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Quanto costa la successione tra padre e figlio?

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(@paolo-remer)
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Quali sono le spese da affrontare quando si diventa eredi del proprio genitore defunto: dall’imposta di successione all’onorario del notaio o del professionista incaricato di presentare la dichiarazione.

Tuo padre è deceduto e ha lasciato a te ed ai tuoi fratelli i suoi beni mobili ed immobili: il conto in banca e il rapporto titoli collegato, i depositi postali, la casa in città e quella delle vacanze. Ora che siete diventati eredi, vi domandate: quanto costa la successione tra padre e figlio?

La buona notizia è che le attuali soglie di esenzione dall’imposta di successione sono piuttosto elevate quando si tratta di parenti in linea retta: quindi nella maggior parte dei casi, se il patrimonio ereditato è contenuto, non ci sono tasse da pagare. La cattiva notizia è che la pratica di successione ereditaria ha comunque un costo, e la dichiarazione di successione va presentata anche tra padre e figlio, se vengono trasferiti beni immobili. Quindi occorre rivolgersi a un notaio, o ad un altro professionista incaricato di presentare la dichiarazione, e pagargli l’onorario concordato.

Dichiarazione di successione: termini e costi

La dichiarazione di successione va presentata all’Agenzia delle Entrate entro 12 mesi dalla data di apertura della successione, che normalmente coincide con il giorno di morte della persona di cui si è diventati eredi. La pratica è interamente telematica ed il software da utilizzare non è alla portata di tutti; pertanto è bene rivolgersi ad un professionista abilitato (commercialista, avvocato, notaio, architetto, ingegnere, geometra, centro di assistenza fiscale o patronato).

Tra i costi della dichiarazione di successione c’è da considerare, innanzitutto, l’onorario del professionista, o della struttura di assistenza, cui ci si rivolge, e poi anche le imposte ipotecarie, catastali e di bollo se tra i beni trasferiti figurano immobili (fabbricati e terreni) che devono essere volturati in Catasto e nei pubblici registri immobiliari in favore dei nuovi eredi che divengono proprietari. Le imposte ipotecarie e catastali prevedono, rispettivamente, un’aliquota del 2% e dell’1% sul valore dei beni immobili ereditati e dichiarati, ma se si tratta di abitazione principale l’importo è fisso e scende a 200 euro per ogni imposta.

Prima ancora della dichiarazione di successione, il notaio potrebbe essere chiamato a redigere l’atto di accettazione dell’eredità, nel caso in cui gli eredi vogliano compiere tale formalità in maniera esplicita, anziché immettersi tacitamente nel possesso dei beni ereditari; in tali casi l’onorario del notaio comprenderà anche il compenso per questa attività.

Dichiarazione di successione: chi deve presentarla

 La presentazione della dichiarazione di successione non è obbligatoria da parte degli eredi e dei legatari se si verificano, congiuntamente, queste tre condizioni:

  • il valore dei beni compresi nell’attivo ereditario non supera i 100mila euro;
  • l’eredità non comprende beni immobili o diritti reali su tali beni, come l’usufrutto, l’uso e l’abitazione;
  • gli eredi sono il coniuge e/o i parenti in linea retta del defunto (genitori e figli, nonni e nipoti).

Se manca uno soltanto dei requisiti sopra descritti – ad esempio, se un figlio riceve in eredità da un genitore defunto un bene immobile – la dichiarazione di successione deve essere presentata.

Imposta di successione: le soglie di esenzione

L’obbligo di presentare la dichiarazione di successione non comporta anche la necessità di dover versare l’imposta di successione, perché esistono delle esenzioni, che dipendono dal grado di parentela, dal valore dei beni ricevuti in eredità e dalla loro natura.

Ecco le soglie di esenzione previste per i parenti stretti:

  • i trasferimenti in favore del coniuge e dei parenti in linea retta – quindi tra genitori e figli, o anche tra nonni e nipoti – sono esenti da imposta di successione fino al valore di un milione di euro; oltre tale soglia, l’aliquota è del 4% sull’eccedenza;
  • ai trasferimenti in favore di fratelli e sorelle si applica l’imposta di successione se il valore supera a 100mila euro; l’aliquota è del 6% sull’eccedenza;
  • se l’eredità o parte di essa è devoluta in favore di altri parenti fino al quarto grado, o degli affini in linea collaterale fino al terzo grado, non ci sono esenzioni e si applica l’aliquota del 6% sul valore dei beni ereditati;
  • tutti gli altri soggetti (quindi i parenti più lontani e gli estranei) pagano l’imposta di successione nella misura dell’8% sul valore complessivo netto dei beni ereditari trasferiti a ciascuno;
  • i trasferimenti effettuati nei confronti di portatori di handicap grave, riconosciuto ai sensi della legge n. 104/1992, beneficiano di una ulteriore franchigia di 1,5 milioni di euro.

Infine bisogna ricordare che alcuni beni sono esenti dall’imposta di successione, quindi il loro valore non rientra nel computo: si tratta dei titoli di Stato italiani (come il Btp Italia) o di altri paesi dell’Unione Europea, delle aziende e delle quote di controllo in società di capitali, se i figli, o il coniuge del defunto, proseguono l’attività per almeno 5 anni, del Tfr e delle prestazioni erogate da un fondo di previdenza complementare e delle polizze vita. La semplice chiusura del conto corrente del morto senza successione non comporta spese.

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Pubblicato : 11 Dicembre 2022 18:26