Quando è stalking telefonico?
Quante telefonate sono necessarie per far scattare lo stalking?
Il reato di stalking, spesso associato a un’azione prolungata nel tempo, può anche scattare in presenza di azioni brevi ma intense. È quanto emerge da una recente sentenza della Cassazione che ha riconosciuto gli atti persecutori ai danni di un avvocato vessato da alcune telefonate minatorie della controparte del proprio cliente.
La pronuncia serve a comprendere quando è stalking telefonico e cosa distingue tale reato da quello invece di «molestie telefoniche», simile al primo ma meno grave. Vediamo cosa ha detto la Suprema Corte a riguardo.
La vicenda
Un avvocato, dopo aver assunto la difesa di una donna in una causa di lavoro, è stato minacciato telefonicamente dalla controparte. La situazione è degenerata fino a costringere il legale a modificare le sue abitudini quotidiane per paura di ulteriori aggressioni.
In cosa consiste lo stalking?
Lo stalking, come noto ai tecnici del diritto, viene definito un reato «a condotta libera». Ciò sta a significare che il legislatore non ha inteso descrivere il comportamento del reo da ritenersi vietato ma piuttosto le conseguenze che esso può generare sulla vittima. L’articolo 612-bis stabilisce infatti che rientra negli atti persecutori – ossia nello stalking – qualsiasi condotta reiterata che, tramite minaccia o molestia, cagioni uno dei seguenti effetti su un’altra persona:
- un perdurante e grave stato di ansia o di paura;
- un fondato timore per l’incolumità propria o di un proprio caro (anche se non un parente);
- una alterazione delle proprie abitudini di vita.
Come si prova lo stalking?
Se si tiene conto che, nel processo penale, le dichiarazioni della vittima costituiscono prova (al contrario di quelle invece del reo), si evince come quasi tutti questi eventi possono essere dimostrati già solo perché affermati da quest’ultima. Peraltro la stessa Cassazione ha detto che, almeno per quanto riguarda lo stato di ansia o di paura, non è necessario produrre un certificato medico (anche se questo potrebbe servire a rafforzare la prova dell’accusa).
Quanto invece alla modifica delle abitudini di vita – come la cancellazione di un account social, il cambio di numero del telefono, la modifica del percorso per tornare a casa dal lavoro, la rinuncia ad un corso serale di palestra, ecc. – queste possono essere provate anche con testimoni, fotografie, prove documentali.
Quante telefonate per lo stalking?
La Cassazione ha sentenziato che anche due sole condotte di minacce o molestie, se commesse in breve tempo, possono integrare il reato di stalking. Questo solo se ritenute idonee a creare un perdurante stato di ansia e agitazione nella vittima o a modificare le sue abitudini di vita.
Dunque due telefonate minatorie possono consentire di sporgere querela per stalking.
Nel caso di specie, l’avvocato ha dovuto limitare significativamente le sue attività quotidiane. Ha evitato di uscire, di lasciare lo studio a tarda sera e di parcheggiare lontano dai luoghi di lavoro, aumentando l’attenzione verso chi riceveva professionalmente.
Quali sono le conseguenze per il responsabile dello stalking?
L’imputato può essere condannato penalmente alla reclusione da un anno a sei anni e sei mesi. In più sarà tenuto a risarcire il danno morale e biologico cagionato alla vittima.
Cosa distingue il reato di stalking da quello di molestie telefoniche?
Anche le molestie, come lo stalking, possono avvenire tramite due o più telefonate. Ma qui lo scopo non deve essere necessariamente minaccioso. Può trattarsi anche di “futili motivi”, come chi ad esempio voglia fare uno scherzo o intenda ricordare più volte a una persona di un suo debito (si pensi al call center).
Inoltre nel reato di molestie non è richiesta la prova dell’evento, ossia le tre conseguenze sulla vittima. Non è cioè necessario dimostrare lo stato di ansia, di paura, il timore per la propria o l’altrui incolumità o il cambiamento delle abitudini di vita. Basta solo la condotta molesta.
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