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Quando un testamento ha valore legale?

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(@carlos-arija-garcia)
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I requisiti necessari affinché il documento redatto e sottoscritto dal testatore produca i suoi effetti. Che succede con la quota di legittima.

Il testamento è l’atto con cui si dispone dei propri beni per il tempo successivo alla propria morte. Tali disposizioni possono riguardare l’intero patrimonio o una sua quota, con o senza precisa specificazione. La domanda che spesso si fanno gli eredi è quando un testamento ha valore legale, soprattutto nel momento in cui si trovano a ricevere ciò che non si aspettavano (o a non avere ciò che volevano).

La validità di un testamento riguarda la possibilità che possa produrre in maniera concreta i risultati voluti dal testatore. Ci sono, comunque, dei requisiti per riconoscere il suo valore legale. Ad esempio, quello olografo, cioè il più comune, richiede:

  • l’autografia: il documento deve essere redatto integralmente dal testatore di proprio pugno. È infatti importante garantire che le disposizioni siano riferibili alla volontà del testatore stesso;
  • la data: serve ad accertare la capacità del testatore nel momento in cui viene redatto il documento. Deve indicare il giorno, il mese e l’anno, e può essere apposto in qualsiasi parte del testamento;
  • la sottoscrizione: la firma del testatore è una condizione necessaria per poter individuare il sottoscrittore. La legge prevede che venga posta alla fine delle disposizioni.

La mancanza o l‘incompletezza di uno solo di questi requisiti rende un testamento non valido e, quindi, impugnabile da chiunque ne abbia interesse, promuovendo un giudizio in tribunale e citando gli eredi. Ad esempio, un testamento non ha valore legale se:

  • manca la firma del testatore: in questo caso, il testamento è nullo e può essere impugnato in qualsiasi momento, senza limiti di tempo;
  • ci sono difetti di forma (la data è incompleta, la firma non viene apposta alla fine delle disposizioni, ecc.). Contrariamente al testamento nullo, in questo caso l’impugnazione può avvenire solo entro il termine di cinque anni dal giorno in cui è stata data attuazione alle disposizioni testamentarie.

Il testamento produce i suoi effetti solamente dopo la morte del testatore. Pertanto, può essere revocato o modificato dal testatore fino al suo ultimo istante di vita. Nello specifico, egli può:

  • revocare il precedente testamento senza scriverne uno nuovo. Il testatore può dunque revocare un testamento olografo in attesa di prendere decisioni da formalizzare sul successivo;
  • modificare il precedente testamento con uno completamente nuovo, o con un documento che ne vada a modificare solamente parte delle disposizioni previgenti. In questo caso il testatore può limitarsi anche a scrivere un nuovo documento in cui indicare le nuove volontà, oppure una integrazione a quello vecchio.

I tipi di testamento con valore legale

I principali tipi di testamento con valore legale sono:

  • il testamento pubblico, cioè quello ricevuto dal notaio davanti a due testimoni. Diventa, così, un atto pubblico e, pertanto, fa piena prova fino a querela di falso della sua provenienza e di quanto il notaio certifica di essere stato fatto o detto in sua presenza;
  • il testamento olografo, scritto per intero, datato e sottoscritto di proprio pugno dal testatore;
  • il testamento segreto, scritto dal testatore e da questi consegnato ad un notaio affinché lo custodisca sigillato in busta chiusa fino al decesso del testatore. Il documento deve essere consegnato alla presenza di due testimoni dichiarando che quel documento è il testamento. Se il testatore è sordomuto o muto, deve scrivere tale dichiarazione in presenza dei testimoni sostenendo per iscritto di aver letto il testamento, se questo è stato scritto da altri.

I limiti alla libertà testamentaria

Si può pensare che chiunque possa decidere la fine che farà il suo patrimonio dopo la sua morte. In linea di massima è così ma ci possono essere dei limiti da rispettare affinché un testamento abbia valore legale.

Sono, ad esempio, vietati i patti o gli atti unilaterali che riguardano i beni di una successione non ancora aperta, con l’eccezione del patto di famiglia. Ad esempio, non sono consentiti:

  • i patti rinunciativi, cioè quelli che portano un soggetto a rinunciare all’eredità di chi non è ancora deceduto;
  • i patti dispositivi, che consentirebbero ad un soggetto di cedere o di promettere di cedere ad un’altra persona i beni che dovrebbe ricevere in eredità dal defunto;
  • i patti confermativi con cui un soggetto si accorda con un altro per lasciargli la propria eredità.

Sono anche vietati dalla legge i testamenti:

  • congiunti, cioè che contengono in un unico atto le volontà di due o più persone;
  • reciproci, ossia quelli in cui due persone dispongono in uno stesso atto l’una a favore dell’altra.

Un testamento ha valore legale, invece, se dispone a favore di un’altra persona in un singolo atto e questa fa altrettanto in un documento separato.

Un testamento può essere impugnato se non rispetta la quota minima che deve essere disposta a favore dei cosiddetti eredi legittimari. Il testatore può disporre del resto del patrimonio che non rientra nella quota di legittima.

Nel hanno diritto:

  • il coniuge o la parte dell’unione civile (non il convivente di fatto);
  • i figli e i loro discendenti;
  • in assenza di questi ultimi, i genitori.

Se il testamento non rispetta questa quota, è comunque valido finché non viene impugnato da uno o più eredi legittimari.

 
Pubblicato : 10 Aprile 2023 06:45