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Pensione di vecchiaia: requisiti

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(@paolo-remer)
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Chi può accedere al trattamento pensionistico: quanti sono gli anni di età e di anzianità contributiva necessari; chi ha delle agevolazioni rispetto alle condizioni standard.

In alcuni recenti articoli ti abbiamo già spiegato come andare in pensione prima, sfruttando le varie “scorciatoie” che consentono di arrivare il traguardo anche con un’anzianità ridotta, ad esempio con la pensione Quota 103, che, nell’edizione aggiornata al 2023 riguarda i lavoratori nati fino al 1961 compreso, se sono in possesso di 41 anni di contributi. Ma per chi non arriva a queste soglie o non rientra nelle categorie agevolate è necessario sapere quali sono i requisiti per la pensione di vecchiaia.

La buona notizia è che il requisito anagrafico è stato fissato a 67 anni di età, fino al 2026; poi ci sarà una revisione in base alle future speranze di vita e alle eventuali decisioni politiche. Ma per ottenere il trattamento pensionistico è necessario anche avere un determinato numero di anni di contributi versati; questo tetto è più basso per i lavoratori invalidi. Inoltre c’è uno “sconto” per determinate attività, come i lavori usuranti.

Pensione di vecchiaia: quando si consegue?

La pensione di vecchiaia si consegue con il raggiungimento dei 67 anni di età (anzianità anagrafica) e con almeno 20 anni di contributi (anzianità contributiva).

Questi requisiti attualmente valgono, senza differenziazioni, sia per gli uomini che per le donne, e per qualsiasi categoria di lavoratori: dipendenti pubblici e privati, lavoratori autonomi, imprenditori, artigiani, commercianti e coltivatori diretti.

Pensione di vecchiaia: quanti contributi servono?

Il requisito contributivo minimo di 20 anni di contributi, richiesto per il conseguimento della pensione di vecchiaia al compimento dei 67 anni di età, riguarda tutti i regimi previdenziali, quindi non solo l’Inps, ma anche l’ex Inpdap per i dipendenti pubblici e le Casse professionali per i professionisti iscritti ad un Albo e – come ha precisato l’Inps in una circolare [1] – comprende le contribuzioni di qualsiasi tipo, versate o accreditate in favore dell’assicurato: perciò sono validi, ad esempio, anche i contributi figurativi, quelli da riscatto e quelli esteri in regime di totalizzazione internazionale.

È perciò possibile esercitare la facoltà di cumulo dei contributi versati durante la vita lavorativa in diverse gestioni, comprese quelle extra-Inps, come accade, ad esempio, ai lavoratori dipendenti che avevano svolto anche attività professionale versando alcune annualità alla Cassa di appartenenza; l’essenziale è che i contributi non si sovrappongano nel medesimo periodo.

Pensione di vecchiaia: si può lavorare ancora?

Per poter accedere alla pensione di vecchiaia è indispensabile che vi sia la cessazione del rapporto di lavoro dipendente, altrimenti il trattamento pensionistico non può essere liquidato. I lavoratori autonomi, invece, possono continuare a lavorare anche mentre percepiscono la pensione di vecchiaia, e quindi non sono tenuti a cessare obbligatoriamente l’attività esercitata.

Pensione di vecchiaia contributiva 

Per i lavoratori che hanno il primo accredito contributivo in data posteriore al 1° gennaio 1996 – e che, dunque, rientrano pienamente nel regime contributivo, anziché in quello retributivo, valevole fino al 31 gennaio 1995 – la pensione di vecchiaia si consegue, fermi restando i consueti requisiti dei 67 anni di età e di 20 anni di contributi, se l’importo della loro pensione risulti pari o superiore ad 1,5 volte quello dell’assegno sociale (questa soglia, per il 2023, è di nel 2023 è pari a 750,90 euro, visto che l’assegno è fissato a 503,27 euro mensili).

Pensione di vecchiaia e assegno sociale: rapporti

La suddetta soglia, parametrata all’importo dell’assegno sociale dell’annualità di riferimento, non opera per chi accede alla pensione di vecchiaia al compimento del 71° anno di età  ed ha almeno 5 anni di contribuzione effettiva, con esclusione di quella figurativa; nel frattempo, già a 67 anni si può ottenere l’assegno sociale, una prestazione assistenziale, non previdenziale (dunque non reversibile ai superstiti) in favore di coloro che vivono in condizioni economiche disagiate e hanno redditi molto bassi.

Pensione di vecchiaia per invalidi 

Gli invalidi civili godono di una importante agevolazione per il conseguimento della pensione di età: nei loro confronti l’elevazione dei limiti di età che abbiamo descritto nel paragrafo precedente non si applica se l’invalidità accertata non è inferiore all’80 per cento.

Ciò significa che questi “grandi invalidi” hanno diritto alla pensione di vecchiaia al compimento di 60 anni di età, se uomini, e di 55 anni, se donne, ma con una finestra mobile di 12 mesi: bisogna, però, aspettare un anno per ottenere l’erogazione del trattamento, che arriverà, quindi, a 61 anni per i lavoratori e a 56 anni per le lavoratrici.

Approfondimenti

Per approfondire e conoscere le forme di uscita anticipata dal mondo del lavoro, valevoli nel 2023 alla stregua delle modifiche apportate dall’ultima legge di Bilancio, che ha confermato gli sconti per i lavoratori addetti a mansioni gravose ed usuranti con almeno 30 anni di contributi, leggi “Come andare in pensione prima” e, per chi entro il 2023 ha compiuto 62 anni di età con 41 anni di contributi, “Pensione Quota 103: come funziona“.

 
Pubblicato : 1 Marzo 2023 17:00