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Quando un contenuto è diffamatorio?

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(@mariano-acquaviva)
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Un giudizio negativo oppure il racconto di un fatto di cronaca costituiscono diffamazione? Quando scatta il reato? Cosa si intende per reputazione?

Offendere qualcuno può essere reato, se ciò accade in presenza di altre persone e in assenza della vittima. È questo il succo del delitto di diffamazione. Perché si possa essere incriminati occorre però che l’offesa sia concretamente idonea a ledere la reputazione della vittima. È in questo contesto che si pone il seguente quesito: quando un contenuto è diffamatorio? Scopriamolo subito.

Cos’è la diffamazione?

La diffamazione è un reato che punisce chi offende la reputazione di una persona quando questa è assente e, pertanto, incapace di difendersi dagli attacchi che riceve.

Perché scatti il reato occorre che almeno altre due persone (diverse dall’autore e dalla vittima) possano percepire i commenti ingiuriosi, ascoltandoli o anche solo leggendoli (ad esempio, attraverso email, chat o social).

Com’è punita la diffamazione?

La pena prevista per la diffamazione è diversa a seconda della gravità della condotta:

  • la pena base è la reclusione fino a un anno o la multa fino a 1.032 euro;
  • se l’offesa consiste nell’attribuzione di un fatto determinato, la pena è della reclusione fino a due anni, ovvero della multa fino a 2.065 euro. È il caso di chi mette in giro la voce che il proprio vicino di casa ha commesso un furto;
  • se l’offesa avviene a mezzo stampa o con qualsiasi altro strumento di pubblicità (inclusi social network), la pena è della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore a 516 euro [1].

La querela per diffamazione

La diffamazione è un reato procedibile a querela di parte, nel senso che, per essere punito, occorre che la vittima sporga denuncia entro tre mesi da quando ha avuto percezione dell’offesa.

La querela per diffamazione può essere ritirata in ogni momento, purché non sia intervenuta nel frattempo una sentenza irrevocabile di condanna.

La rimessione può essere anche tacita: è ciò che avviene, ad esempio, quando la persona offesa, pur essendo stata regolarmente chiamata in giudizio per rendere testimonianza, risulti assente ingiustificata.

Quando un contenuto è di tipo diffamatorio?

Un contenuto è diffamatorio quando è idoneo a ledere la reputazione di una persona.

Per reputazione si intende la considerazione che la vittima ha all’interno del contesto sociale in cui vive: in famiglia, sul lavoro, ecc. Chi diffama, quindi, vuole minare la stima che gli altri hanno della vittima.

Chiarito ciò, la domanda a cui rispondere diventa la seguente: quando un contenuto è diffamatorio perché offende la reputazione di una persona?

Va innanzitutto detto che c’è diffamazione anche quando si racconta la verità, con l’intento però di screditare qualcuno. È il caso di chi riporta un reale fatto di cronaca (spaccio di droga, maltrattamenti, ecc.) con lo scopo di infangare l’immagine di chi ne è stato protagonista.

Marco racconta a tutti i suoi amici che il vicino di casa è stato arrestato perché trovato in possesso di sostanze stupefacenti, approfittando dell’episodio per poterlo descrivere come un delinquente.

I condòmini di un edificio si ritrovano per poter spettegolare dell’inquilina dell’ultimo piano che è stata vista entrare in casa con un uomo diverso dal marito.

Il contenuto è diffamatorio anche se non consiste in espressioni ingiuriose: non occorre quindi ricorrere alle classiche parolacce per poter commettere reato.

Il contenuto diffamatorio può essere espresso in molteplici modi: a voce, per iscritto, tramite gesti o semplici allusioni, con foto, immagini o disegni.

Anche i mezzi possono essere i più disparati: in chat, sul proprio profilo social, via email, su un blog, tramite una lettera o anche per mezzo del classico passaparola.

Insomma: in qualsiasi modo sia lesa la reputazione di una persona, sussistono gli estremi perché si integri il delitto di diffamazione.

Quando non c’è diffamazione ma diritto di cronaca o di critica?

Non c’è diffamazione se il giudizio espresso, per quanto sgradevole, rientra nel proprio diritto di critica.

Non commettono reato, pertanto, coloro che recensiscono un’opera (film, libro, ecc.) o un servizio (connessione internet, portate al ristorante, ecc.), purché non si trascenda nell’offesa personale.

È quindi lecito esprimere il proprio giudizio negativo, ad esempio sul pernottamento in albergo, sull’assistenza legale offerta da un avvocato, su un film, ecc.

Ciò che conta è che il giudizio non sia un pretesto per attaccare la persona, ad esempio l’autore dell’opera oggetto di recensione.

Ugualmente, non può parlarsi di contenuto diffamatorio se ci si limita a riportare un fatto di cronaca senza avere intenzione di offenderne il protagonista.

E così, non c’è reato se si riferisce agli amici che il proprio vicino è stato arrestato, se l’intento è solo quello di riportare un avvenimento e se il linguaggio è misurato e pertinente all’evento raccontato.

 
Pubblicato : 3 Settembre 2023 08:15