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Quali sono le conseguenze di una diffida

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(@angelo-greco)
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Cos’è una diffida e cosa succede se si fanno scadere i termini: scopri cosa comporta l’invio di una diffida, le sue implicazioni legali e le possibili risposte alla ricezione di tale atto.

Nel mondo legale, la diffida è uno strumento utilizzato frequentemente dagli avvocati allorquando devono instaurare un primo contatto con la controparte del proprio cliente. Tuttavia spesso i suoi effetti e le implicazioni pratiche non sono chiare a tutti. Capire quali sono le conseguenze di una diffida,cosa accade dopo l’invio o la ricezione di tale lettera è essenziale per comprendere la giusta strategia di difesa.

C’è tuttavia da dire che la confusione è spesso legata anche alla terminologia. Molte volte, la lettera di diffida viene chiamata in modi diversi: ad esempio “messa in mora”, “contestazione”, “intimazione”, “avviso”. Si tratta, il più delle volte, di sinonimi che indicano quasi sempre lo stesso concetto.

Qui di seguito proveremo a spiegare, in modo pratico e atecnico, cos’è una diffida, come funziona, come ci si deve difendere, quanto tempo si ha per rispondere. Ma procediamo con ordine.

Cos’è esattamente una diffida?

Una diffida è un atto giuridico attraverso il quale una persona intima ad un’altra di compiere o di astenersi dal compiere una determinata azione, generalmente per far valere un diritto o per prevenire una violazione legale.

La diffida è spesso il primo passo in un’azione legale e serve ad avvertire formalmente il destinatario delle intenzioni del mittente.

Chi può inviare una diffida?

La diffida è definita un “atto stragiudiziale”, ossia la cui creazione avviene al di fuori – e a prescindere – da un giudizio. Non necessita quindi di un avvocato, né la sua notifica deve per forza avvenire con l’ufficiale giudiziario.

Il più delle volte le diffide vengono spedite tramite raccomandate o Pec.

Qual è lo scopo della diffida?

Il più delle volte lo scopo della diffida è evitare l’azione legale attraverso un bonario adempimento della prestazione richiesta da parte del destinatario.

Ad esempio, si può inviare una diffida per chiedere al vicino di casa di non fare rumore la notte, per pretendere da un debitore il pagamento di una fattura, per ottenere il rispetto del regolamento di condominio, per sollecitare l’esecuzione di un contratto, per ricevere maggiori chiarimenti in merito a una questione particolare.

In secondo luogo, la diffida segnala chiaramente al destinatario che il mittente è serio nell’intendere far valere i propri diritti.

In terzo luogo, la diffida assegna alla controparte un termine entro cui adempiere, avvisandolo che, in caso contrario, si adiranno le vie legali.

In ultimo, può servire come prova in un eventuale procedimento legale che il mittente ha tentato di risolvere la questione in modo amichevole prima di procedere legalmente.

Insomma, il contenuto della diffida – che può essere il più vario – non deve essere per forza prestabilito dalla legge che peraltro non si preoccupa di disciplinarla. Essa quindi è un “atto di parte”, peraltro non vincolante. Quest’ultimo aspetto merita di essere meglio chiarito.

La diffida è necessaria?

Quasi mai la diffida è necessaria. Per tutte le obbligazioni contrattuali con una data di scadenza (si pensi al pagamento di un debito entro un determinato termine) la diffida non è necessaria poiché l’inadempimento si verifica in automatico.

Anche la richiesta di risarcimento per un comportamento illecito (ad esempio una diffamazione) non richiede necessariamente l’invio della diffida.

La giurisprudenza ha ritenuto che l’amministratore di condominio che voglia sollecitare il pagamento delle quote condominiali non deve inviare una diffida al debitore: se lo fa è solo per evitare aggravi di spese legali alla compagine condominiale.

Questo avvalora quanto detto sopra: la diffida serve per evitare il processo sollecitando una soluzione pacifica della vertenza legale.

Quali sono le conseguenze legali di una diffida?

La diffida ha diverse conseguenze legali. Prima di tutto, serve per informare il destinatario dell’intenzione, da parte del mittente, di far valere un proprio diritto. In tal modo, quest’ultimo non potrà invocare, a proprio fare, l’ignoranza. Facciamo un esempio. Se una persona nota delle chiazze di acqua sul soffitto del proprio appartamento, potrà inviare una diffida al vicino del piano di sopra al fine di chiedergli di riparare la tubatura.

Probabilmente l’effetto principale della diffida è quello di interrompere i termini di prescrizione ossia il decorso del tempo oltre il quale non è più possibile esercitare un diritto in giudizio. Difatti, dal giorno dopo il ricevimento della diffida, il termine di prescrizione torna a decorrere nuovamente da capo. A tal fine però, sostiene la Cassazione, la diffida deve essere firmata. Non avrebbe alcun valore la diffida inviata senza firma o per email semplice.

Come si deve comportare chi riceve una diffida?

La questione più importante da tenere in considerazione è che i termini indicati nella diffida da chi fa valere il proprio diritto non comportano alcuna decadenza. In altre parole, se il debitore adempie con qualche giorno di ritardo, ai fini giuridici non cambia nulla. Cambia solo se, nel frattempo, la controparte ha avviato le pratiche legale, depositando gli atti in tribunale o provvedendo alla loro notifica: in tal caso bisognerà pagare le spese legali conseguenti all’avvio della procedura.

Chi riceve una diffida dovrebbe valutare attentamente il contenuto e le richieste in essa contenute. È consigliabile consultare un avvocato per comprendere appieno le implicazioni e per decidere il corso d’azione più appropriato, che potrebbe essere il rispetto delle richieste del diffidente, la negoziazione di un accordo o la preparazione di una difesa legale in caso di contestazione.

La diffida può sfociare in azioni legali?

Sì, la diffida può sfociare in azioni legali se il destinatario ignora le richieste o se le parti non riescono a raggiungere un accordo. In tal caso, il mittente della diffida può procedere con un’azione legale per far valere i propri diritti. Non c’è un termine massimo entro cui agire in tribunale. Peraltro, per numerose cause (ad esempio in materia immobiliare o per questioni condominiali, per responsabilità medica o diffamazione a mezzo stampa, ecc.) è necessario, prima di adire il giudice, avviare la procedura di mediazione che implica un tentativo di accordo presso un organismo privato.

Quando scade una diffida?

Come anticipato, la diffida non ha una vera e propria data di scadenza, anche se gli avvocati sono soliti – giustamente – fissare un termine ultimo per l’adempimento.

Ci sono però ipotesi in cui, alla scadenza del termine, si producono in automatico alcuni effetti. Si pensi al caso di chi, creditore di una prestazione, fissi un termine ultimo entro cui detta prestazione deve essere eseguita, scaduto il quale non ha più interesse alla stessa. Si immagini a una persona che ha ordinato una stufa a ottobre ma che dopo oltre due mesi non l’ha ancora ricevuta. Avendo questi interesse a non passare l’inverno intero al freddo, assegnerà al debitore un termine finale oltre il quale si riterrà libero da ogni vincolo contrattuale, al fine di acquistare lo stesso pezzo presso un altro rivenditore.

Chi riceve una diffida deve pagare le spese legali?

Spesso, l’avvocato che invia la diffida pone a carico della controparte le spese per il suo intervento (di norma nella misura di qualche centinaio di euro). In realtà si tratta di un obbligo non dovuto: solo un giudice può disporre una condanna del genere.

 
Pubblicato : 25 Gennaio 2024 07:45