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Periodo controlli fiscali

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(@paolo-remer)
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Quali sono le annualità d’imposta che l’Agenzia delle Entrate sta controllando ed entro quando può arrivare un avviso di accertamento senza incorrere in prescrizione o decadenza.

Chi è esperto di imposte e tasse, come i commercialisti, i tributaristi, i fiscalisti ed anche i funzionari dell’Agenzia delle Entrate o degli uffici tributi degli Enti locali, sa bene che il periodo dei controlli fiscali viene percepito dai contribuenti nel momento in cui si concentra l’emissione della valanga di lettere di compliance (detti anche avvisi bonari), o, se si passa alle maniere forti, di avvisi di accertamento, cartelle esattoriali o intimazioni di pagamento, che preannunciano l’esecuzione forzata ed i pignoramenti.

In realtà quella è soltanto la punta dell’iceberg, in cui si concretizza un risultato reso possibile da un lavoro precedente: la grossa mole delle attività ispettive e di verifica di contabilità, dichiarazioni, liquidazioni e versamenti si svolge durante l’intero corso dell’anno, e spesso in forma automatizzata, grazie ai potenti software ed archivi di cui dispongono gli uffici impositori delle varie branche dell’Amministrazione finanziaria, a partire dall’Agenzia delle Entrate che dispone di un sistema informativo centralizzato ed interfacciato con molti altri Enti, dall’Inps alle Camere di Commercio fino ad arrivare ai Comuni, alle banche ed alle aziende fornitrici di energia elettrica e gas.

Ecco spiegato il perché di questi rush finali, che talvolta portano anche all’emissione di “cartelle pazze” per tributi non dovuti: Il motivo per il quale la maggior parte degli esiti delle attività di controllo svolte si traduce in atti impositivi rivolti ai contribuenti nell’ultima parte dell’anno sta nel fatto che i poteri ispettivi degli Uffici finanziari soggiacciono a precisi termini di prescrizione e di decadenza, oltre i quali non possono più essere esercitati: in pratica, quindi, si cerca di evitare che una determinata annualità di imposta venga persa. Da questo dipende il periodo dei controlli fiscali che ora ti esponiamo nel dettaglio.

La decadenza dal potere di accertamento

L’Agenzia delle Entrate deve svolgere gli accertamenti fiscali entro i precisi termini fissati dalla legge tributaria e non oltre, altrimenti scatta, inesorabile, la decadenza dal potere di accertamento. In sostanza, decorso un certo numero di anni, l’Amministrazione finanziaria non può più controllare le posizioni dei contribuenti, e le annualità di imposta antecedenti sono al riparo dalle attività ispettive dei funzionari.

La decadenza è, quindi, uno stimolo per gli Uffici a compiere le attività di propria competenza in tempo utile e rappresenta una fondamentale garanzia per i contribuenti, che non possono essere sottoposti ad accertamento oltre determinati termini.

Questa decadenza, che limita i tempi di esercizio del potere dell’Amministrazione, non va confusa con la prescrizione, che comporta la perdita del diritto per inattività del titolare, ed è in genere più lunga: ad esempio, le imposte erariali si prescrivono in 10 anni, mentre i termini di decadenza che ora illustreremo sono molto più brevi.

Quanti anni indietro può accertare l’Agenzia delle Entrate?

L’Agenzia delle Entrate ha a disposizione cinque anni di tempo per accertare le posizioni dei contribuenti, che decorrono dalla data in cui è stata presentata la dichiarazione dei redditi. Se la dichiarazione non è stata presentata, il termine si estende a sette anni.

Bisogna considerare che ogni dichiarazione è riferita ai redditi dell’anno precedente (ad esempio, la dichiarazione presentata nel 2023 riguarda i redditi percepiti nel 2022) quindi in pratica i termini a disposizione dell’Agenzia si estendono quasi di un anno, perché partono dalla data di scadenza dei termini di presentazione della dichiarazione annuale.

Avviso accertamento Agenzia delle Entrate: termini di decadenza

Per rispettare i termini di decadenza che abbiamo descritto, e dunque per essere valido, l’ avviso di accertamento emanato dall’Agenzia delle Entrate per contestare maggiori redditi e richiedere le imposte dovute (più interessi e sanzioni) deve essere notificato:

  • in caso di avvenuta presentazione della dichiarazione, entro il 31 dicembre del quinto anno successivo;
  • in caso di dichiarazione omessa, entro il 31 dicembre del settimo anno successivo a quello in cui la dichiarazione andava presentata.

L’avviso di accertamento che viene inviato al contribuente oltre questi termini di decadenza (fa fede la data di spedizione, non quella di concreta ricezione da parte del destinatario) può essere annullato con ricorso proposto, entro 60 giorni dalla notifica, alla competente Corte di Giustizia Tributaria di primo grado. Facciamo un esempio per chiarire meglio:

Se nel 2023 non hai presentato la dichiarazione dei redditi per il 2022, potrai ricevere un accertamento fiscale entro il 31 dicembre 2030, cioè entro la fine del 7° anno a partire dall’anno in cui avresti dovuto presentarla. Se invece hai presentato regolarmente quella dichiarazione dei redditi, l’accertamento dell’Agenzia delle Entrate su tale annualità d’imposta dovrà svolgersi entro e non oltre il 31 dicembre 2028.

Proroga dei termini di accertamento per pandemia Covid

La pandemia di Covid-19 ha comportato una proroga dei termini di notifica di tutti gli atti di accertamento di tributi per complessivi 85 giorni, in quanto le attività di accertamento erano state sospese, durante il periodo di lockdown e chiusura degli uffici, dal 8 marzo al 31 maggio 2020.

Questa estensione ha comportato – per le annualità dal 2015 al 2018 compreso – uno slittamento in avanti delle date finali ben al di là del consueto 31 dicembre di ogni anno: ad esempio, i termini di accertamento per l’annualità 2016 sono scaduti (in caso di dichiarazione omessa) il 26 marzo 2023, e quelli per l’annualità 2017 scadranno il 26 marzo 2024.

Approfondimenti

Per ulteriori informazioni leggi questi articoli:

 
Pubblicato : 15 Agosto 2023 09:00