l’onere di fornire prove dettagliate della legittimità dei fondi e quindi della sua regolarità fiscale.

La legge infatti pone una “presunzione” a favore dell’Agenzia delle entrate che non deve dimostrare nulla poiché già in automatico i versamenti si presumono – fino a prova contraria – redditi tassabili. Perciò, se non sono stati dichiarati, sono automaticamente considerati evasione.

Come vengono effettuati i controlli sui conti correnti?

L’Agenzia delle Entrate utilizza il Registro dei Rapporti Finanziari (anche chiamato Anagrafe dei conti correnti), un database che raccoglie informazioni dettagliate sui conti correnti dei cittadini, inclusi movimenti, saldi e rapporti bancari.

Le banche sono obbligate a comunicare all’Anagrafe dei conti correnti i dati relativi ai movimenti bancari, incluse le operazioni di piccolo importo.

Esiste un limite sotto il quale non si viene segnalati?

Tutti i versamenti di contanti finiscono nell’Anagrafe dei conti correnti. Dunque non esiste un importo limite sotto il quale non si viene segnalati. Il punto però è che l’Agenzia delle Entrate non farà mai accertamenti per importi modesti come poche decine di euro. È anche improbabile un accertamento di qualche centinaio di euro: non perché lo preveda la legge ma perché il nostro Fisco non ha le risorse – di mezzi e di uomini – sufficienti per passare al setaccio ogni contribuente anche per somme irrisorie.

Questo non toglie però che vi siano dei limiti ai versamenti. Ciascun contribuente è libero di versare quanto vuole sul conto. Purché fornisca le prove di cui abbiamo prima parlato. Attenzione però, perché non è possibile dire, ad esempio, che si è ricevuto molto denaro da un’unica persona. Esistono infatti dei limiti all’uso del contante che non si possono superare. Oggi questo limite è di 5.000 euro, sia che venga dato come corrispettivo di una vendita, che a titolo di donazione o di prestito.

La violazione di questo limite comporta sanzioni per entrambe le parti coinvolte nella transazione da 5.000 a 50.000 euro.

Sì, si può dividere un pagamento in una parte in contanti fino a 4.999,99 euro e il resto tramite mezzi tracciabili come bonifici o carte di pagamento. Per i pagamenti rateali, ogni rata deve rispettare il limite di 5.000 euro.

Cosa succede se non si può giustificare l’origine dei contanti versati?

Se non si riesce a dimostrare che i contanti versati sono stati già tassati, l’Agenzia delle Entrate può considerarli frutto di evasione fiscale e procedere con la tassazione e le sanzioni. Tuttavia, versamenti occasionali di importi limitati solitamente non destano sospetti e non dovrebbero generare accertamenti fiscali.

Come evitare controlli sui versamenti in banca?

Seppur legali, versamenti frequenti e ingenti in contanti possono attirare l’attenzione dell’Agenzia delle Entrate. Per evitare controlli, ecco alcuni consigli.

  • Evitare operazioni sospette: versamenti ingenti e regolari possono essere interpretati come segnali di attività illecite.
  • Documentazione adeguata: mantenere e conservare la documentazione che giustifica l’origine del denaro versato.
  • Conservazione dei documenti: tenere i documenti attestanti la provenienza lecita dei fondi per almeno cinque anni. Ogni documento deve avere una data certa ossia attestata da un notaio o tramite altro sistema (ad esempio una marca temporale, una raccomandata a sé stessi, una Pec, ecc.). Questo serve ad evitare che si possa retrodatare un documento di comodo.
  • Preferire i metodi tracciabili: per importi elevati, è consigliabile utilizzare bonifici o pagamenti con carta di credito o debito.
 
Pubblicato : 21 Dicembre 2023 07:00