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Quali attività rientrano nelle prestazioni occasionali?

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(@carlos-arija-garcia)
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Come funziona il lavoro di breve durata e, comunque, non abituale. Quando applicare il Libretto di famiglia o l’apposito contratto.

Le prestazioni occasionali sono attività lavorative che si svolgono entro certi limiti temporali ed economici, riferiti all’anno civile (dal 1° gennaio al 31 dicembre) in cui si svolge il lavoro. Le soglie, sia per l’utilizzatore (cioè, per il datore) sia per il prestatore sono: 2.500 euro percepiti dal prestatore, al netto di contributi, premi e costi di gestione e 280 ore. In caso di pluralità di rapporti, il limite di compenso complessivo totale è fissato in 5.000 euro netti. Ma quali attività rientrano nelle prestazioni occasionali?

Qualsiasi privato, inteso come persona fisica, può ricorrere a prestazioni di lavoro occasionali, al di fuori dell’esercizio dell’attività professionale o d’impresa, utilizzando un libretto nominativo prefinanziato, cioè il cosiddetto «Libretto famiglia».

Questa tipologia contrattuale può essere utilizzata per le attività legate alla gestione dell’ambito familiare, e precisamente per:

  • piccoli lavori domestici, compresi lavori di giardinaggio, pulizia o manutenzione;
  • assistenza domiciliare ai bambini e alle persone anziane, ammalate o con disabilità;
  • insegnamento privato supplementare (il caso delle classiche ripetizioni post-scuola).

Se il prestatore, impiegato mediante Libretto famiglia, viene di fatto adibito ad attività diverse da quelle appena indicate, il datore rischia la maxisanzione per lavoro nero.

Sono, tuttavia, computati in misura pari al 75% del loro importo i compensi per prestazioni di lavoro occasionale rese:

  • dai titolari di pensione di vecchiaia o di invalidità;
  • dai giovani con meno di 25 anni di età;
  • dai disoccupati;
  • dai percettori di prestazioni integrative del salario o di sostegno del reddito.

È in ogni caso vietato chiedere delle prestazioni occasionali ad un soggetto con il quale è in corso o è cessato da meno di sei mesi un rapporto di lavoro subordinato (salvo che in somministrazione) o di collaborazione coordinata e continuativa, pena la conversione sin dall’inizio in rapporto di lavoro a tempo pieno e indeterminato.

La prestazione di breve durata e, comunque, non abituale può essere regolata anche da un apposito Contratto di prestazione occasionale, equiparabile al Libretto di famiglia. In tale contesto, imprenditori, professionisti, lavoratori autonomi, associazioni, fondazioni e altri enti di natura privata possono ricorrere alle prestazioni occasionali se occupano fino a dieci dipendenti a tempo indeterminato. Nel calcolo:

  • sono compresi i lavoratori di qualunque qualifica, esclusi gli apprendisti;
  • i lavoratori part-time sono computati in proporzione all’orario svolto, rapportato al tempo pieno;
  • gli intermittenti sono conteggiati in proporzione all’orario effettivamente svolto.

In ogni settore e per lo svolgimento di qualsiasi attività è consentito l’utilizzo di prestazioni occasionali, tranne che per:

  • esecuzione di appalti di opere o servizi;
  • imprese dell’edilizia e di settori affini;
  • imprese esercenti l’attività di escavazione o lavorazione di materiale lapideo, del settore delle miniere, cave e torbiere.

Cosa deve fare il privato per fruire di prestazioni occasionali?

Il privato che vuole ricevere delle prestazioni di lavoro occasionali deve, innanzitutto, registrarsi all’interno della «piattaforma informatica Inps».

L’utilizzatore deve, inoltre, alimentare il proprio portafoglio virtuale, versando attraverso questa piattaforma o con modello F24 le somme relative agli oneri retributivi e assicurativi da sostenere. Ogni versamento deve essere pari a 10 euro o a suoi multipli (20, 30 40, 50, ecc.).

Il privato può chiedere il rimborso delle somme versate e non utilizzate presentando domanda tramite la piattaforma Inps.

L’utilizzatore non è tenuto al rispetto della normativa in materia di salute e sicurezza sul lavoro.

Quanto vengono pagate le prestazioni occasionali verso privati?

Per prestazioni occasionali di durata fino a 1 ora, il prestatore ha diritto a un compenso netto di 9 euro, contenuti in un titolo di pagamento inserito nel Libretto famiglia.

Oltre al compenso netto, per ciascun titolo di pagamento erogato sono interamente a carico dell’utilizzatore:

  • la contribuzione Inps, pari a 1,65 euro;
  • il premio Inail, stabilito nella misura di 0,25 euro;
  • un importo di 0,10 euro per il finanziamento degli oneri gestionali.

Significa che il costo complessivo di una prestazione di durata fino ad 1 ora è pari ad 11 euro.

Il prestatore riceve il compenso dall’Inps entro il giorno 15 del mese successivo alla prestazione. I compensi percepiti dal prestatore:

  • sono esenti da imposizione fiscale;
  • non incidono sul suo stato di disoccupato;
  • sono computabili ai fini della determinazione del reddito necessario per il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno.

In corso di rapporto, il prestatore ha diritto:

  • al rispetto dei riposi previsti in materia di orario di lavoro;
  • all’assicurazione IVS (invalidità, vecchiaia e superstiti) con iscrizione alla Gestione separata Inps e all’assicurazione Inail contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali.

Cosa deve fare il privato dopo la prestazione occasionale?

Entro il giorno 3 del mese successivo allo svolgimento della prestazione occasionale, l’utilizzatore è tenuto a comunicare all’Inps:

  • i dati identificativi del prestatore;
  • il compenso pattuito;
  • il luogo di svolgimento;
  • l’ambito e la durata della prestazione;
  • ogni altra informazione necessaria ai fini della gestione del rapporto.

La comunicazione deve essere fatta attraverso la solita piattaforma Inps o i servizi di contact center dell’Istituto. Il prestatore riceve contestuale notifica tramite SMS o messaggio di posta elettronica.

Prestazione occasionale: quando va fatta la ritenuta d’acconto?

Se il committente è un’azienda o un libero professionista con partita Iva, viene emessa una ricevuta per prestazione occasionale con ritenuta d’acconto pari al 20% (al 30% per i non residenti in Italia).

In pratica, quando viene pagata la prestazione, il collaboratore emette la ricevuta ed il committente:

  • versa l’importo netto al collaboratore;
  • versa l’importo della ritenuta d’acconto allo Stato per conto del collaboratore entro il 16 del mese successivo alla data del pagamento.

Significa che il committente paga il lordo indicato nella ricevuta versando:

  • l’80% al collaboratore in qualità di compenso netto;
  • il 20% allo Stato in qualità di ritenuta d’acconto.

L’anno successivo, al momento della dichiarazione dei redditi, lo Stato:

  • restituisce al collaboratore una parte o l’intera percentuale pagata sotto forma di credito di imposta;
  • oppure chiede un conguaglio se il 20% è una percentuale inferiore rispetto alle tasse che il collaboratore deve pagare.

La ricevuta deve contenere almeno le seguenti informazioni:

  • data di emissione;
  • numero progressivo della ricevuta emessa;
  • dati anagrafici del prestatore (nome, cognome, indirizzo e codice fiscale);
  • dati del committente (denominazione della società cliente oppure il nome e il cognome del professionista, l’indirizzo, il codice fiscale e la partita IVA);
  • descrizione dell’attività svolta;
  • compenso concordato;
  • ritenuta d’acconto (20%);
  • riferimenti normativi (esenzione IVA ai sensi dell’art. 5, D.P.R. 633/1972 e, se si applica la ritenuta d’acconto, art. 25, D.P.R. 600/1973).
 
Pubblicato : 15 Maggio 2023 09:45