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Padre licenziato: il mantenimento ai figli va ridotto?

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(@mariano-acquaviva)
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Il genitore obbligato a pagare l’assegno mensile alla prole può chiedere la riduzione del mantenimento se nel frattempo ha perso il posto di lavoro?

Quando i genitori si separano occorre adottare gli opportuni provvedimenti a tutela dei figli minorenni o non economicamente indipendenti. Quando non c’è accordo tra le parti spetta al giudice prendere queste decisioni. Per quanto riguarda l’affido, solitamente si preferisce quello condiviso, con collocamento prevalente presso la madre, soprattutto se i figli sono ancora piccoli. In tali casi, l’altro genitore è tenuto a versare un assegno di mantenimento periodico a favore della prole. È in questo contesto che si pone il seguente quesito: se il padre viene licenziato, il mantenimento ai figli va ridotto? Vediamo qual è l’orientamento della giurisprudenza.

Che cos’è il mantenimento?

Per “mantenimento” si intende la prestazione economica che deve essere corrisposta al coniuge e/o ai figli a seguito della separazione.

Si tratta di un obbligo previsto direttamente dalla legge, che sorge:

  • a favore dei figli, per il solo fatto di essere stati messi al mondo;
  • per l’ex coniuge, a seguito della fine del matrimonio.

La differenza tra le due tipologie di mantenimento è però netta:

  • i figli hanno sempre diritto a essere mantenuti, se minorenni o incolpevolmente incapaci di mantenersi da soli;
  • il coniuge ha diritto al mantenimento solo al ricorrere di determinate circostanze. Ad esempio, non ha diritto a essere mantenuto il coniuge che, violando gli obblighi nascenti dal matrimonio, è stato causa della separazione.

Mantenimento diretto e indiretto: differenza

Il mantenimento può essere diretto e indiretto. Per la precisione:

  • il mantenimento è diretto quando il soggetto obbligato provvede direttamente alle esigenze del beneficiario, acquistando tutto ciò di cui ha bisogno, ovvero mettendo a disposizione vitto e alloggio (si parla in questi casi anche di mantenimento in natura);
  • il mantenimento è indiretto quando l’obbligo viene assolto versando una somma di denaro al beneficiario (o a chi per lui: è il caso dell’altro genitore nel caso in cui i figli siano minorenni).

Mantenimento dei figli a seguito di separazione: come funziona?

A seguito della separazione, i genitori devono continuare a mantenere i propri figli.

Mentre in precedenza vi provvedevano direttamente, acquistando e fornendo loro tutto ciò di cui avevano bisogno, successivamente dovranno procedere in maniera diversa, almeno con riferimento al genitore non collocatario, cioè a colui con il quale i figli non vivranno più.

Anche nelle ipotesi di affido condiviso, infatti, c’è sempre un genitore presso cui la prole fissa la residenza (cosiddetto genitore collocatario), con l’altro che potrà tenerla con sé secondo il calendario stabilito dalle parti o dal giudice.

Di conseguenza, a seguito della separazione si avrà la seguente situazione:

  • il genitore collocatario provvederà al mantenimento diretto, mentre l’altro a versare un assegno periodico volto a coprire le esigenze dei figli. Stesso dicasi nell’ipotesi di affidamento esclusivo, in cui a dover pagare il mantenimento è il coniuge non affidatario;
  • nell’ipotesi di affido condiviso paritario, cioè con permanenza al 50% presso entrambi i genitori, allora sia la madre che il padre potranno provvedere al mantenimento diretto per il periodo di tempo in cui i figli staranno presso di loro, senza obbligo di assegno.

Licenziamento: si può chiedere la riduzione del mantenimento ai figli?

Secondo la Corte di Cassazione [1], il licenziamento del genitore obbligato giustifica la riduzione dell’assegno di mantenimento ai figli.

I provvedimenti di carattere patrimoniale adottati in conseguenza alla separazione o al divorzio dei coniugi sono infatti sempre modificabili se, nelle more, sono intervenuti significativi cambiamenti.

Tra questi rientra anche il peggioramento della condizione economica del soggetto obbligato al pagamento: se questi ha subito un deterioramento della propria situazione patrimoniale, può legittimamente chiedere al giudice di modificare l’entità dell’assegno mensile.

Secondo la Suprema Corte, quindi, il licenziamento è una giusta causa di revisione del mantenimento, con la conseguenza che il soggetto che ha perso il posto di lavoro ha diritto a ottenere la riduzione del mantenimento che versa ai figli.

Licenziamento: si può chiedere la riduzione del mantenimento al coniuge?

Alle stesse conclusioni deve giungersi nell’ipotesi in cui il mantenimento sia dovuto al coniuge: anche in questa circostanza il licenziamento giustifica una riduzione dell’importo dell’assegno.

Ciò accade in quanto l’obbligo di mantenimento deve contemperare due esigenze: quella del coniuge economicamente debole a preservare un tenore di vita non troppo differente da quello goduto in costanza di matrimonio; quella del coniuge obbligato, il quale non può privarsi dei mezzi necessari al proprio sostentamento.

 
Pubblicato : 28 Ottobre 2023 16:30