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Quando l’eredità va allo Stato?

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(@paolo-remer)
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Quando, come e perché, in assenza di parenti e di testamento, il patrimonio della successione viene devoluto ad Enti pubblici e Agenzie dell’apparato statale.

Vuoi sapere quando l’eredità va allo Stato? C’è un’importante premessa da fare. Al giorno d’oggi molte persone vivono sole e non hanno più legami familiari. A volte le vicende della vita hanno interrotto i loro rapporti con tutti i parenti, più o meno stretti; in altri casi sono tutti deceduti, e infine c’è chi ha deciso di isolarsi volontariamente dal resto del mondo. Così succede che alla loro morte nessuno si fa avanti per reclamare, in base alle quote di legittima i beni, più o meno consistenti, che il defunto ha lasciato: magari ci sono immobili, soldi depositati in banca o alla Posta, oggetti di valore, collezioni antiche.

Insomma, c’è un tesoretto giacente che però nessuno è in grado di pretendere e di cui talvolta neppure si conosce l’esistenza e la consistenza. Spesso il defunto non ha lasciato neanche un testamento per stabilire a chi lasciare il suo patrimonio: ad esempio, alla Chiesa o ad una fondazione attiva nel campo della ricerca scientifica o a organizzazioni che si occupano di volontariato e assistenza sociale. A questo punto – e solo a questo punto – si fa avanti lo Stato, per pretendere quella che la legge [1] definisce «eredità vacante».

Lo stesso meccanismo funziona nei casi di eredità scartate da tutti, perché poco convenienti e non appetibili: terreni incolti e non edificabili, ruderi fatiscenti in località isolate, e magari pure parecchi debiti lasciati insoluti dal defunto. Anche in questi casi, se esistono parenti ma nessuno accetta di riceverla, l’eredità va allo Stato.

Eredità vacante: cos’è e come funziona

L’eredità vacante è la situazione che si verifica quando, a seguito del decesso di una persona, non ci sono successori, legittimi o testamentari. L’eredità vacante potrebbe verificarsi pure quando i chiamati alla successione ci sono, ma rinunciano all’eredità o non la accettano nei termini previsti (o nei particolari casi di indegnità a succedere che comporta la perdita della qualità di erede, come quando un figlio uccide il genitore).

Anche la mancanza di testamento è una condizione indispensabile per avere l’eredità vacante, perché altrimenti la devoluzione dei beni avverrebbe secondo la volontà stabilita dal testatore, che potrebbe aver deciso di lasciare il suo patrimonio ad estranei (o a parenti oltre il sesto grado, che sono considerati tali, come vedremo meglio nel prosieguo).

Eredità vacante e eredità giacente: differenze

L’eredità vacante non va confusa con l’eredità giacente, la situazione che si verifica normalmente, all’apertura di una successione nella quale i chiamati all’eredità esistono ma non hanno acccettato, neppure in maniera tacita, e non sono neanche nel possesso dei beni ereditari. Ricordiamo che ci sono 10 anni di tempo per decidere se accettare l’eredità, ma se il soggetto è già in possesso dei beni del defunto può essere stimolato dagli altri ad accettare entro un termine breve (tre mesi più 40 giorni per redigere l’inventario).

L’eredità giacente è una situazione transitoria ma potenzialmente pericolosa, perché potrebbe protrarsi a lungo, e allora serve la nomina di un curatore per evitare dispersioni del patrimonio. Il curatore dell’eredità giacente deve inventariare e amministrare i beni, ai sensi dell’art. 529 del Codice civile, fino a quando gli aventi diritto non decideranno se accettare o rinunciare a quell’eredità. Soltanto se e quando tutti i chiamati non accettano o rinunciano, l’eredità giacente diventa eredità vacante e allora si apre anche in questo caso – al pari di quello della mancanza iniziale e totale di parenti entro il sesto grado – la successione ereditaria in favore dello Stato.

Eredità vacante: quando va allo Stato

In presenza di un’eredità vacante bisogna verificare se il defunto abbia o meno parenti in vita entro il sesto grado. In caso positivo, essi hanno il diritto di accettare (o di rinunziare) entro i termini che abbiamo descritto. Svolto questo accertamento, lo Stato può subentrare «di diritto» (cioè per legge, senza bisogno di un’accettazione) come erede a titolo universale, quindi nell’intero patrimonio del defunto, e non limitatamente ad alcuni beni o ad una quota parte di essi. A differenza dei privati, lo Stato non può mai rinunciare all’eredità [1].

Quali beni del defunto passano allo Stato?

Secondo le leggi di contabilità pubblica [2] per «beni ereditari vacanti» si intendono: i beni immobili e mobili, i titoli di credito, le obbligazioni, le partecipazioni societarie, le quote di fondi
comuni di investimento e gli altri valori mobiliari, i crediti, i diritti e i beni immateriali. In sostanza, qualunque tipo di beni che faceva parte del patrimonio del defunto può essere trasferito allo Stato se si constata una situazione di eredità vacante.

Lo Stato paga i debiti gravanti sull’eredità?

Ogni patrimonio ereditario comprende sia le attività sia le passività, cioè i debiti. Cosa succede se l’eredità devoluta allo Stato è gravata da debiti? Lo Stato è tenuto a pagarli? Sì, ma solo in parte e non oltre un certo limite: l’art. 586 del Codice civile dispone che: «Lo Stato non risponde dei debiti ereditari e dei legati oltre il valore dei beni acquistati».

A quale articolazione dello Stato vanno i beni?

È importante sapere a quale articolazione dello Stato vanno i beni ricevuti in eredità. Ai fini pratici, parlare di Stato e basta è insufficiente: bisogna capire se il destinatario è, ad esempio, un ministero, il Comune del luogo in cui sono ubicati gli immobili o un diverso Ente pubblico. Questo serve ad individuare precisamente il soggetto con cui interloquire in caso di necessità.

Lo Stato acquisisce i beni dell’eredità vacante attraverso l’Agenzia del Demanio (un Ente pubblico economico istituito come agenzia fiscale nel 1999 nell’ambito del ministero dell’Economia e Finanze), che poi potrà affidare i beni ai Comuni o disporne la vendita all’asta. Infatti l’Agenzia del Demanio di occupa dei vari aspetti relativi alla gestione, razionalizzazione e valorizzazione del patrimonio immobiliare dello Stato.

Come vengono trasferiti i beni allo Stato?

Un regolamento del ministero dell’Economia e Finanze [3] disciplina tutte le modalità della procedura, disponendo, ad esempio, che i cancellieri dei tribunali, i notai, le Amministrazione comunali e l’Agenzia delle Entrate, quando vengono a conoscenza, per ragioni d’ufficio, di una situazione di eredità giacente, devono allertare entro i successivi 30 giorni l’Agenzia del Demanio per consentirle di attivare i poteri di sua competenza.

Perché l’eredità vacante va allo Stato?

Ora che abbiamo spiegato come funziona la devoluzione dell’eredità vacante ti apparirà chiaro perché va allo Stato: è la soluzione estrema per evitare che un patrimonio – piccolo o grande che sia – possa rimanere privo di un titolare. Questo provocherebbe gravi conseguenze sulla certezza dei rapporti giuridici (basti pensare al fatto che un immobile in rovina potrebbe essere fonte di danni) e impedirebbe la trasmissione dei beni ereditari, che diventerebbero “un peso morto” senza proprietario.

Del resto, il legislatore ha voluto limitare l’attribuzione dei beni ereditari per successione al sesto grado di parentela, e non oltre, ritenendo che oltre quella soglia i parenti lontani siano, praticamente, degli estranei: come tali privi di alcun titolo (e merito) per entrare in possesso dei beni di un defunto che non faceva parte della cerchia familiare, e che, se avesse voluto beneficiarli, avrebbe potuto fare testamento in loro favore, così impedendo la devoluzione finale dei suoi beni allo Stato.

Approfondimenti

Per approfondire leggi la consulenza “Eredità vacante e successione dello Stato“.

 
Pubblicato : 11 Giugno 2023 09:45