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Quanti tipi di reati ci sono?

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(@mariano-acquaviva)
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Delitti e contravvenzioni: cosa sono e come si riconoscono? Qual è la differenza tra reclusione e arresto, tra multa e ammenda? 

Chi commette un crimine rischia di essere processato e, in caso di condanna, di dover scontare la pena in carcere. Per la legge, però, non tutti i reati sono uguali: ce ne sono alcuni molto gravi (si pensi all’omicidio, alla rapina, all’estorsione, ecc.) e altri, invece, decisamente più lievi: è il caso, ad esempio, di chi disturba i vicini con la musica ad alto volume. Questa semplice riflessione è lo spunto per rispondere al seguente quesito: quanti tipi di reati ci sono?

Come vedremo, la legge fa una classificazione precisa dei reati, stabilendo quali sono i più gravi e punendoli con sanzioni più severe. La conseguenza è che, per chi commette crimini di poco conto, sarà davvero difficile finire in carcere. A ciò deve aggiungersi poi un altro aspetto: i reati devoluti alla competenza del giudice di pace non possono mai essere sanzionati con la reclusione. Ne deriva un ulteriore depotenziamento degli illeciti penali. Ma non anticipiamo troppo e procediamo con ordine. Se l’argomento t’interessa, prosegui nella lettura: vedremo insieme quanti tipi di reati ci sono.

Reati: quanti tipi?

Secondo la legge [1], i reati si dividono in delitti e contravvenzioni: i delitti sono i reati più gravi, puniti con maggiore severità, mentre le contravvenzioni costituiscono illeciti penali di minor allarme sociale.

Delitti e contravvenzioni: come sono puniti?

Secondo il Codice penale [2], le pene stabilite per i delitti sono:

  • l’ergastolo;
  • la reclusione;
  • la multa.

L’ergastolo è la pena detentiva perpetua, mentre la reclusione è la pena detentiva che va da 15 giorni a 24 anni. La multa, invece, è una pena pecuniaria e consiste nel pagamento di una somma che può andare da 50 euro fino a un massimo di 50mila.

Le pene stabilite per le contravvenzioni sono:

  • l’arresto;
  • l’ammenda.

L’arresto è una pena detentiva che può andare da 5 giorni a 3 anni, mentre l’ammenda è una pena pecuniaria che consiste nel pagamento, a favore dello Stato, di una somma non inferiore a 20 euro né superiore a 10mila.

Delitti e contravvenzioni: differenze

La principale differenza tra delitti e contravvenzioni sta nella gravità delle condotte che puniscono: mentre i delitti costituiscono reati gravi (come l’omicidio, il furto, la rapina, il peculato, ecc.), le contravvenzioni sono illeciti decisamente meno allarmanti, come ad esempio il disturbo della quiete pubblica, il rifiuto di fornire le generalità a un pubblico ufficiale, le molestie, ecc.

La differenza è che, mentre per i delitti c’è il rischio concreto di finire in carcere, visto che le pene possono essere molto alte (è previsto perfino l’ergastolo), chi commette una semplice contravvenzione difficilmente finirà per scontare la pena dietro le sbarre, considerato che l’arresto, che è la pena detentiva per le contravvenzioni, non può mai superare i 3 anni.

Ci sono poi altri due importanti aspetti da considerare:

  • i delitti, normalmente, sono puniti a titolo di dolo, mentre le contravvenzioni sono punite indifferentemente a titolo di dolo o di colpa. E così, mentre non potrà essere condannato per furto (che è un delitto) chi si appropria di un bene altrui senza volerlo (è il caso di chi, all’uscita da un locale, prende per sbaglio l’ombrello di un altro), potrà invece essere condannato per disturbo della quiete (contravvenzione) chi, avendo dimenticato acceso lo stereo ad alto volume, dia fastidio a tutto il vicinato pur non avendolo fatto apposta;
  • al contrario dei delitti, che possono essere procedibili anche solo a querela di parte, le contravvenzioni sono sempre procedibili d’ufficio, nel senso che chiunque può farne denuncia alla polizia.

Delitti e contravvenzioni: come riconoscerle?

Per distinguere un delitto da una contravvenzione non resta che vedere qual è la pena che la legge prevede: se il fatto è punito con la multa o con la reclusione, si tratterà di un delitto; al contrario, se la condotta è sanzionata con l’ammenda o con l’arresto, allora si sarà in presenza di una contravvenzione.

Delitti: si va sempre in carcere?

Abbiamo detto che i delitti sono reati più gravi rispetto alle contravvenzioni e che, pertanto, il rischio di dover scontare la pena in carcere è più alta. Ciò è perfettamente vero, ma bisogna considerare alcuni aspetti che, in effetti, allontanano il rischio di finire in gattabuia nonostante una condanna per delitto.

Innanzitutto, va detto che non tutti i delitti sono puniti alla stessa maniera: anche all’interno di questa categoria di reati, infatti, ci sono condotte più gravi e condotte decisamente meno gravi.

Ad esempio, mentre l’omicidio è punito con la reclusione non inferiore a 21 anni, la minaccia è punita con la sola multa fino a 1032 euro. È dunque chiaro che una cosa è un delitto grave, per il quale si può finire in carcere, altra cosa è un delitto decisamente meno “importante”.

Inoltre, è il giudice a dover stabilire quale pena attribuire al colpevole, scegliendo all’interno dell’intervallo stabilito dalla legge. Ad esempio, la truffa è punita con la reclusione da sei mesi a tre anni; il giudice, in base alle circostanze concrete, potrà scegliere la pena minima (sei mesi) se il fatto è decisamente lieve, oppure una maggiore (comunque non oltre i tre anni) nelle ipotesi più gravi.

Concludendo, se si tiene conto che i giudici tendono a preferire la pena minima, che spesso vengono riconosciute le attenuanti generiche (che concedono uno sconto di pena fino a un terzo), che fino a 2 anni di reclusione la legge riconosce la sospensione condizionale, mentre per le pene fino a 4 anni il condannato può chiedere l’accesso all’affidamento in prova, allora si capirà come, anche per i delitti, finire in carcere al primo reato commesso sia davvero difficile.

Infine, va considerato che molti delitti sono attribuiti alla competenza del giudice di pace il quale, per legge, non può condannare al carcere, ma solo alla multa oppure alle seguenti pene:

  • permanenza domiciliare, consistente nell’obbligo di trascorrere il sabato e la domenica presso la propria abitazione;
  • il lavoro di pubblica utilità, consistente nel prestare un’attività lavorativa non retribuita in favore della collettività, per un massimo di sei ore settimanali, compatibilmente con esigenze di studio o di lavoro.

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Pubblicato : 11 Novembre 2022 07:00