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Quali sono i rischi di un conto cointestato?

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(@angelo-greco)
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Vantaggi e svantaggi del conto intestato a più persone con firma disgiunta e congiunta.

Non tutti sono a conoscenza del fatto che, in presenza di un conto cointestato, si possono verificare situazioni spiacevoli in cui uno dei correntisti potrebbe rispondere dei debiti dell’altro. Questa regola, tecnicamente denominata “solidarietà passiva” ed espressa dall’articolo 1854 del Codice civile, merita un approfondimento pratico. Qui di seguito, con linguaggio semplice e adatto anche a chi non è un esperto di diritto, vedremo quali sono i rischi di un conto cointestato. Comprenderemo cosa succede se sul conto dovesse essere presente un fido (la cosiddetta apertura di credito) oppure una situazione passiva (il cosiddetto “conto in rosso”). Ma procediamo con ordine.

Cosa stabilisce la legge sul conto cointestato

Quando si parla di conto corrente cointestato, ci si riferisce a un conto che appartiene a due o più persone, ciascuna con una quota di proprietà. In assenza di accordi specifici, si presume che ciascun cointestatario detenga il 50% della giacenza.

Se i cointestatari decidono una divisione delle quote diversa dal canonico 50%, devono prevederlo in modo espresso con un accordo. In mancanza di tali prove, prevale la presunzione della divisione a metà.

Limiti di utilizzo del conto cointestato

Per quanto riguarda i rapporti interni tra i cointestatari, ognuno di questi dovrebbe limitarsi a utilizzare solo la propria quota del conto, evitando prelievi o spese che superino detto limite. In caso contrario, bisogna restituire l’eccedenza utilizzata o compensare l’altro cointestatario.

Per quanto invece concerne i rapporti tra cointestatari e la banca, vige la duplice regola della:

  • solidarietà attiva: la banca non può evitare al singolo cointestatario di spendere o prelevare una somma superiore alla sua quota (salvo si tratti di conto a “firma congiunta”);
  • solidarietà passiva: in caso di passività sul conto, la banca può chiedere l’integrale pagamento anche a uno solo dei cointestatari.

Quali rischi implica un conto cointestato?

Dunque, come appena visto, i rischi di un conto cointestato sono i seguenti:

  • uno dei cointestatari potrebbe spendere o prelevare una somma superiore alla propria quota o addirittura impossessarsi dell’intero deposito, senza che la banca possa opporsi (per via della regola della solidarietà attiva). L’altro cointestatario, non potendo chiedere la restituzione delle somme all’istituto di credito, dovrà agire contro il responsabile. Ma se quest’ultimo ha già speso tutto e si è reso nullatenente o è scappato ed è irreperibile, ci sarà ben poco da sperare;
  • se sul conto è presente un fido e uno dei cointestatari spende più dell’apertura del credito fatta dalla banca, creando una passività, l’altro potrebbe rispondere dei debiti contratti dal primo (per via della regola della solidarietà passiva). In pratica, con un conto cointestato, ciascun correntista è responsabile verso la banca anche dei debiti contratti dall’altro;
  • se uno dei cointestatari ha debiti, i creditori di quest’ultimo potrebbero pignorare metà del conto corrente, lasciando l’altra al cointestatario non debitore. La Cassazione ha detto, a riguardo, che «la banca può, a meno che le parti non abbiano diversamente disposto, operare la compensazione del credito vantato nei confronti di uno dei cointestatari, non regolato nel conto corrente cointestato, purché in misura superiore alla quota del saldo di spettanza di quest’ultimo» (sent. n. 2023 , n. 10024).

Come evitare i problemi del conto cointestato?

Per evitare rischi nella gestione di un conto cointestato si può optare per un conto a firma congiunta, in cui è richiesto il consenso di tutti i cointestatari per ogni operazione. Sicché, la banca non potrà autorizzare un prelievo o una spesa senza che vi sia anche l’altro cointestatario. Se da un lato tale soluzione rende più rigido l’uso del rapporto bancario, dall’altro lato però offre maggiori garanzie evitando il rischio di un utilizzo indebito.

La firma congiunta offre maggior controllo, mentre quella disgiunta promuove flessibilità.

È possibile optare per un approccio ibrido, ossia un sistema misto, con una soglia oltre la quale è necessario il consenso di tutti i cointestatari, combinando flessibilità e controllo.

Responsabilità in caso di abusi

Nel contesto della firma disgiunta, eccedere nella quota di proprietà può esporre al rischio di azioni legali per il reato di appropriazione indebita e con conseguente richieste di restituzione delle somme e risarcimento di eventuali danni. Con la firma congiunta, invece, la banca garantisce il rispetto della regola del doppio consenso, proteggendo i diritti di entrambi i cointestatari.

Rischi di controlli fiscali

Secondo la Cassazione (Cass. ord. n. 25684/21 del 22.09.2021), ai soli fini fiscali, il denaro versato sul conto cointestato da uno dei due cointestatari si presume essere solo di quest’ultimo, sicché dovrà dichiararlo integralmente. Se la sua intenzione era fare una donazione all’altro cointestatario, come ad esempio il coniuge, per consentendogli di prelevare e spendere, deve dimostrarlo. In altre parole, deve risultare una vera e propria donazione. Tuttavia, la Corte non specifica quale prova sia necessaria per superare il controllo fiscale. Questo rappresenta un problema significativo, poiché la Cassazione ha affermato un principio pericoloso: non si può ritenere che il denaro su un conto cointestato appartenga equamente ai due cointestatari.

Di tanto abbiamo già parlato in Conto cointestato con il coniuge: rischi fiscali.

Questa interpretazione implica che un conto corrente cointestato tra marito e moglie potrebbe essere pericoloso per entrambi, poiché l’Agenzia delle Entrate potrebbe considerarlo sospetto, soprattutto se viene utilizzato prevalentemente da un solo coniuge. Ma la questione non riguarda solo i coniugi. Chiunque abbia un conto cointestato con un parente, come un nonno o uno zio, è a rischio. Se il denaro sul conto proviene esclusivamente da uno dei cointestatari, non si presumerà che metà dell’importo sia una donazione all’altro. Il Fisco potrebbe considerare tali somme come frutto di evasione fiscale e tassarle come reddito non dichiarato.

La sintesi della pronuncia è la seguente: il denaro versato su un conto cointestato non appartiene automaticamente all’altro coniuge e, pertanto, è soggetto a tassazione Irpef quando viene prelevato indebitamente da quest’ultimo.

In termini più tecnici, secondo la Cassazione, il versamento di una somma di denaro da parte di un coniuge su un conto corrente cointestato con l’altro coniuge non costituisce, di per sé, un atto di liberalità. L’atto di cointestazione, con firma e disponibilità disgiunte, di una somma di denaro depositata presso un istituto di credito, che risulta essere appartenuta a uno solo dei cointestatari, può essere qualificato come donazione indiretta solo quando sia dimostrata l’esistenza di una volontà effettiva di donare.

Questa interpretazione della Cassazione ha implicazioni pratiche rilevanti per chi possiede un conto cointestato. Ad esempio, se un marito versa regolarmente i propri stipendi su un conto cointestato con la moglie, e quest’ultima preleva tali somme, potrebbe essere richiesto di dimostrare che il prelievo era effettivamente inteso come una donazione. In assenza di tale prova, l’Agenzia delle Entrate potrebbe considerare il prelievo come un reddito non dichiarato e tassarlo di conseguenza.

 
Pubblicato : 11 Aprile 2024 05:00