Quando denunciare i ricatti del datore di lavoro
Estorsione ai danni del lavoratore dipendente: tre sentenze della Cassazione spiegano quando sporgere querela contro il capo che minaccia il licenziamento a chi non accetta condizioni deteriori di lavoro.
Nel mondo del lavoro, la legge italiana protegge i diritti dei dipendenti da qualsiasi forma di sfruttamento o abuso da parte dei datori di lavoro. In questo articolo, esploreremo i frequenti casi di estorsione da parte del capo ai danni dei lavoratori e cercheremo di comprendere cosa dice la legge italiana in merito. Esamineremo tre diverse sentenze della Corte di Cassazione per chiarire quando denunciare i ricatti del datore di lavoro ossia quando quest’ultimo può essere accusato di estorsione alla polizia.
Estorsione tramite modifiche contrattuali minacciate
Cassazione, sentenza 5 luglio 2023, n. 29047
Il reato di estorsione si configura quando un datore di lavoro, al fine di forzare i dipendenti ad accettare modifiche sfavorevoli alle condizioni di lavoro precedentemente concordate, minaccia il lavoratore con la possibilità di interrompere il rapporto di lavoro. Questo significa che se un datore di lavoro cerca di imporre condizioni peggiori ai suoi dipendenti sotto la minaccia di licenziamento, si può configurare un caso di estorsione.
Ad esempio, se un capo minaccia un dipendente con il licenziamento se non accetta una riduzione del salario o un aumento delle ore di lavoro, questo potrebbe costituire un reato di estorsione.
Estorsione tramite trattamenti retributivi ingannevoli
Cassazione, sentenza 8 marzo 2017, n. 11107
La legge italiana considera anche un reato di estorsione quando il datore di lavoro, sfruttando la situazione favorevole del mercato del lavoro, costringe i dipendenti a accettare retribuzioni ingannevoli e inadeguate alle prestazioni effettuate, minacciando implicitamente il licenziamento. Questo si verifica quando il datore di lavoro induce i lavoratori a firmare documenti che attestano il pagamento di salari più alti di quelli effettivamente ricevuti.
Ad esempio, se un datore di lavoro costringe un dipendente a firmare una busta paga falsa che dichiara un salario più elevato di quello ricevuto, si tratta di un caso di estorsione.
Estorsione tramite condizioni di lavoro contrarie alle leggi
Cassazione, sentenza 12 dicembre 2013, n. 50074
Il reato di estorsione può anche sussistere quando un datore di lavoro costringe i dipendenti ad accettare condizioni di lavoro che violano le leggi e i contratti collettivi, minacciando il licenziamento. In questo caso, la condotta ingiusta del datore di lavoro si riflette nel profitto ottenuto dalle prestazioni non corrisposte e nell’ingiustizia del licenziamento, che è permeato da una causa ingiusta dal punto di vista legale.
Quindi, se un datore di lavoro minaccia di licenziare un dipendente a meno che non accetti condizioni di lavoro illegali, questa azione può costituire un reato di estorsione.
Conclusione
In conclusione, la legge italiana è chiara nel proteggere i diritti dei lavoratori da comportamenti estorsivi da parte dei datori di lavoro. È fondamentale che i dipendenti conoscano i propri diritti e che i datori di lavoro rispettino le leggi del lavoro per evitare conseguenze legali gravi.
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