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Quando è obbligatorio il test del DNA?

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(@raffaella-mari)
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Accertamento paternità: che succede se ci si oppone all’esame del sangue e del DNA?

Sei alla ricerca di informazioni sull’accertamento della paternità? Ti stai chiedendo se e quando è obbligatorio il test del DNA? Cosa può fare la donna per obbligare l’uomo a riconoscere il figlio come proprio? In questo articolo, forniremo una panoramica completa su come funziona questo processo. Lo faremo alla luce di una recente e interessante sentenza della Cassazione che, in modo non dissimile dai numerosi precedenti, ha regolato la materia.

Difatti molti casi di accertamento della paternità si basano proprio sull’esame del sangue e del DNA per stabilire un legame biologico tra un presunto padre e un bambino. Tuttavia, sorgono domande sul fatto se l’esame del sangue e del DNA sia obbligatorio e se sia l’unico mezzo per certificare la paternità. Ci si chiede poi quali siano le conseguenze legali nel caso in cui un individuo rifiuti di sottoporsi a questi test. Vediamo cosa dicono le leggi italiane in merito a tali questioni e come viene valutato l’accertamento della paternità nel contesto legale.

L’esame del sangue e del DNA è obbligatorio per l’accertamento della paternità?

L’esame del sangue e del DNA è uno strumento comune utilizzato per accertare la paternità. Esso confronta il DNA del presunto padre con quello del bambino per determinare se esiste un legame biologico. Se l’esame rivela una corrispondenza genetica significativa, ciò può costituire una prova forte della paternità.

A livello legale, nessuno può essere forzato a sottoporsi a un esame del sangue o del DNA. Tuttavia, è importante sottolineare che un rifiuto può avere delle conseguenze significative. Difatti, secondo la Cassazione civile (ord., del 14 giugno 2023, n. 16972) il rifiuto ingiustificato di sottoporsi a prelievo ematico per l’esame del DNA ha un valore indiziario elevato. In altri termini, se anche non è una prova, è un elemento sufficiente per dedurre la paternità dell’individuo.

Cosa accade se l’uomo rifiuta di sottoporsi al test del DNA?

Se l’uomo rifiuta di sottoporsi all’esame del DNA, il giudice può considerare questo comportamento come un indizio a favore dell’accertamento della paternità. Ad esempio, nel caso preso in considerazione dalla sentenza sopra citata, l’individuo ha rifiutato ripetutamente l’invito del consulente tecnico a presentarsi per il prelievo del sangue ed effettuare il test del DNA. Peraltro l’uomo non aveva mai negato di aver avuto rapporti sessuali con la donna durante il periodo compatibile con la procreazione. Questo è stato considerato come un elemento a sostegno della paternità.

Quando ci si può sottrarre al test del DNA?

La Cassazione ritiene che solo la presenza di validi motivi possano portare l’uomo a sottoporsi al test ematico. Tuttavia tali motivi non possono coincidere con il fatto di negare l’esistenza di rapporti sessuali con la donna o la circostanza che questa, nel periodo di presunto concepimento, avesse rapporti con altri uomini. Anzi, a maggior ragione, tali elementi dovrebbero portare ad approcciarsi con maggiore serenità all’esame del DNA: l’uomo non dovrebbe cioè temere un’eventuale corrispondenza tra i propri geni e quelli del figlio.

L’esistenza di una relazione può essere utilizzata come prova?

Insieme al test del DNA, il giudice può considerare ulteriori elementi di prova che possano portare a dedurre, insieme al rifiuto di sottoporsi all’esame in commento, la paternità. E questi elementi possono consistere nelle testimonianze di persone che fossero a conoscenza della relazione tra i due. Nel caso di specie deciso dalla Cassazione, peraltro, l’umo non aveva negato i rapporti sessuali con la donna. Questo è stato un altro elemento considerato nella valutazione della paternità. Una ammissione del genere costituisce una confessione che finisce per influenzare il giudice nella decisione.

Cosa succede quindi se il giudice non può fare il test del DNA?

In linea generale, nessuno può essere sottoposto a un esame del sangue se non lo vuole. Non si può cioè obbligare con la forza il presunto padre a sottoporsi al prelievo. Ma da questo comportamento, se non sorretto da un valido motivo, il giudice può desumere già un elemento più che sufficiente per accertare la paternità, nonostante l’assenza della “prova legale” costituita appunto dall’esame ematico. Tantopiù se ciò, come detto, si accompagna alle prove relative alla relazione tra le parti (prove testimoniali o la confessione dell’interessato). Insomma, il rifiuto può essere interpretato come un elemento a sostegno dell’accertamento della paternità.

Cosa succede se il giudice accerta la paternità?

Una volta che il giudice ha accertato la paternità, l’uomo diventa ufficialmente il padre del bambino e ne assume tutti gli obblighi. A partire dal mantenimento fino all’indipendenza economica. Il figlio acquisirà peraltro i diritti ereditari sul padre e né potrà mai essere diseredato.

 
Pubblicato : 18 Giugno 2023 18:15