Quando la violenza è giustificata?
È legale reagire con la forza alla provocazione altrui? Quando sussiste la legittima difesa? Si può usare volenza contro un ladro?
La legge condanna la forza bruta prevedendo una serie di reati che puniscono ogni tipo di abuso, da quello fisico a quello psicologico, passando anche per le vessazioni di tipo verbale (si pensi alla diffamazione, ad esempio). Questo non significa, però, che l’impiego della forza sia sempre bandito. Con questo articolo ci occuperemo proprio di questo argomento: vedremo cioè quando la violenza è giustificata.
Sin da subito possiamo dire che la legge non tollera nemmeno gli atti di violenza che sono risposta a una provocazione altrui: in un caso del genere la condanna scatterebbe ugualmente, anche se diminuita nella sua entità, visto che l’aver agito in stato d’ira provocato dall’altrui condotta illegittima costituisce un’attenuante. Se l’argomento t’interessa e vuoi saperne di più, prosegui nella lettura: vedremo insieme quando la violenza è giustificata.
È legale la violenza come reazione a un fatto ingiusto?
Come detto in apertura, la legge punisce la violenza in ogni sua forma, anche quando è usata in risposta a un atto ingiusto altrui.
Ad esempio, chi risponde agli insulti con uno schiaffo commette reato; lo stesso dicasi per chi picchia un ladro o un truffatore, oppure ancora a chi cerca di mandar via con la forza l’inquilino che non paga il canone.
Quando la violenza è una reazione al fatto ingiusto altrui, al massimo si può sperare in uno sconto di pena, visto che la legge considera come circostanza attenuante l’aver agito in stato d’ira provocato da un fatto ingiusto altrui [1].
L’unica eccezione a quanto detto sinora si ha quando la violenza è la risposta ad un altro atto violento ed è necessariamente posto in essere per tutelare i propri diritti. Si tratta della famosa legittima difesa. Approfondiamo la questione.
Cos’è la legittima difesa?
La legittima difesa è una scriminante, nel senso che “perdona” una condotta che, altrimenti, sarebbe punibile penalmente.
È il caso di chi, per non farsi ammazzare di botte, reagisce a propria volta sferrando un pugno per poi scappare via e mettersi in salvo.
Perché ci sia legittima difesa, però, occorre che:
- sia assolutamente indispensabile, nel senso che non se ne può fare a meno per proteggere i propri diritti;
- serva a tutelarsi da un pericolo attuale. Non è legittima difesa sparare a chi è in fuga, in quanto non c’è più pericolo;
- sia proporzionata all’offesa. La proporzione va fatta rispetto ai beni giuridici in gioco e non agli strumenti di difesa. Ad esempio, è sproporzionato picchiare a sangue un ladro, per quanto possa essere grave il suo furto; ciò perché il patrimonio non può essere equiparato all’incolumità fisica di una persona [2]. Di tanto parleremo meglio a breve.
La legittima difesa domiciliare
La legittima difesa è “domiciliare” quando è esercitata entro le mura domestiche o in qualsiasi altro luogo di privata dimora (come ad esempio lo studio professionale).
Secondo la legge, nel caso di violazione di domicilio, sussiste sempre il rapporto di proporzione tra difesa ed offesa se taluno, legittimamente presente in uno di questi luoghi privati, usa un’arma regolarmente detenuta o altro mezzo idoneo al fine di difendere:
- la propria o l’altrui incolumità;
- i beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo d’aggressione.
Un ladro viene scoperto mentre si sta impossessando dell’argenteria; nonostante gli venga intimato di allontanarsi, si avvicina con fare minaccioso, brandendo un’arma. In questo caso, è possibile difendersi.
Questo non significa, però, che si è sempre legittimati a fare fuoco in ogni circostanza: ad esempio, è sempre reato sparare alle spalle di chi si sta dando alla fuga, così come è reato utilizzare armi quando non vi sia nessun pericolo per la propria incolumità.
In quali casi la violenza è giustificata?
La violenza potrebbe essere giustificata al ricorrere delle condizioni appena viste nel precedente paragrafo. Perché però si possa legittimamente reagire con la forza occorre che tale condotta sia assolutamente indispensabile per salvaguardare la propria o l’altrui incolumità.
In altre parole, la violenza è giustificata se è l’unico modo per salvare sé stesso o altri da un’aggressione ingiusta.
Si pensi all’uomo che, per difendere una donna da un tentativo di aggressione, colpisca il malintenzionato con un pugno. In un’ipotesi del genere il gesto violento non potrebbe essere condannato.
Si può usare violenza contro un ladro?
Contrariamente a quanto si possa credere, la legittima difesa vale a proteggersi da qualsiasi reato, non solo dalle aggressioni fisiche. La legge parla infatti della «necessità di difendere un diritto proprio od altrui», intendendo con la parola “diritto” qualsiasi posizione tutelata dalla legge.
È quindi possibile difendersi da un ladro; entro certi limiti, però. Come detto in precedenza, infatti, non ci si può spingere fino a mettere a rischio l’incolumità fisica del malvivente che non ha intenzione di aggredire nessuno.
Ad esempio, se per difendersi da un tentativo di scippo si oppone resistenza al punto tale da far cadere a terra il ladro, la condotta rientrerà sicuramente nell’ambito della legittima difesa.
Chi insegue un ladro e, per bloccarlo e recuperare la refurtiva, lo spinge a terra provocandogli delle lesioni, sarà ugualmente scusato.
Al contrario, non si può assolutamente infierire sul ladro dopo aver recuperato il maltolto; nemmeno si può rischiare di ucciderlo solamente per fermarlo. Ad esempio, costituirebbe reato sparare al ladro che non vuole restituire la refurtiva.
Ugualmente, non sarebbe giustificata alcuna violenza se la vittima fosse in grado di chiamare tempestivamente la polizia.
Insomma: la violenza è giustificata solamente se strettamente indispensabile a tutelare le proprie ragioni, soprattutto quando in gioco c’è l’incolumità fisica propria o altrui.
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