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Quando al dipendente spetta il risarcimento dei danni

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(@angelo-greco)
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Comportamenti illeciti, stressanti e mobbing da parte del datore di lavoro: i diritti del dipendente.

Quando parliamo di lavoro, ci sono regole ben precise che proteggono il lavoratore e che gli assicurano la tutela dei diritti riconosciutigli dalla Costituzione e dallo Statuto dei lavoratori. La loro violazione determina, in gran parte dei casi, il diritto al risarcimento del danno. Ciò può derivare da condotte come il demansionamento, il mobbing o lo straining o, nelle ipotesi meno gravi, da maltrattamenti, ingiurie, diffamazioni o lesioni (anche solo psicologiche). In questo articolo cercheremo di approfondire l’argomento: vedremo cioè quando al dipendente spetta il risarcimento dei danni.

Immagina di essere in ufficio e di trovarti di fronte a comportamenti scorretti, che possono venire sia dal tuo capo sia dai colleghi. Questi comportamenti, che vanno avanti per un certo periodo, possono farti sentire male, non solo mentalmente ma anche fisicamente. Non c’è bisogno di subire una lesione fisica: anche solo quelle nell’umore, la depressione, l’ansia causata da ambienti lavorativi tossici sono causa di risarcimento.

Prendiamo, per esempio, il caso di un capo che ti assegna sempre più lavoro di quanto tu possa gestire, o di colleghi che ti escludono dalle attività di gruppo. Queste situazioni possono portarti a sentirti stressato, isolato e, in casi estremi, possono anche influenzare la tua salute fisica e mentale.

Se queste situazioni ti danneggiano in modo serio, hai il diritto di chiedere un risarcimento, cioè una sorta di “compensazione” per il danno subito. Questo perché la legge pone, all’articolo 2087 del codice civile, un generale dovere del datore di lavoro di tutelare la salute psicofisica dei dipendenti, preservandola da qualsiasi danno o illecito, anche se causato da colleghi o altro personale dipendente (come i superiori gerarchici).

Per poter far valere questo tuo diritto, tuttavia, devi rivolgerti a un giudice: non uno qualsiasi ma necessariamente quello del tribunale del luogo ove si è svolto il tuo rapporto di lavoro.

A volte, i problemi possono nascere anche tra colleghi, per esempio se uno cerca di farti apparire male davanti agli altri o ti tratta in modo ingiusto. Anche in questi casi, puoi difenderti. Se il tuo capo non è intervenuto per fermare questi comportamenti, potrebbe essere ritenuto responsabile per non aver protetto il benessere dei suoi dipendenti.

In sintesi, la legge cerca di proteggerti in molte situazioni che possono capitarti a lavoro, assicurandosi che tu possa lavorare in un ambiente sano e rispettoso. Se ti trovi in una situazione difficile, ricorda che hai dei diritti e che ci sono delle vie legali che puoi percorrere per far valere questi diritti.

Demansionamento e risarcimento dei danni

Immagina di essere assunto in un’azienda per fare un certo tipo di lavoro, per esempio, sei un grafico. Un bel giorno, il tuo capo decide di farti fare tutt’altro, magari occuparti delle telefonate o dell’archivio, senza una vera ragione. Questo cambio di lavoro non solo non ti piace, ma ti fa anche sentire un po’ sminuito, perché non stai usando le competenze per cui sei stato assunto e per le quali hai studiato.

L’articolo 2103 del codice civile stabilisce che il tuo capo non può cambiarti il lavoro per come gli pare, soprattutto se questo nuovo lavoro è molto diverso da quello per cui sei stato assunto o è considerato di “livello inferiore”.

Fino a qualche anno fa, il tuo capo poteva ancora cambiarti lavoro, ma solo se il nuovo lavoro era abbastanza simile a quello che facevi prima, cioè se era “equivalente”. Però, con una nuova legge chiamata Jobs Act, questa possibilità è stata ridotta. Ora, il capo può modificare le tue mansioni solo se questo è dello stesso “livello” di quello che facevi prima, guardando non tanto alle tue competenze personali, ma a quello che generalmente si fa in lavori simili al tuo.

Se il tuo capo non rispetta questa regola e ti fa fare un lavoro che non c’entra nulla con il tuo, si parla di “demansionamento“, cioè ti ha abbassato di mansione senza una giusta ragione. In questi casi, puoi chiedere di essere risarcito per il danno che questa situazione ti ha causato, sia sul piano professionale sia su quello personale.

Però, c’è da dire che ci sono delle eccezioni. Ad esempio, se l’azienda sta cambiando organizzazione e questo influisce sul tuo lavoro, o se nel contratto di lavoro collettivo (quello grande che si fa tra sindacati e associazioni di categoria) è previsto che in certi casi si può cambiare lavoro, allora il tuo capo potrebbe avere il diritto di farti fare un lavoro diverso.

Se ti trovi in una situazione del genere, è importante che tutto venga comunicato per iscritto e che, se il tuo nuovo lavoro richiede delle competenze che non hai, l’azienda ti fornisca la formazione necessaria.

In breve, se senti che il tuo lavoro è stato ingiustamente degradato, hai il diritto di far valere le tue ragioni e, se necessario, chiedere un risarcimento per il danno subito.

Mobbing e risarcimento dei danni

Immagina di essere al lavoro e di trovarti di fronte a comportamenti continui e negativi da parte del tuo capo o dei tuoi colleghi. Questi comportamenti, che durano nel tempo e ti rendono la vita difficile, possono essere considerati come mobbing. Il mobbing può farti sentire isolato, sotto pressione e può persino influire sulla tua salute mentale e fisica.

Per spiegare meglio, prendiamo due esempi.

Mobbing Verticale. Questo tipo di mobbing viene dal tuo capo. Immagina che il tuo capo ti dia sempre più lavoro di quanto non sia umanamente possibile gestire, o che ti critichi continuamente senza motivo, rendendo il tuo ambiente di lavoro insopportabile. Lo scopo di queste azioni deve essere quello di farti sentire inadeguato e spingerti a lasciare il lavoro. Questo è un esempio di mobbing verticale.

Mobbing Orizzontale. Questa forma di mobbing viene dai tuoi colleghi di lavoro. Supponiamo che i tuoi colleghi ti escludano dalle riunioni importanti, spargano voci su di te o si rifiutino di collaborare con te nei progetti di gruppo. Anche queste sono forme di mobbing e possono avere un impatto significativo sulla tua vita lavorativa e personale.

In entrambi i casi, la legge ti protegge. Il tuo datore di lavoro ha il dovere di garantire un ambiente di lavoro sicuro e rispettoso. Se il mobbing proviene dal tuo capo (mobbing verticale), la responsabilità ricade direttamente su di lui per non aver mantenuto questo ambiente. Se, invece, il mobbing viene dai tuoi colleghi (mobbing orizzontale), il tuo capo potrebbe comunque essere ritenuto responsabile se non ha fatto nulla per fermare questi comportamenti, nonostante fosse a conoscenza della situazione.

Attenzione perché ottenere il risarcimento per mobbing non è molto facile. Devi innanzitutto dimostrare che il comportamento è stato reiterato nel tempo. In secondo luogo devi dimostrare i singoli atti: atti che, singolarmente presi, possono essere anche leciti (come il diniego alle ferie in un determinato periodo dell’anno) ma che nel loro complesso devono denotare l’intenzione del datore di emarginare, danneggiare, umiliare il dipendente. È proprio questo “scopo unitario”, che unisce tutti gli atti illeciti, la caratteristica essenziale del mobbing e che lo distingue dallo straining di cui parleremo più avanti.

Se ti trovi in una situazione di mobbing, hai il diritto di chiedere un risarcimento per il danno subito. Questo danno non riguarda solo questioni economiche, ma anche il tuo benessere mentale e fisico. Non è necessario dimostrare ogni piccolo dettaglio; a volte, le circostanze stesse possono essere sufficienti per dimostrare che hai subito mobbing.

Tuttavia il danno alla salute o alla carriera deve sempre essere dimostrato: non è cioè già implicito e presunto nella condotta illecita.

Straining

Abbiamo detto che non è facile dimostrare il mobbing. Ma se il giudice dovesse ritenere comunque che, pur in assenza di prova di un unico disegno criminoso del datore di lavoro, il dipendente ha subito un danno da stress per l’ambiente di lavoro tossico, allora verrebbe liquidato il risarcimento da straining, ossia da situazione di lavoro stressogena.

Immagina di trovarsi in un ambiente di lavoro dove, ogni tanto, il tuo capo o un superiore ti mette sotto pressione con comportamenti che ti fanno sentire stressato e a disagio. Questa situazione non è costante come nel mobbing, dove i comportamenti negativi sono continui e mirati a farti sentire male. Invece, nello “straining”, magari c’è un solo episodio o pochi episodi sparsi nel tempo, ma che ti lasciano comunque una sensazione di stress e tensione prolungata.

Per esempio, pensa a una situazione in cui il tuo capo ti assegna un carico di lavoro impossibile da gestire in una sola giornata, sapendo che non potrai mai completarlo in tempo, o ti critica duramente davanti ai tuoi colleghi per un errore minore, senza un motivo valido. Questi episodi, anche se isolati, possono creare un ambiente di lavoro pesante e stressante per te, influenzando negativamente il tuo benessere a lungo termine.

Lo straining, quindi, è come se ti trovassi di fronte a una grande onda di stress causata da un’azione specifica del tuo capo o superiore, che ti colpisce duramente e lascia effetti negativi nel tempo. Non è necessario che questi comportamenti si ripetano continuamente come nel mobbing, ma anche un singolo episodio può essere considerato straining se ha un impatto duraturo sulla tua salute mentale e sulla tua situazione lavorativa.

Se ti trovi in una situazione del genere, è importante sapere che non sei solo e che ci sono delle protezioni legali anche per queste circostanze. Anche se lo straining potrebbe sembrare meno intenso del mobbing, le sue conseguenze possono essere comunque serie e meritevoli di attenzione.

 
Pubblicato : 30 Gennaio 2024 09:15