Come la parte che ha vinto la causa o è stata assolta dalle accuse può recuperare i vari costi sostenuti per affrontare il processo civile o penale.

Dopo un lungo e faticoso processo durato molti anni, sei stato assolto con sentenza definitiva. Il calvario giudiziario è finito, ma rimangono degli strascichi, perché nel frattempo hai dovuto sostenere tutte le spese legali necessarie per la tua difesa. Sarebbe una vittoria di Pirro ottenere finalmente la ragione piena, ma poi doversi addossare tutti i costi per ottenere questo risultato: non sarebbe giusto lasciarli definitivamente a carico di chi aveva provveduto ad anticiparli, sostenendo di tasca propria tutti gli esborsi compiuti nel corso del tempo per pagare l’avvocato, le marche da bollo, le consulenze tecniche, i diritti di copia degli atti, il contributo unificato, le spese di registrazione delle sentenze e molto altro ancora. Così la legge prevede dei rimedi per recuperare, almeno in parte, le somme spese. Quando si può chiedere il rimborso delle spese processuali?

Rimborso spese processuali nelle cause civili

Nel processo civile la legge [1] prevede la regola della soccombenza, che potremmo riassumere nel principio: “chi perde paga”. Il giudice, con la sentenza che definisce la fase della causa svolta davanti a lui, oltre a decidere chi ha ragione e chi ha torto, condanna la parte soccombente a rimborsare alla parte vittoriosa le spese processuali sostenute e ne liquida l’ammontare, insieme agli onorari di difesa (che costituiscono le cosiddette “spese legali“).

Questa regola non si applica sempre: esiste, infatti, la possibilità di compensazione delle spese processuali, che si verifica nei seguenti casi [2]:

• vi è soccombenza reciproca (come avviene quando vengono accolte le contrapposte domande formulate dalle parti in causa);
• la questione trattata è di assoluta novità e non ha precedenti nella giurisprudenza, quindi non esiste un orientamento al quale il giudice può agganciarsi per decidere;
• c’è stato un significativo mutamento di giurisprudenza sulle questioni dirimenti (ad esempio, un intervento della Corte Costituzionale o della Cassazione a Sezioni Unite);
• si ravvisano altre «gravi ed eccezionali ragioni», che però devono essere esplicitamente indicate nella motivazione della sentenza (come ha ribadito di recente la Corte di Cassazione [3], non è valida una formula sbrigativa e generica, del tipo: «vista la particolarità della situazione» o «per la peculiarità della vicenda»).

Quando si può ottenere più del rimborso spese

Se all’esito del processo civile risulta che una delle parti in causa ha agito o resistito in giudizio «in mala fede o con colpa grave» [4] – cioè con la chiara consapevolezza del proprio torto – scatta la responsabilità processuale aggravata, detta anche «lite temeraria».

In questi casi, se la parte vittoriosa lo richiede con un’espressa istanza, da formulare prima che la causa vada in decisione, il giudice dispone «la condanna, oltre che alle spese, al risarcimento dei danni, che liquida, anche di ufficio, nella sentenza». Il giudice può condannare, anche d’ufficio (cioè senza richiesta di parte), il soccombente al pagamento, in favore della parte vincitrice, di una «somma equitativamente determinata» per compensarla economicamente dei disagi e ritardi patiti a causa del comportamento scorretto e sleale della controparte.

Processo penale: rimborso spese per imputati assolti

Dal 2022, gli imputati assolti in un processo penale possono ottenere il rimborso delle spese che hanno sostenuto per la propria difesa. Il rimborso spese processuali agli imputati assolti spetta se c’è stata un’assoluzione con formula piena [4] e disposta con una sentenza divenuta definitiva, cioè irrevocabile e non soggetta ad ulteriori impugnazioni.

Sono rimborsate le spese processuali effettivamente sostenute, documentate nella “parcella vistata” emessa dall’avvocato e munita del parere di congruità del Consiglio dell’Ordine di appartenenza e della quietanza di avvenuto pagamento, che deve essere avvenuto con bonifico bancario e non con altri sistemi (ad esempio, in contanti o mediante assegni).

Le formule assolutorie che danno diritto al rimborso delle spese processuali – per le sentenze divenute irrevocabili dal 1° gennaio 2021 – sono le seguenti:

• perché il fatto non sussiste;
• per non aver commesso il fatto;
• perché il fatto non costituisce reato;
• perché il fatto non è previsto dalla legge come reato (salvo il caso di depenalizzazione del reato).

Il rimborso non spetta se:

• c’è stata un’assoluzione parziale (cioè riferita solo ad alcuni capi di imputazione, mentre per gli altri è intervenuta la condanna);
• il reato è stato dichiarato estinto per prescrizione o per amnistia;
• il reato è stato depenalizzato (come è avvenuto, ad esempio, per l’ingiuria);
• l’imputato ha beneficiato del patrocinio a spese dello Stato (il cosiddetto “gratuito patrocinio“);
• il querelante è stato condannato alla refusione delle spese di lite;
• l’assolto ha diritto al rimborso delle spese legali dall’Ente da cui dipende.

Il rimborso è riconosciuto entro un limite massimo di 10.500 euro per procedimento penale, e comunque entro la disponibilità delle risorse assegnate nell’apposito Fondo stanziato. L’entità del rimborso dipende da alcuni fattori, come la durata del processo e il numero di gradi di giudizio; il ministero della Giustizia dà priorità ai rimborsi relativi alle sentenze assolutorie pronunciate dalla Corte di Cassazione ed ai processi durati complessivamente più di 8 anni. La domanda di rimborso delle spese processuali deve essere presentata, esclusivamente in via telematica, utilizzando la piattaforma del sito del ministero della Giustizia, allegando la documentazione richiesta e indicando le coordinate Iban del conto corrente su cui si desidera ricevere il bonifico.

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