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Precedenza di fatto: cos’è e a chi spetta?

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(@paolo-remer)
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Come regolarsi quando un altro veicolo ha già impegnato l’incrocio e si trova al centro della strada? In caso di incidente chi ha ragione?

Stai guidando su una strada con diritto di precedenza quando, in prossimità di un incrocio, un altro veicolo non si ferma allo stop e invade la carreggiata. Te lo trovi davanti all’improvviso, proprio mentre stai sopraggiungendo. L’urto è inevitabile. Per fortuna, la velocità non era elevata e le conseguenze dell’incidente non sono gravi. Discutendo con l’altro conducente, lui sostiene di avere ragione, perché aveva impegnato l’incrocio in anticipo e invoca la precedenza di fatto. Cos’è e a chi spetta questa particolare regola – chiamata anche precedenza cronologica – che sembra privilegiare chi arriva prima, in barba a tutte le regole del Codice della strada? È mai possibile che chi taglia la strada ad un altro veicolo possa pretendere di avere ragione?

Precedenza di fatto: cosa significa?

In verità, la legge non prevede la precedenza di fatto, ma diverse sentenze ne parlano e la applicano. In altre parole: nel Codice della strada non troverai nessuna norma che cita la precedenza di fatto. Questo concetto è una creazione giurisprudenziale, ma è una “trovata” molto utile per dirimere i casi controversi e stabilire chi ha torto o ragione in un incidente stradale.

Ricorrendo alla precedenza di fatto, i giudici possono scagionare chi ne ha usufruito, anche se apparentemente aveva torto e avrebbe dovuto fermarsi per consentire il passaggio all’altro veicolo. Questo ti sembrerà strano ed è giusto che la pensi così, almeno a prima vista. Infatti, se hai frequentato un corso di scuola guida ed hai conseguito la patente sai bene che c’è l’obbligo di dare precedenza a chi arriva da destra o nei casi imposti dal relativo segnale (il famoso triangolo rovesciato con la punta in giù, i bordi rossi e il centro bianco). Quando poi c’è lo stop, bisogna fermarsi in ogni caso e accertarsi che non stiano sopraggiungendo veicoli prima di poter passare.

Ma queste nozioni elementari e risapute non bastano per capire come attribuire la responsabilità giuridica in caso di incidente: qui, bisogna ricorrere alle norme stabilite dal Codice civile sulla ripartizione del concorso di colpa tra i conducenti coinvolti in un sinistro. In teoria il concetto è elementare, ma in pratica l’attribuzione delle rispettive responsabilità non è affatto semplice.

Anche per questo nelle situazioni più complesse si ricorre alla precedenza di fatto. Prosegui la lettura: questo concetto ti sarà molto utile per capire come comportarti quando arrivi ad un incrocio, o sei in una rotonda, e trovi una vettura antagonista che si immette passando senza fermarsi, dunque senza rispettare la “classica” precedenza, quella che già ben conosci ma in questi casi serve a poco.

Prima di affrontare l’argomento, un’avvertenza: non bisogna mai giungere a conclusioni affrettate, perché, anche se è vero che la regola della precedenza di fatto serve talvolta a dirimere le controversie stradali, la ragione non è mai di chi se la prende, ad esempio svoltando all’improvviso o ingombrando un incrocio; altrimenti sarebbe troppo facile ed anche ingiusto.

Come si ripartisce la responsabilità di un incidente stradale?

Il Codice civile [1] stabilisce la presunzione di pari responsabilità di ciascuno dei conducenti coinvolti nel sinistro. È la fondamentale, regola del concorso di colpa al 50%, che però soggiace a due importanti limiti:

  • è una presunzione relativa, ossia superabile dalla prova contraria offerta da uno dei due conducenti che dimostra l’assenza di propria responsabilità (o un grado di colpa minore del 50%) oppure la totale, o comunque maggiore, responsabilità altrui nella causazione dell’incidente;
  • è una regola sussidiaria, che opera – come afferma la Cassazione [2], «soltanto nel caso in cui le risultanze probatorie non consentano di accertare in modo concreto in quale misura la condotta dei due conducenti abbia cagionato l’evento dannoso e di attribuire le effettive responsabilità del sinistro».

In sostanza, quando non ci sono elementi per stabilire che uno dei due conducenti ha più ragione, o più torto, dell’altro, ci si “accontenta” di ripartire la responsabilità in grado uguale tra i due; ma basta poco per far pendere la bilancia in favore dell’uno o dell’altro. Infatti, la conseguenza pratica più importante dell’applicazione della regola del concorso di colpa – temperato dalle due peculiarità che abbiamo appena visto – è che il conducente che riesce a fornire la prova liberatoria a proprio favore andrà indenne da responsabilità: questo accade se dimostra – come prescrive la legge [3] – «di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno». E allora la colpa sarà attribuita integralmente all’altro soggetto.

Questa prova liberatoria può essere fornita in qualsiasi maniera, purché con elementi chiari e convincenti: dunque, mediante testimonianze, filmati, ricostruzioni cinematiche della dinamica dell’incidente, verbali della polizia intervenuta per eseguire i rilievi descrittivi della scena del sinistro e per contestare infrazioni ai conducenti dei veicoli coinvolti.

Precedenza agli incroci: quali regole?

La regola di fare tutto il possibile per evitare il danno è assoluta e vale nei confronti di entrambi i guidatori dei veicoli coinvolti nel sinistro stradale. Questo comporta che il giudice deve valutare se essa è stata rispettata anche da chi, tra i due conducenti, ha dimostrato una minore responsabilità dell’altro nel provocare l’incidente. Questo è proprio il caso di chi viola il normale diritto di precedenza spettante a chi sopraggiunge in prossimità di un incrocio [4]: nonostante ciò, il conducente che si vede tagliare la strada deve comunque cercare di evitare lo scontro, e se invece lo provocherà ne sarà responsabile.

Quindi, tieni presente che neanche all’incrocio con diritto di precedenza si può correre. Anzi, se il veicolo con diritto di precedenza sopraggiunge all’incrocio a velocità eccedente il limite imposto in quel tratto, o comunque non commisurata alle concrete condizioni di visibilità e di traffico, il suo conducente si vedrà attribuita una quota – pur minoritaria, a seconda dei casi – di responsabilità per l’incidente. Un esempio chiarirà come funziona il meccanismo e perché la precedenza non dà sempre la ragione al conducente in favore del quale è stabilita.

Una bicicletta che proviene da una strada laterale non si ferma all’incrocio, ed invade una strada statale senza concedere la dovuta precedenza ai veicoli che stanno passando. Una macchina che corre troppo forte, ben oltre i limiti di velocità consentiti in quel tratto, la investe e uccide il ciclista. Il conducente dell’autovettura, pur avendo diritto di precedenza, sarà sicuramente corresponsabile dello scontro: procedendo a una velocità inferiore avrebbe potuto compiere una manovra di emergenza, come una frenata o una sterzata, in modo da evitare l’impatto o, almeno, ridurne le conseguenze.

La regola della precedenza di fatto: come funziona?

La regola della precedenza di fatto non è stabilita dalla legge ma è una creazione giurisprudenziale, adottata per contemperare un’applicazione troppo rigida delle consuete norme. Il concetto di fondo è molto semplice: chi arriva per primo acquisisce il diritto di passare, anche se sino a quel momento non gli spettava in base al Codice della strada.

Nella pratica, la regola della precedenza di fatto si applica più frequentemente a chi proviene da sinistra e si immette nella sede stradale, così violando l’obbligo di dare precedenza a chi sopraggiunge da destra. Vale anche l’inverso, cioè quando si svolta a sinistra occupando momentaneamente la carreggiata di chi proviene in senso inverso, e si trova sulla sua corsia di marcia, così togliendogli la precedenza.

Una signora sta tornando a casa percorrendo la strada principale. Giunta in prossimità della sua abitazione, svolta a sinistra per immettersi nella strada laterale, mettendo la freccia e assicurandosi che non stiano sopraggiungendo veicoli. Dall’altra parte, però, arriva all’improvviso una macchina a forte velocità che la colpisce, impattando sul lato destro. Se questa auto procedeva a velocità eccessiva e oltre i limiti consentiti, la conducente potrà invocare in suo favore la precedenza di fatto, proprio perché stava svoltando regolarmente.

Quindi non è vero che chi non dà la precedenza ha sempre torto, così come, nella situazione inversa, è falso affermare che chi svolta con diritto di precedenza ha sempre ragione. La particolare regola della precedenza di fatto può modificare parecchio l’attribuzione delle rispettive responsabilità nella causazione del sinistro.

Precedenza di fatto: quali limiti?

Per invocare in proprio favore la precedenza di fatto ed escludere, o ridurre, il proprio concorso di colpa occorre rispettare queste due essenziali condizioni:

  • aver impegnato l’incrocio con sufficiente anticipo rispetto al veicolo dotato di precedenza ai sensi del Codice della strada (non si può invocare la precedenza di fatto se si irrompe in un incrocio mentre altre auto stanno già passando);
  • intraprendere l’attraversamento dell’incrocio, o del diverso tipo di intersezione ove è stabilita una precedenza (una confluenza, una rotonda, ecc.), in condizioni di sicurezza, in modo da poter completare il proprio passaggio prima dell’arrivo dei veicoli con diritto di precedenza (a meno che, come abbiamo detto prima, essi non sopraggiungano a velocità talmente forte da non poter evitare lo scontro).

Come dimostrare la precedenza di fatto?

Queste due condizioni devono essere osservate congiuntamente: non basta, cioè, aver impegnato in anticipo l’incrocio se non ci si è accertati di poter sgomberare la carreggiata in tempo utile. Dunque, per invocare la precedenza di fatto occorre, come afferma la Cassazione [5], che l’attraversamento sia quasi completato quando arriva il veicolo al quale spetterebbe la normale precedenza di diritto.

Ecco perché sono dirimenti le perizie per accertare la dinamica del sinistro, le manovre compiute dai conducenti e il preciso punto di impatto. In pratica, bisogna accertare con precisione in quali parti dei rispettivi veicoli è avvenuto il contatto, in modo da capire se l’incrocio, intersezione o attraversamento era già stato impegnato dal veicolo che invoca la precedenza di fatto oppure no. In generale, quanto più l’impatto è avvenuto nella parte latero-posteriore del veicolo che asserisce di aver avuto la precedenza di fatto, tanto più la prova è facilitata, perché dimostra che l’incrocio era stato in gran parte già attraversato e perciò l’altro conducente avrebbe dovuto accorgersi della manovra in atto e intraprendere manovre utili per evitare l’incidente.

La Suprema Corte ricorda che la precedenza di fatto «ha carattere eccezionale» e non esime nessuno dal dovere «di prestare comunque attenzione agli altri veicoli». Nella giurisprudenza di merito, una recente sentenza del tribunale di Brindisi [6], applicando la regola della precedenza di fatto, ha superato la presunzione di colpa e ha dato ragione piena al conducente di un quadriciclo (microcar) che, pur provenendo da sinistra, al momento dello scontro si trovava già al centro dell’incrocio e, a quel punto ed in quella posizione, «nulla avrebbe potuto fare per evitare l’impatto».

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Pubblicato : 21 Giugno 2023 15:35