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Quando la parafrasi è plagio?

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(@mariano-acquaviva)
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Esporre un testo altrui con parole proprie è legale oppure si rischia ugualmente di violare il diritto d’autore? Citare le fonti è una tecnica sicura?

Il diritto d’autore tutela le idee creative della mente umana nel campo culturale e scientifico. Può quindi trattarsi di opere letterarie, musicali, figurative, architettoniche, teatrali e cinematografiche. Il copyright consente all’autore di tutelarsi dall’utilizzo indebito della propria opera. È in questo contesto che si pone il seguente quesito: quando la parafrasi costituisce plagio?

Comunemente si ritiene che la trascrizione del contenuto di un testo con parole proprie sia perfettamente lecita. È proprio così? Mettiamo il caso che un ricercatore scientifico decida di scrivere con parole sue il testo di un suo collega, oppure che uno scrittore decida di fare lo stesso con il romanzo di qualcun altro. Tale operazione sarebbe legale? La parafrasi esclude sempre il plagio? Vediamo cosa dice la legge.

Cos’è il plagio?

Il plagio è l’illecito che commette chi ruba l’opera altrui spacciandola per propria. Per la precisione, c’è plagio nel caso di illegittima appropriazione della paternità dell’opera.

Com’è punito il plagio?

Il plagio costituisce un illecito sia civile che penale:

  • la tutela civile consente all’autore derubato della propria opera di ottenere dal giudice il risarcimento dei danni e l’inibitoria, cioè l’ordine impartito al responsabile di cessare dalla propria condotta;
  • la tutela penale legittima la denuncia presso le forze dell’ordine.

Secondo la legge sul diritto d’autore, è punito con la multa da 51 a 2.065 euro chiunque, senza averne diritto, a qualsiasi scopo e in qualsiasi forma:

  • riproduce, trascrive, recita in pubblico, diffonde, vende o mette in vendita o pone altrimenti in commercio un’opera altrui o ne rivela il contenuto prima che sia reso pubblico, o introduce e mette in circolazione nello Stato esemplari prodotti all’estero contrariamente alla legge italiana;
  • mette a disposizione del pubblico, immettendola in un sistema di reti telematiche, mediante connessioni di qualsiasi genere, un’opera dell’ingegno protetta, o parte di essa.

La pena è della reclusione fino ad un anno o della multa non inferiore a 516 euro se i fatti di cui sopra sono commessi sopra una opera altrui non destinata alla pubblicità, ovvero con usurpazione della paternità dell’opera (cioè, con plagio) [1].

Cos’è la parafrasi?

La parafrasi è l’esposizione di un contenuto altrui con parole proprie.

Si tratta di una tecnica che si impara già a scuola per commentare le opere letterarie sottoposte all’attenzione degli studenti, soprattutto le poesie. In questo senso, la parafrasi è usata come spiegazione o riassunto.

La parafrasi è tuttavia utilizzata più diffusamente per evitare la violazione del diritto d’autore: riformulando il testo esposto da altri con parole proprie (sinonimi, spiegazioni, ecc.), si cerca di sottrarsi a eventuali responsabilità giuridiche. È proprio così?

Fare la parafrasi di un testo è plagio?

La parafrasi non costituisce plagio se il risultato è un’opera originale, distinta da quella alla quale ci si è ispirati. Un’opera dell’ingegno è tale, infatti, solamente se presenta un taglio personale e se è creatività.

La parafrasi è ugualmente legale se l’intento dell’autore è solamente quello di spiegare l’opera di qualcun altro. Ad esempio, parafrasare la Divina Commedia con il solo fine di renderla più comprensibile al pubblico non è un’attività illecita.

Al contrario, chi spaccia come propria un’opera che è solo la parafrasi completa del testo scritto da qualcun altro incorre nel rischio di essere accusato di plagio.

Per plagio infatti non si intende soltanto la scopiazzatura del lavoro altrui, cioè il classico “copia e incolla”. Un esempio renderà tutto più chiaro.

Se uno autore scrivesse, con parole proprie, un libro in cui illustra la tesi secondo cui l’uomo deriva dalla scimmia, non farebbe altro che plagiare Darwin, anche utilizzando un’esposizione del tutto diversa.

Marco parafrasa la tesi di Carlo e, dopo averle cambiato il titolo, la presenta al relatore come un’opera originale. Anche in questo caso c’è plagio.

Insomma: ogni volta che ci si appropria di un’opera originale altrui si rischia di commettere plagio, anche se il testo viene rielaborato con parole proprie.

Citare le fonti è plagio?

Molti credono di poter evitare l’accusa di plagio facendo un mix di parafrasi e di citazione dell’opera originale. Anche questa tecnica non mette al riparo da una possibile violazione del diritto d’autore.

Copiare interi brani tratti da altri libri, anche se riportati tra virgolette e con la nota in calce che descrive la fonte, costituisce comunque un plagio.

Per la precisione, citare l’opera originale è plagio, se l’opera si limita a fare un “collage” di brani tratti un po’ da una parte e un po’ dall’altra.

Ad esempio, nel caso della tesi di laurea, perché questa sia legale occorre sì prendere spunto da altri testi, per poi però amalgamare il tutto in modo originale, così da giungere a conclusioni proprie.

 
Pubblicato : 29 Settembre 2023 15:00