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Quando due coniugi hanno residenza diversa chi paga Imu?

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Marito e moglie possono avere ciascuno l’esenzione Imu sulla prima casa se vivono separatamente.

In tema di agevolazioni fiscali, è frequente porsi la seguente domanda: quando due coniugi hanno residenza diversa chi paga l’Imu? Dopo la recente sentenza della Corte Costituzionale [1] che ha sancito la possibilità, anche per le coppie sposate (così come del resto per i conviventi) di fruire dell’esenzione Imu tutte le volte in cui marito e moglie vivono in due case separate, ecco che anche la giurisprudenza di primo e secondo grado si adegua alla nuova interpretazione. La pronuncia che qui vogliamo segnalare è della Corte di Giustizia Tributaria di primo grado di Reggio Emilia [2]. Secondo tale pronuncia, che si adegua appunto alla novità, moglie e marito possono avere un’esenzione Imu ciascuno. Cerchiamo di comprendere meglio chi paga l’Imu quando due coniugi hanno residenza diversa.

Quando spetta l’esenzione Imu

La cosiddetta esenzione Imu sulla prima casa scatta a patto che il contribuente:

  • abbia la residenza anagrafica all’interno dell’immobile in questione;
  • viva fisicamente all’interno dell’immobile in questione. 

Sotto il primo profilo è sufficiente una dichiarazione di residenza presso l’anagrafe del Comune. Ma per evitare che si possano stabilire residenze fittizie, la legge ha imposto anche il secondo requisito appena visto: è necessario che l’immobile sia dimora abituale del contribuente. Questi cioè vi deve vivere per gran parte dell’anno (al netto di eventuali spostamenti per vacanze, lavoro, ecc.).

L’esenzione Imu per coniugi

Un tempo si riteneva che il requisito della residenza e della dimora abituale non dovessero sussistere solo per il titolare dell’immobile ma anche per il suo nucleo familiare. Tale interpretazione è stata bocciata dalla Corte Costituzionale secondo cui ciò avrebbe comportato una disparità di trattamento tra coppie sposate e coppie di conviventi (dove la sussistenza dei requisiti per l’esenzione Imu non era richiesta anche in capo al partner). Dunque secondo l’attuale disciplina, marito e moglie che siano proprietari di un immobile a testa, possono usufruire entrambi dell’esenzione Imu a patto che:

  • ciascuno abbia la residenza nel proprio immobile;
  • vivano separatamente e quindi ciascuno all’interno del proprio immobile, in modo abituale (ossia per gran parte dell’anno). 

Ma siccome sappiamo bene che il matrimonio è fondato sulla convivenza, la sussistenza del secondo requisito ricorre in quei casi in cui, ad esempio, la coppia deve vivere separatamente a causa del lavoro o altre situazioni eccezionali. Spetta ai Comuni effettuare i controlli fiscali per evitare comportamenti fraudolenti.

Dunque, il risultato è il seguente: possono fruire due volte dell’esenzione Imu i coniugi che hanno fissato la residenza in immobili diversi, a prescindere dal fatto che siano ubicati nello stesso comune o in comuni differenti.

Che succede se i coniugi vivono nella stessa casa?

Se i coniugi vivono nella stessa casa ma hanno un immobile a testa, secondo una recente riforma legislativa questi potranno decidere per quale delle due abitazioni usufruire dell’esenzione Imu. È una scelta che va chiaramente comunicata al Comune. 

La sentenza sulla doppia esenzione Imu per marito e moglie

Nella motivazione della sentenza della Corte di Giustizia Tributaria di Reggio Emilia si legge che in seguito alla «declaratoria di illegittimità costituzionale dell’art. 13, comma 2 del DL 201/2011, il quadro normativo di riferimento non è più quello da cui sono scaturiti l’avviso di accertamento impugnato ed il relativo contenzioso ed è di tutta evidenza che la sopravvenuta pronuncia risolve in radice la materia controversa a favore della contribuente, con la conseguente applicabilità alla stessa del beneficio fiscale invocato rispetto all’abitazione principale”. Inoltre, viene precisato che il giudizio di legittimità costituzionale “intervenuto a posteriori rispetto all’attività di accertamento del Comune giustifica la compensazione delle spese».

Dunque la Corte di giustizia tributaria, allineandosi alla pronuncia della Consulta, conferma che per avere diritto all’esenzione Imu per l’abitazione principale è sufficiente, al di là della formalizzazione del rapporto tra coppie, sposate o non sposate, provare la destinazione del singolo immobile a dimora abituale di ciascuno. 

Il legislatore non può impedire una doppia agevolazione quando effettive esigenze, come quelle lavorative, impongono la scelta di residenze anagrafiche e dimore abituali differenti. In particolare, da ultimo, è stato abrogato l’articolo 5 decies del dl “Fisco-Lavoro” (146/2021) che, in sede di conversione in legge, aveva modificato la previsione contenuta nell’articolo 1, comma 741, lettera b) della legge 160/2019, e aveva limitato l’esenzione a un solo immobile, a scelta dei coniugi, non separati né divorziati, qualora utilizzassero immobili ubicati in luoghi diversi. Dopo l’emanazione della sentenza del giudice delle leggi può essere concessa una doppia esenzione, a prescindere dal fatto che gli immobili siano ubicati nello stesso comune o in comuni diversi. 

La Corte costituzionale ha inteso impedire che qualora il rapporto affettivo sia regolato dalla disciplina legale del matrimonio o dell’unione civile, ciò possa comportare la perdita del beneficio della doppia esenzione in presenza di residenze anagrafiche e dimore abituali differenti. Non è comunque cambiata la nozione di abitazione principale, per la quale s’intende l’immobile, iscritto o iscrivibile nel catasto edilizio urbano come unica unità immobiliare, nel quale il possessore e il suo nucleo familiare dimorano abitualmente e risiedono anagraficamente. Sono esenti gli immobili adibiti a prima casa, tranne quelli iscritti nelle categorie catastali A1, A8 e A9, vale a dire immobili di lusso, ville e castelli. Il trattamento agevolato si estende anche alle pertinenze.

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Pubblicato : 14 Dicembre 2022 07:30