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Qual è la somma minima per pagare con la carta?

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(@paolo-remer)
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Micropagamenti: qual é la cifra minima che deve accettare l’esercente e cosa succede se rifiuta.

Caffè, colazione, giornale, bibita, biglietto dell’autobus: sono tante le occasioni in cui ci troviamo a spendere qualche euro soltanto e, per comodità o semplicemente perché non abbiamo soldi spicci in tasca, vorremmo pagare con la carta anziché in contanti. Ma molti esercenti non vedono di buon occhio queste richieste, e rifiutano i cosiddetti micropagamenti. A parte l’insoddisfazione dei clienti, che talvolta sfocia in proteste e liti, senza risolvere nulla, la domanda da porsi in questi casi è: qual è la somma minima per pagare con la carta?

Il commerciante deve accettare i pagamenti con carta?

Molte attività commerciali accettano la carta di credito o il bancomat solo per somme superiori a un certo importo, cercando così di tagliare l’incidenza delle commissioni bancarie e per l’utilizzo del terminale di pagamento Pos: infatti alcuni contratti prevedono costi fissi, altri applicano le spese in percentuale sul valore di ogni transazione. Le condizioni applicate dipendono dal volume d’affari dell’esercente, dal tipo di carta prescelto, dal circuito di pagamento utilizzato, dal numero e dall’importo medio delle transazioni: un supermercato avrà, probabilmente, commissioni diverse rispetto a quelle di un gioielliere.

Per incentivare gli esercenti ad accettare i pagamenti elettronici e le transazioni digitali, la normativa recente ha ridotto i costi commissionali massimi applicabili entro determinati limiti: una direttiva europea (la PSD2 del 2018) prevede che quelli spettanti alla banca emittente non possano superare lo 0,2% dell’importo per i pagamenti con carte di debito, come i bancomat, e le prepagate, e lo 0,3% dell’importo per le carte di credito. Ma a questo costo base bisogna aggiungere le ulteriori commissioni per remunerare i circuiti di pagamento che svolgono l’operazione e quelle per l’operatore che gestisce il Pos (se non è prevista la formula all inclusive a canone fisso mensile), quindi in totale si arriva mediamente, allo 0,7% e non si può superare l’1,2% complessivo.

In assenza di provvedimenti normativi (Governo e Parlamento stanno ancora discutendo) molti circuiti di intermediazione hanno introdotto, di propria iniziativa una soglia di esenzione completa per i micropagamenti, con soglie minime variabili, a seconda dell’operatore, tra i 10 ed i 15 euro, al di sotto delle quali l’operazione è gratuita.

Inoltre, dal 2022 i commercianti con ricavi inferiori a 400mila euro annui possono beneficiare del bonus Pos, che consiste in un credito d’imposta del 30% delle commissioni addebitate sui pagamenti elettronici eseguiti tramite carte.

C’è obbligo di Pos per i tabaccai?

Anche i tabaccai devono accettare i pagamenti con il Pos: lo ha stabilito un recente provvedimento dell’Agenzia delle Dogane, che – a partire dal 26 giugno 2023 – ha cancellato l’esenzione per le rivendite di generi di monopolio, che era stata stabilita (in deroga alla normativa generale riguardante tutti gli esercizi commerciali) a ottobre 2022.

Ciò significa che da tale data anche i tabaccai hanno l’obbligo incondizionato di ricevere i pagamenti elettronici, se i clienti desiderano usare le loro carte anziché i contanti. Quindi si può pagare con carta per gli acquisti di sigarette, marche da bollo, francobolli e tutti gli altri generi di monopolio per i quali l’esercente percepisce un ricavo fisso.

C’è un importo minimo per pagare con carta?

La legge di Stabilità 2016 aveva fissato un limite minimo di 30 euro, al di sotto del quale l’esercente poteva rifiutare il pagamento con carta, e al di sopra del quale, invece, era obbligato a riceverlo. Ma la legge di Bilancio 2020 ha modificato quelle disposizioni, e ha introdotto un nuovo importo minimo per poter pagare con carte di credito o di debito, pari a 5 euro.

Nel 2022 anche questo limite minimo è stato abolito, sicché, attualmente, ogni cliente in tutta Italia ha il diritto di pagare con carta per qualsiasi importo, anche di pochi centesimi, e l’esercente non può pretendere di ricevere la somma in contanti. Se ciò avviene, scattano le sanzioni che ora ti illustriamo.

Quali sanzioni per l’esercente che non accetta i pagamenti con carta?

Il Pos è obbligatorio dal 2012, ma soltanto a luglio 2022 – dopo un lungo periodo di “incubazione” e di parziali retromarce – sono entrate in vigore le sanzioni per gli esercenti che non accettano i pagamenti elettronici (caso ancora piuttosto frequente), o che, nonostante l’obbligo di averlo, non sono ancora muniti di tale dispositivo (caso ormai raro).

La sanzione attuale è pari a 30 euro più il 4% dell’importo della transazione rifiutata. Ad esempio, se un cliente prende un caffè al bar, al prezzo di un euro, e l’esercente rifiuta il pagamento con carta, subirà una sanzione pari a 30 euro e 40 centesimi (30 euro in misura fissa, più il 4% di un euro). È evidente che la parte fissa della sanzione serve proprio a scoraggiare le opposizioni ai pagamenti digitali per le transazioni di piccolo importo, altrimenti la multa sarebbe irrisoria.

Non finisce qui, perché esiste una scappatoia: l’esercente può evitare la multa se riesce a giustificare il rifiuto della transazione digitale con il motivo del mancato funzionamento del Pos per «oggettiva impossibilità tecnica» di utilizzarlo, ad esempio perché si è improvvisamente rotto, o per assenza di connettività alla rete internet, o per un crash del circuito di pagamento che mette fuori servizio la linea.

Si possono addebitare ai clienti le commissioni Pos?

Infine, chiariamo un altro importante aspetto: i commercianti non possono in nessun caso addebitare ai clienti le commissioni del Pos e del circuito di pagamento da essi utilizzato. Lo vieta l’articolo 62 del Codice del consumo, in base al quale i «professionisti» (intendendo, con questo termine, tutti gli imprenditori, commercianti, liberi professionisti, lavoratori autonomi ed artigiani) non possono imporre ai «consumatori» (cioè a chi acquista come privato, anziché come imprenditore, quindi senza partita Iva) le spese relative all’uso degli strumenti di pagamento. Quindi ogni sovrapprezzo è illegittimo e comporta pesanti sanzioni applicate dall’AGCM (Autorità Garante Concorrenza e Mercato).

Anche le condizioni di contratto stipulato tra l’esercente ed il circuito di pagamento utilizzato (ad esempio, Visa, Maestro, Mastercard, PagoBancomat) escludono la possibilità di addebitare canoni e commissioni ai clienti, e in ogni caso non consentono di stabilire o imporre un importo minimo di spesa per accettare il pagamento con la carta.

 
Pubblicato : 12 Settembre 2023 07:30