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Qual è il ruolo della Corte costituzionale?

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(@mariano-acquaviva)
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Perché la Consulta è il “giudice delle leggi”? Qual è la differenza tra giudizio in via incidentale e giudizio in via principale? Cos’è il conflitto di attribuzioni?

In Italia c’è un giudice che non condanna le persone ma le leggi: è la Corte costituzionale. Si tratta di un organo unico, nel senso che non ce ne sono altri che hanno le stesse funzioni: ciò significa che le decisioni della Corte costituzionale (nota anche come Consulta) sono inappellabili e devono essere rispettate da tutti. Qual è il ruolo della Corte costituzionale?

Come vedremo, la Consulta svolge essenzialmente due funzioni: controllare che le leggi rispettino la Costituzione; risolvere i conflitti tra Governo e Regioni. Quasi inutile dire che il ruolo più importante è sicuramente quello di “giudice delle leggi”. Da questo punto di vista, la Corte vigila su tutti i diritti che la Costituzione riconosce ai cittadini, impedendo abusi da parte dello Stato. Ad esempio, se il Parlamento emanasse una legge discriminatoria per le donne, la Consulta interverrebbe subito per eliminarla. Se l’argomento t’interessa, prosegui nella lettura: vedremo insieme qual è il ruolo della Corte costituzionale.

Cos’è la Corte costituzionale?

La Corte costituzionale è un organo di giustizia previsto direttamente dalla Costituzione. Si tratta di un collegio, cioè di un insieme di persone, a cui è affidato l’importantissimo compito di giudicare le leggi e i conflitti tra Stato e Regioni.

Cosa fa la Corte costituzionale?

Di seguito le funzioni della Corte costituzionale:

  • controlla che le leggi e gli atti ad esse equiparati (decreti legge, decreti legislativi e leggi regionali) siano rispettosi della Costituzione;
  • giudica sui conflitti tra Stato e Regioni e tra Regioni;
  • giudica sui conflitti tra poteri dello Stato (ad esempio, tra Parlamento e magistratura);
  • giudica il Presidente della Repubblica messo in stato di accusa dal Parlamento;
  • verifica l’ammissibilità dei referendum abrogativi;
  • controlla la legittimità degli statuti delle Regioni ordinarie.

Di tutte queste funzioni, la più nota è sicuramente la prima, cioè quella che vede la Corte costituzionale impegnata nel verificare che tutte le leggi (e gli atti equiparati) non contrastino con la Costituzione. Analizziamo meglio questo aspetto.

Corte costituzionale: qual è il suo ruolo?

Il ruolo principale della Corte costituzionale è quello di “giudice delle leggi”: la Consulta confronta le leggi del Parlamento e delle Regioni con i principi contenuti nella Costituzione, stabilendo se questi ultimi sono rispettati o meno.

Nel caso in cui la legge presa in esame dovesse risultare contrastante con la Costituzione, allora la Consulta ne decreta l’annullamento.

La Corte costituzionale, quindi, non giudica le persone ma le leggi, condannando quelle “colpevoli” di incostituzionalità a sparire dall’ordinamento giuridico. In pratica, la condanna della Corte costituzionale è l’abrogazione.

Come ricordato poc’anzi, però, il ruolo della Consulta non è solo quello di giudicare le leggi, ma anche di stabilire chi ha ragione tra Stato e Regioni quando tra loro è sorto un conflitto di attribuzioni: si pensi alla Regione che ritiene che un atto amministrativo dello Stato sia intervenuto in una materia di propria competenza. In casi del genere, la Regione può impugnare il provvedimento statale davanti alla Corte costituzionale affinché lo annulli. Lo stesso può fare, a propria volta, lo Stato nei riguardi di un atto regionale.

Esempi di leggi incostituzionali

Tornando al ruolo di “giudice delle leggi” tipico della Consulta, solo a titolo di esempio si elencano alcune norme che sono state dichiarate incostituzionali nel corso degli anni:

  • reato di adulterio. La Corte costituzionale lo dichiarò illegittimo in quanto puniva solamente la donna, violando così il principio di uguaglianza stabilito dalla Costituzione;
  • reato di concubinato, in quanto violava la parità tra marito e moglie all’interno dell’unione familiare;
  • reato di plagio, poiché fattispecie troppo indeterminata;
  • tutte le norme che attribuiscono automaticamente al figlio il cognome del padre;
  • la norma dello statuto dei lavoratori in cui, nel caso di manifesta insussistenza del fatto posto a base del licenziamento, il giudice non ordina in automatico la condanna del datore alla reintegrazione nel posto di lavoro e al pagamento di un’indennità risarcitoria.

Corte costituzionale: cos’è il giudizio in via incidentale?

La Corte costituzionale è un giudice un po’ particolare non solo perché condanna le leggi e non le persone ma anche perché non è possibile farvi ricorso direttamente: ai cittadini è infatti precluso chiedere alla Consulta di esprimersi su una legge che si ritiene illegittima.

È per questo motivo che il giudizio di legittimità costituzionale viene denominato “incidentale”: esso sorge su impulso del giudice che si trova a dover applicare la norma che ritiene essere incostituzionale.

Prendiamo il caso dell’adulterio visto nel paragrafo precedente. Il giudice che si è trovato a dover giudicare la donna responsabile di questa condotta ha sospeso il processo e ha sottoposto alla Corte costituzionale la questione di legittimità, e cioè se il reato dovesse essere ritenuto costituzionale o meno.

Il giudizio della Consulta è quindi “incidentale” perché è una sorta di parentesi che si apre all’interno del processo in cui la norma sospettata di illegittimità dovrebbe essere applicata.

Corte costituzionale: cos’è il giudizio in via principale?

Il ricorso diretto alla Corte costituzionale è consentito solamente allo Stato e alle Regioni. Per la precisione, il ricorso di legittimità da parte dello Stato e delle Regioni per sollevare problemi di incostituzionalità riguardo leggi statali e regionali deve essere esercitato entro sessanta giorni dalla pubblicazione delle leggi.

Tuttavia, mentre la Regione può contestare una legge dello Stato o di altre Regioni soltanto quando la sua sfera di competenza subisce delle limitazioni, lo Stato può impugnare una legge regionale per denunciare il contrasto con qualsiasi parametro di legittimità costituzionale.

Mentre la Regione deve dunque dimostrare la concreta invasione di una sfera di competenza propria, il Governo non deve dimostrare un concreto interesse a ricorrere, in quanto agisce a tutela dell’ordinamento giuridico complessivo.

In definitiva, soltanto lo Stato e le Regioni possono ricorrere direttamente alla Corte costituzionale, cosicché gli altri soggetti che non possono adire direttamente il giudice delle leggi hanno comunque la possibilità di intervenire in via incidentale.

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Pubblicato : 21 Novembre 2022 10:30