Quando si può fare una controdenuncia?
Quando c’è calunnia e in quali casi si può denunciare? Per sporgere una controquerela conviene attendere la fine del processo?
Come un fulmine a ciel sereno, i carabinieri si presentano a casa per notificarti un avviso di garanzia. Scopri così di essere stato denunciato e di essere indagato per un crimine che ritieni di non aver mai commesso. Davanti a questa notizia, la tua prima reazione è di denunciare a tua volta chi ti ha segnalato alle autorità. Con questo articolo parleremo proprio di ciò. Quando si può fare una controdenuncia?
Prima di correre dalla polizia o dai carabinieri per sporgere una controquerela, devi sapere che questa mossa ha senso solamente se può integrarsi il reato di calunnia, cioè se colui che ti ha denunciato lo ha fatto in malafede, con la consapevolezza di segnalare alle autorità un innocente. Se così non fosse, sporgere a propria volta una querela sarebbe inutile. Quando si può fare una controdenuncia? Scopriamolo insieme.
Controdenuncia: cos’è?
Diciamo subito che la legge non prevede la “controdenuncia”, nel senso che non esiste alcuna norma che ne fornisca una definizione.
Nella prassi, per controdenuncia si intende la denuncia sporta da chi è stato a sua volta denunciato per primo. Insomma: si tratta di una specie di “controffensiva” nei confronti di chi ha fatto la prima segnalazione alle autorità.
Controdenuncia: a cosa serve?
La controdenuncia serve a denunciare per calunnia chi ha fatto la prima segnalazione, supponendo che questi abbia agito in malafede.
Ad esempio, se ti arriva un avviso di garanzia in cui si dice che sei indagato per rissa mentre, in realtà, hai solamente assistito a una zuffa tra altre persone, potresti controdenunciare per calunnia chi ti ha ingiustamente querelato. Ma vediamo meglio quando conviene fare questa mossa.
Calunnia: quando c’è reato?
Abbiamo appena detto che la controdenuncia serve per segnalare una calunnia. Ma quand’è che si integra questo reato?
Secondo la legge [1], la calunnia scatta quando si denuncia una persona che si sa essere innocente. In altri termini, la calunnia è il reato che punisce chi accusa una persona completamente estranea ai fatti, sapendo dell’innocenza di quest’ultima.
Ad esempio, se il vicino di casa ti denuncia per furto sapendo benissimo che tu non c’entri nulla, allora commetterà il reato di calunnia.
Al contrario, se il vicino ti denuncia perché sospetta davvero che tu possa aver fatto qualcosa, allora non c’è calunnia, anche se si scopre che sei completamente innocente.
La calunnia, quindi, scatta solamente se c’è la malafede del denunciante, cioè se questi sa perfettamente che la persona segnalata alle autorità è innocente.
Controdenuncia: quando si può fare?
È quindi chiaro che una controdenuncia ha senso solamente se si è vittima di una calunnia. In tutti gli altri casi, la controdenuncia non servirà a nulla in quanto verrebbe archiviata.
Ad esempio, se qualcuno ti ha denunciato perché ti ha visto entrare in casa del vicino in sua assenza, non sapendo però che il vicino stesso ti aveva lasciato le chiavi per poter entrare quando lo volessi, la controdenuncia sarebbe inutile perché, per quanto tu sia innocente, chi ti ha visto fare ingresso in casa di altri poteva ragionevolmente pensare che tu stessi commettendo una violazione di domicilio.
Al contrario, se sei stato denunciato per lesioni personali dalla tua ex moglie pur non avendo mai alzato un dito contro di lei, allora puoi sporgere controdenuncia per calunnia, in quanto si tratta di una menzogna bella e buona.
La controdenuncia per calunnia sia può fare solo in caso di dolo, cioè di malafede di chi ha sporto la prima denuncia.
Controdenuncia: si deve fare subito?
In quale momento bisogna sporgere controdenuncia? Occorre attendere la propria sentenza di assoluzione oppure si può agire subito, non appena si è avuta notizia di essere stati calunniati?
In effetti, il primo impulso sarebbe quello di recarsi immediatamente dai carabinieri una volta appresa la notizia della propria denuncia.
Questa reazione, per quanto istintiva, non è però sempre quella giusta. Innanzitutto, sarebbe opportuno prendere visione della querela che è stata sporta contro di noi per capire cosa è stato detto nei nostri riguardi.
Non è detto, infatti, che la presunta vittima ci abbia espressamente accusati, potendo l’accusa anche essere il frutto di una disattenzione o di una superficialità delle forze dell’ordine.
Pertanto, una volta informati della denuncia sporta nei nostri confronti, bisognerebbe andare in Procura e chiedere di prendere visione degli atti di indagine. Ciò è possibile solamente quando verrà notificato l’avviso di conclusione delle indagini, non prima. Dopodiché, magari con l’assistenza di un avvocato, si potrà pensare di sporgere una controdenuncia.
La soluzione ideale, però, sarebbe di controquerelare per calunnia solamente quando l’autorità giudiziaria abbia provato la falsità della denuncia e che quest’ultima sia stata sporta con la volontà precisa di accusare un innocente che si sapeva essere tale.
Quest’ultima soluzione ha il vantaggio di rendere più semplice il lavoro delle autorità, le quali potranno partire già dal dato incontrovertibile della sentenza che ha riconosciuto la calunnia.
Lo svantaggio, però, è che il reato di calunnia si prescrive dopo sei anni (aumentati fino a sette e mezzo, nel caso di interruzioni dovute ad atti processuali). La conseguenza è che, se il processo innescato con la falsa denuncia dovesse terminare dopo molto tempo, nel frattempo la calunnia sarà andata prescritta.
In pratica, la controdenuncia per calunnia può essere sporta:
- subito dopo aver avuto conoscenza del fatto di essere stati denunciati, o comunque dopo aver preso visione della denuncia stessa;
- dopo il processo, quando il giudice ha stabilito che si tratta a tutti gli effetti di una calunnia.
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