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Quando una molestia diventa stalking?

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(@angelo-greco)
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La Corte di Cassazione delinea quando un comportamento può essere considerato stalking: deve sussistere un effettivo stato d’ansia grave.

Quando si può dire che un comportamento è davvero persecutorio? Qual è il confine tra un semplice fastidio e il reato di stalking? Queste domande sono al centro di una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 39675 del 2023.

L’argomento riguarda non solo chi subisce tali comportamenti, ma anche chi viene accusato ingiustamente per un eccesso di “sensibilità” della vittima o perché questa ha esagerato nella narrazione dei fatti. Vediamo in dettaglio quando la molestia diventa stalking, cosa ci dice la legge e cosa ha stabilito la Corte.

Cos’è esattamente lo stalking?

L’articolo 612-bis del codice penale disciplina i cosiddetti atti persecutori, comunemente chiamati stalking. La norma definisce come stalking una condotta reiterata, purché minacciosa o molesta, che causi alla vittima uno di questi tre eventi (tra loro alternativi):

  • un perdurante e grave stato di ansia o di paura;
  • un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva;
  • una alterazione delle proprie abitudini di vita.

Ora, se l’alterazione delle abitudini è un fatto oggettivo che può ben essere dimostrato (si pensi a chi sia costretto a cambiare numero di telefono o a farsi accompagnare da un amico nel tragitto di rientro dal lavoro), i primi due eventi invece concernono la sfera soggettiva e sono quindi difficilmente visibili all’esterno (almeno quando non si traducano in una vera e propria condizione patologica clinicamente accertabile).

Di qui il problema di tracciare la linea di demarcazione tra lo stalking e le semplici condotte moleste che, tutt’al più, possono infastidire ma non anche generare un vero e proprio disagio psicologico.

Quando un comportamento è solo un “disagio” o “fastidio”?

La Corte di Cassazione ha chiarito che la prova dello stalking, con riferimento al grave e perdurante stato di ansia o di paura cagionato alla vittima, deve essere ancorata “ad elementi sintomatici di tale turbamento psicologico ricavabili dalle dichiarazioni della stessa vittima del reato, dai suoi comportamenti conseguenti alla condotta posta in essere dall’agente”.

La semplice querela quindi non è sufficiente se le affermazioni in essa contenuta non trovano conferma nel contesto in cui le stesse si inseriscono.

Comportamenti che causano “disagio” o “fastidio” non sono sufficienti per configurare il reato di stalking. Bisogna che vi sia un “specifico stato d’ansia grave“. E questo non può fondarsi solo sulla particolare “sensibilità” della vittima: bisogna cioè prescindere da elementi soggettivi, salvo che non traggano origine da un effettivo stato di debolezza (si pensi a una persona anziana che, al contrario di un’altra, abbia motivo di preoccuparsi maggiormente perché indifesa e sola).

Supponiamo che un vicino suoni spesso il campanello senza motivo: può essere fastidioso, ma senza una reale e grave ansia o paura, non si tratta di stalking.

Se, invece, dopo ripetute telefonate notturne da un numero sconosciuto, una persona decide di cambiare numero o di consultare uno psicologo per l’ansia, questi sono indizi del turbamento causato.

La reciprocità dei comportamenti influisce sul giudizio?

Anche se entrambe le parti hanno comportamenti molesti l’una nei confronti dell’altra, ciò non esclude la possibilità di un reato di stalking. Tuttavia, in questi casi, il giudice deve fornire una motivazione accurata sulla presenza del danno, come l’ansia o il timore della vittima.

Allo stesso modo, il fatto che la vittima abbia “messaggiato” con il suo aggressore o risposto al telefono non sono elementi per escludere lo stalking: questa potrebbe aver tentato un approccio soft per farlo desistere dalle condotte oppressive.

Conclusione

La distinzione tra molestie e stalking è delicata ma fondamentale. La Corte di Cassazione ci ricorda l’importanza di considerare l’effetto psicologico sulla vittima e di basarsi su prove concrete. La comprensione di questi concetti aiuta nella prevenzione, nel riconoscimento e nella tutela legale delle persone coinvolte.

 
Pubblicato : 2 Ottobre 2023 08:15