Presidente non verbalizza quanto richiesto dal condomino
Che succede se il presidente d’assemblea si rifiuta di mettere a verbale le dichiarazioni di uno dei condòmini?
Anche se non è previsto dalla legge, il presidente dell’assemblea condominiale svolge un ruolo fondamentale all’interno dell’adunanza: il suo compito è infatti quello di dirigere la riunione, assicurandosi che la stessa si svolga nel rispetto della legge e del regolamento. Cosa succede però se il presidente, “ebbro di potere”, decide di fare a modo suo, ad esempio negando il diritto di parola oppure non verbalizzando le dichiarazioni dei condòmini? Approfondiamo la questione.
Presidente assemblea condominio: quali sono i suoi compiti?
Come anticipato in apertura, la figura del presidente di condominio non è contemplata dalla legge; la conseguenza è che i suoi compiti sono per lo più rimessi alle disposizioni regolamentari o, in mancanza, a ciò che solitamente avviene nella prassi.
In linea di massima, possiamo dire che il presidente si occupa di dirigere l’assemblea assicurandosi che essa si svolga nel rispetto delle regole previste dalla legge e dal regolamento.
Innanzitutto, il presidente deve verificare che tutti gli aventi diritto siano stati convocati.
Per fare ciò, dopo aver fatto l’appello dei presenti verifica che gli assenti abbiano ricevuto l’avviso notificato dall’amministratore.
Effettuato questo primo adempimento, il presidente chiama i punti all’ordine del giorno, dando la parola a chi vuole intervenire e, infine, invitando i presenti a votare.
Tutto ciò che accade viene messo nero su bianco dal segretario, il quale è solitamente scelto dal presidente tra i presenti.
Ogni votazione deve riportare i condòmini favorevoli, contrari e astenuti, con i relativi millesimi che rappresentano (personalmente e/o per delega).
Al termine, il presidente sottoscrive il verbale, decretandone la chiusura.
Come ha più volte ricordato la giurisprudenza, la firma del verbale da parte del presidente non è condizione di validità dello stesso, il quale deve quindi ritenersi ugualmente legittimo anche in assenza.
Le dichiarazioni rese in assemblea vanno messe a verbale?
Anche i criteri e le modalità di redazione del verbale non sono chiariti dalla legge, dalla quale si desume solamente che le operazioni assembleari devono risultare da un documento scritto (il verbale, appunto).
Solitamente, le dichiarazioni, le osservazioni e gli interventi dei partecipanti, ove vi sia espressa richiesta, sono esposti in verbale, in modo succinto e sempreché siano inerenti a ciascun ordine del giorno posto in discussione e a votazione.
Se, al contrario, si tratta di interventi estemporanei (come spesso accade, purtroppo), non vi sono dubbi sul fatto che non sussista obbligo alcuno da parte del presidente.
Inoltre, deve essere annotato ciò che succede durante il corso dell’assemblea: allontanamento di un condomino, sostituzione del delegante al delegato per l’intervento del primo, delega espressa dal condomino allontanatosi, ecc.
Presidente: può rifiutarsi di verbalizzare le dichiarazioni dei condòmini?
Veniamo ora al quesito che fornisce il titolo all’intero articolo: che succede se il presidente rifiuta di verbalizzare alcune dichiarazioni dei condòmini? In linea di massima, nulla.
Il verbale assembleare ha la funzione di documentare la valida costituzione dell’assemblea, la formazione e il contenuto della volontà espressa attraverso le delibere.
Questo significa che un verbale può ritenersi valido anche se non sono trascritte le dichiarazioni dei presenti: ciò che conta è che nello stesso siano riportati i nominativi dei partecipanti (personalmente e per delega) nonché dei millesimi che rappresentano, al fine della verifica del rispetto dei necessari quorum, oltre all’esito della votazione (con indicazione dei favorevoli e dei contrari).
Non è quindi strettamente indispensabile che le dichiarazioni siano messe a verbale: ciò che conta è che lo sia la dichiarazione di voto, la quale non deve quindi essere accompagnata da alcuna spiegazione.
Se il condomino Tizio vuole spiegare le ragioni del suo dissenso in merito all’argomento messo all’ordine del giorno, queste possono anche non essere trascritte all’interno del verbale, in quanto ciò che conta è solamente il voto.
Ci sono tuttavia delle ipotesi in cui la dichiarazione resa dal condomino non costituisce un mero “vezzo” bensì un diritto che ha precise conseguenze.
È il caso, ad esempio, della dichiarazione di dissenso alle liti, grazie alla quale il condomino, prendendo le distanze dalla causa che il condominio intende promuovere, beneficia dell’esonero dal pagamento delle spese di soccombenza [1].
Ebbene, in un’ipotesi del genere non ci sono dubbi circa l’obbligo, per il presidente, di far mettere a verbale la dichiarazione del condomino; in mancanza, non solo questi potrebbe proporre impugnazione entro il termine di trenta giorni ma potrebbe perfino agire contro il presidente per chiedergli il risarcimento dei danni.
-
Rischi di chi guida un’auto altrui e fa un incidente con colpa
2 giorni fa
-
Impossibilitato a pagare: cosa dice la legge
2 giorni fa
-
Arma già denunciata: l’erede deve ripetere la denuncia?
2 giorni fa
-
Si può prolungare un contratto di lavoro stagionale oltre 6 mesi?
2 giorni fa
-
In che modo la trasferta influisce sulla carriera?
2 giorni fa