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Pause di lavoro: come vanno gestite?

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(@massimiliano-scorza)
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Il recupero delle energie psicofisiche durante l’orario di lavoro

Lo svolgimento di attività lavorativa in modo ininterrotto può avere conseguenze negative per la salute del lavoratore. Per tale ragione la normativa disciplina la gestione delle pause durante l’orario di lavoro, prevedendo la loro obbligatorietà in caso di orario lavorativo superiore alle 6 ore.

Vediamo insieme quali sono le regole da seguire e quali le modalità stabilite dai contatti collettivi.

Finalità della pausa

La pausa di lavoro rappresenta l’interruzione dell’attività lavorativa per un periodo di tempo determinato per poi riprendere, una volta terminata, il regolare svolgimento delle proprie mansioni.

Il fine dell’interruzione, che può avere durata variabile a seconda della previsione dei contratti collettivi, è quello di favorire il recupero delle energie psico-fisiche, attenuare lo svolgimento il lavoro monotono e ripetitivo, nonché agevolare la consumazione dell’eventuale pasto.

L’obbligatorietà della pausa lavorativa è prevista dal d.lgs. n. 66/2003 in caso di orario lavorativo superiore alle 6 ore giornaliere. La rinuncia della pausa non può essere oggetto di rinuncia o di compensazione con lavoro straordinario [1].

Durata e modalità di godimento della pausa

Il d.lgs. n. 66/2003 regola le pause di lavoro nei tratti essenziali, rimettendo alla contrattazione collettiva la disciplina di dettaglio e la definizione di modalità e durata.

Il diritto alla pausa lavorativa, come anticipato, sorge nel caso in cui l’orario giornaliero superi le 6 ore. In mancanza di una disciplina specifica della contrattazione collettiva il lavoratore ha diritto ad una pausa di duratanon inferiore a 10 minuti consecutivi.

L’intervallo di tempo dedicato alla pausa può essere fruito anche sul luogo di lavoro, senza necessità di abbandonarlo. La determinazione del momento in cui goderne è rimessa al datore di lavoro, che può decidere di collocarla in qualsiasi periodo della giornata di lavoro, anche dopo che siano trascorse le 6 ore minime per averne diritto. Nel determinare la collocazione della pausa devono essere tenute in considerazione le esigenze tecniche del processo produttivo [2].

In caso di organizzazione lavorativa con orario “spezzato” (ad esempio: 9:00-13:00/14:00-18:00), la pausa può essere fatta coincidere con il momento di sospensione dell’attività lavorativa (c.d. pausa pranzo).

Il periodo di tempo dedicato alla pausa lavorativa, salvo diversa previsione dei contratti collettivi, non viene retribuito o computato come orario di lavoro [3].

Casi particolari

Una particolare disciplina è prevista per coloro che svolgono determinate attività lavorative.

Videoterminalisti: coloro che prestano attività lavorativa davanti ad un computer per almeno 20 ore alla settimana, salvo diversa previsione dei contratti collettivi, devono poter fare una pausa di almeno 15 minuti ogni 2 ore [4].

La pausa disposta per i lavoratori videoterminalisti, la cui finalità è quella di prevenire disturbi visivi e posturali, può anche riguardare anche un semplice cambio di attività, non deve necessariamente comportare un’interruzione dall’attività lavorativa.

Addetti al trasporto di merci o persone: per la particolare attività usurante, i lavoratori adibiti al trasporto di merci o persone hanno diritto ad un riposo intermedio di 30 o di 45 minuti, a seconda che l’orario di lavoro sia compreso tra le 6 e le 9 ore, oppure superi le 9 ore. La finalità è chiaramente quella di favorire il recupero psicofisico a fronte dello svolgimento di un’attività particolarmente usurante.

Lavoratori minori: per i lavoratori minorenni, autorizzati allo svolgimento di attività lavorativa, la legge dispone obbligatoriamente una pausa di almeno 1 ora ogni 4 ore e mezzo di attività lavorativa.

 
Pubblicato : 6 Novembre 2023 14:30