Quando si prescrivono i crediti da lavoro dipendente?
Da quando inizia a decorrere la prescrizione per retribuzioni, Tfr, indennità, bonus, straordinari e differenze tra lavoratore privato e pubblico dipendente.
Nel momento in cui il dipendente matura dei crediti nei confronti del proprio datore di lavoro (differenze retributive, stipendi non pagati, indennità, straordinari, premi e bonus di varia natura) si pone sempre il problema della prescrizione ossia dei termini entro cui tale credito può essere fatto valere in tribunale. Difatti non capita di rado che, nei rapporti di durata pluriennale, un lavoratore scopra solo dopo molto tempo di aver diritto a determinati trattamenti economici e di non averli mai pretesi in precedenza. Ecco che è bene saperequando si prescrivono i crediti da lavoro dipendente e – questione non meno importante – da quando inizia a decorrere la prescrizione (ossia qual è il giorno a partire dal quale bisogna iniziare a conteggiare il decorso del termine).
In questo breve e pratico articolo ci occuperemo di definire quali sono i diritti del lavoratore, privato e pubblico, nei confronti del proprio datore di lavoro (sia esso un’azienda o una pubblica amministrazione). Vedremo quindi quali sono i termini di prescrizione di stipendi, indennità, Tfr e emolumenti vari che, di norma, compongono la famosa busta paga.
Per farlo ci atterremo a due importantissime sentenze della Cassazione che hanno definito una questione di estrema importanza nel mondo del lavoro: da quando decorre il termine di prescrizione. E, come avremo modo di vedere, la risposta è diversa a seconda che si tratti di dipendente del comparto privato o di un pubblico dipendente. Ma procediamo con ordine.
Cos’è la prescrizione?
Senza volerci dilungare troppo su un concetto ormai noto, la prescrizione è il termine entro cui un diritto può essere fatto valere dinanzi al giudice. Decorso infatti tale termine, il credito non può più essere azionato in tribunale, sicché il creditore perde ogni possibilità di chiedere il pagamento delle somme che gli sono dovute dal debitore.
Nell’ambito dei rapporti di lavoro, la prescrizione si risolve dunque in un concetto molto semplice e banale: è il termine massimo per fare causa al datore di lavoro e quindi per rivolgersi al tribunale e ottenere tutela.
Quando un rapporto di lavoro è particolarmente lungo, la possibilità di esigere gli arretrati per le annualità passate deve quindi fare sempre i conti con la prescrizione. Ma, come vedremo a breve, questo problema si pone in misura diversa a seconda che si tratti di dipendente pubblico o privato.
Quali sono i crediti che cadono in prescrizione?
Tutti i diritti, in generale, cadono in prescrizione. Ecco alcuni esempi:
- stipendi non pagati;
- differenze retributive tra quanto ricevuto e quanto previsto dal CCNL;
- indennità, bonus e premi;
- compenso per festività non goduta cadente di domenica;
- compensi relativi a ferie, permessi e mensilità aggiuntive (ovvero la tredicesima e la quattordicesima);
- TFR, ossia il trattamento di fine rapporto;
- aumenti tabellari a seguito di rinnovi del CCNL;
- compenso dovuto a fronte del patto di non concorrenza;
- risarcimento del danno per infortuni o per licenziamento illegittimo.
Qual è la prescrizione dei crediti del lavoratore dipendente?
In linea generale, i crediti di un lavoratore dipendente si prescrivono in 5 anni. Dopo tale termine, quindi, non è più possibile ottenere tutela dal giudice e quindi una condanna del datore di lavoro. Il dipendente dovrà pertanto rinunciare alle proprie pretese economiche.
Tuttavia la prescrizione è di 10 anni solo per quanto riguarda:
- risarcimenti del danno: ad esempio per licenziamento illegittimo, per mancata fruizione di ferie o del riposo settimanale, per infortunio sul lavoro;
- crediti da mancato pagamento dei contributi previdenziali. La prescrizione decorre dal momento in cui sarebbe maturato il diritto del lavoratore alla prestazione previdenziale se i relativi obblighi fossero stati compiutamente adempiuti (Cass. sez. un. 18 dicembre 1979 n. 6568; Cass. 25 novembre 2009 n. 24768).
Da quando decorre la prescrizione?
La prescrizione decorre:
- per i crediti di lavoro nel settore privato: dalla cessazione del rapporto di lavoro;
- per i crediti di lavoro nel settore pubblico: dal momento in cui il pagamento doveva essere eseguito (quindi anche in costanza del rapporto di lavoro).
Cerchiamo di chiarire meglio questi due concetti.
Prescrizione dei crediti per i lavoratori privati
La Cassazione (sent. n. 26246/20229 ha detto che, nell’ambito dei rapporti di lavoro con soggetti privati, il termine di prescrizione di 5 anni inizia a decorrere solo da quando il rapporto di lavoro è terminato (sia che ciò avvenga a seguito di licenziamento, di dimissioni, di risoluzione consensuale del rapporto di lavoro). Il che significa che il dipendente non è costretto a fare causa al proprio datore se è ancora al suo servizio. Potrà attenere la cessazione del contratto per agire in giudizio.
Questo orientamento è volto a evitare che il lavoratore possa, per semplice timore reverenziale e paura di subire licenziamenti o discriminazioni, rinunciare al proprio diritto;
ma, dall’altro lato, comporta una tutela ridotta per il datore di lavoro che, dopo molto tempo, potrebbe perdere ogni documentazione o prova delle proprie ragioni, redendo per lui più complicata la difesa.
Così, tanto per fare un esempio, se dopo trent’anni di onorato servizio un lavoratore si accorge di alcuni ammanchi in busta paga, questi può chiedere tutti gli arretrati, dal primo all’ultimo anno in cui si è svolto il rapporto, a patto che non siano ancora decorsi 5 anni dalla cessazione del contratto di lavoro.
Il lavoratore che è ancora in servizio potrebbe quindi soprassedere dall’azione legale attendendo la fine del rapporto (ad esempio per dimissioni o pensionamento) e agire solo in quel momento.
Prescrizione dei crediti per i pubblici dipendenti
Nei rapporti di lavoro di pubblico impiego, il termine di prescrizione di cinque anni per i crediti di lavoro inizia invece a decorrere già durante il rapporto di lavoro e, in particolare, da quando il pagamento doveva essere effettuato.
Ad esempio, nel caso in cui una busta paga sia inferiore rispetto al dovuto, i cinque anni di prescrizione devono essere calcolati dalla scadenza del termine per il pagamento della retribuzione in questione.
A fornire tale interpretazione sono state le Sezioni Unite della Cassazione (sentenza 36197/2023).
Perché questa differenza di trattamento tra lavoro privato e pubblico? Secondo la Corte, nel pubblico impiego viene meno quel timore reverenziale del dipendente nei confronti del datore di lavoro: un po’ perché il rapporto tra questi due soggetti è più labile e meno diretto; un po’ perché il pubblico dipendente è tutelato maggiormente da eventuali comportamenti illegittimi del datore di lavoro. Sicché non si può ritenere che il suo atteggiamento sia caratterizzato dallo stesso “timore reverenziale” che nutre invece il lavoratore privato nei confronti del suo capo.
Come interrompere la prescrizione da lavoro dipendente?
Nonostante la legge fissi in cinque anni il termine di prescrizione dei crediti del lavoratore dipendente pubblico o privato, quest’ultimo può sempre interrompere il decorso del termine stesso con un atto di esercizio del proprio diritto. In tal modo il calcolo del termine si blocca e inizia a decorrere nuovamente da capo. Questo consente al lavoratore di evitare la prescrizione e di poter agire anche dopo molto tempo.
Ma quali sono gli atti che interrompono la prescrizione? È sufficiente una lettera raccomandata a.r. o una Pec con cui si sollecita il pagamento, avendo cura di indicare con precisione l’importo vantato e lamotivazione dello stesso (ossia la natura del credito: differenze retributive, Tfr, indennità, ecc.).
Può interrompere la prescrizione anche la notifica di un decreto ingiuntivo. Invece, la notifica dell’atto di ricorso con cui si inizia un giudizio in tribunale non solo interrompe la prescrizione ma la sospende per tutta la durata del processo. Sicché se anche la causa dura diversi anni, il credito non cade mai in prescrizione.
Infine interrompe la prescrizione anche un riconoscimento tacito del debito fatto dal datore di lavoro, ad esempio con una lettera in cui chiede del tempo per pagare oppure propone una dilazione (succede spesso per il TFR).
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