Occupazione del suolo pubblico: ultime sentenze
Costruzioni abusive; opera realizzata con titolo decaduto; richiesta di occupazione del suolo pubblico.
Occupazione di suolo pubblico
L’occupazione di suolo pubblico richiede invero un provvedimento di concessione rilasciato dal Comune competente, provvedimento che non può essere sostituito dal silenzio-assenso ex articolo 20 della legge 241 del 1990 considerato che il procedimento concessorio presuppone l’esercizio di una potestà discrezionale anzitutto sull’an, che esclude in radice l’applicabilità del regime del silenzio-assenso.
Consiglio di Stato sez. V, 07/06/2022, n.4660
Proposto avverso l’ordinanza di rimozione dell’occupazione abusiva
E’ inammissibile, per difetto di interesse, il ricorso proposto avverso l’ordinanza di rimozione dell’occupazione abusiva, avendo natura meramente consequenziale e applicativa rispetto ai rigetti delle SCIA per occupazioni di suolo pubblico, rimasti inoppugnati.
T.A.R. Roma, (Lazio) sez. II, 02/05/2022, n.5406
Occupazione abusiva di beni del demanio marittimo
In tema di occupazione abusiva di beni del demanio marittimo, la proroga legale dei termini di durata delle concessioni, prevista dall’art. 1, comma 18, d.l. n. 194/2009 (conv. in l. n. 25/2010), che, se applicabile alla concreta fattispecie, esclude la configurabilità del reato di cui all’art. 1161 c. nav., presuppone la titolarità di un provvedimento concessorio valido ed efficace ed opera solo per gli atti ampliativi successivi all’entrata in vigore del medesimo d.l. n. 194/2009.
Cassazione penale sez. III, 13/04/2022, n.15676
Necessità dell’autorizzazione della Soprintendenza
In relazione ad un progetto che prevede la realizzazione di plateatici e di elementi strutturali di notevoli dimensioni e di grande impatto in una piazza del centro storico comunale (ex lege bene culturale), l’interessato deve chiedere l’autorizzazione alla Soprintendenza provinciale ai Beni culturali prima di presentare al comune la domanda di concessione di occupazione di suolo pubblico.
T.A.R. Bolzano, (Trentino-Alto Adige) sez. I, 05/04/2022, n.101
Facoltà di disposizione dei beni demaniali
Deve rispettare il requisito della forma scritta ad substantiam imposto per i contratti stipulati dalla p.A., ai sensi dell’art. 17 del r.d. 18 novembre 1923, n. 2440, anche la convenzione accessoria alla concessione di occupazione di suolo pubbico che sia il frutto di due distinti atti scritti delle parti (secondo lo schema della proposta e dell’accettazione ex art. 1326 c.c.), non trasfusa in un documento unico sottoscritto dalle parti .
Cassazione civile sez. un., 25/03/2022, n.9775
Convenzione di natura privatistica accessoria al rapporto pubblicistico-concessorio
L’istanza del concessionario per l’occupazione del suolo pubblico nella quale lo stesso dichiari di impegnarsi a rispettare le disposizioni previste da un regolamento comunale, che sanziona con delle penali l’eventuale inadempimento, cui faccia seguito il provvedimento amministrativo che richiami detti obblighi, dà luogo a una convenzione di natura privatistica che accede al rapporto pubblicistico-concessorio .
Cassazione civile sez. un., 25/03/2022, n.9775
Concessione temporanea per occupazione di suolo pubblico
In tema di concessione temporanea per l’occupazione di suolo pubblico in favore di un soggetto privato, con contestuale autorizzazione allo scavo, l’istanza del concessionario, con espressa assunzione dell’obbligo di rispettare anche gli impegni relativi allo scavo sanzionati con clausola penale, recepita da un regolamento comunale, per il relativo inadempimento o ritardo nell’adempimento, cui faccia seguito il rilascio del provvedimento amministrativo che richiami detto obbligo, dà luogo ad una convenzione accessiva alla concessione validamente stipulata in forma scritta “ad substantiam”, in base alla disposizione di cui all’art. 17 del r.d. n. 2440 del 1923.
Cassazione civile sez. un., 25/03/2022, n.9775
Vincolo paesaggistico
Ai fini dell’integrazione del reato di cui all’art. 169 del D.lgs. 42/2004 è del tutto irrilevante la sussistenza della concessione permanente di occupazione di suolo pubblico, in quanto il reato è integrato per aver installato per un arco di tempo prolungato (nel caso di specie per un anno) una tenda esterna permanente con bracci estensibili, le cui caratteristiche tecniche ne determinano la non agevole rimozione, in una zona coperta da vincolo storico-paesaggistico.
Tribunale Gorizia, 17/03/2022, n.128
Scadenza naturale della concessione per l’occupazione di suolo pubblico
Intervenuta la scadenza naturale della concessione per l’occupazione di suolo pubblico, non sussiste alcun diritto d’insistenza in capo al concessionario, né alcuna aspettativa a ottenerne il rinnovo, ma una mera facoltà per l’Amministrazione di disporre, su istanza dell’interessato, detto rinnovo, che può essere denegato allorquando ricorrano oggettive ragioni di pubblico interesse; la concessionaria di un bene pubblico comunale non è, infatti, titolare di alcuna aspettativa al rinnovo del rapporto e il relativo diniego, nei limiti della ragionevolezza dell’agire amministrativo, è parificabile al rigetto di un’ordinaria istanza di rilascio, con conseguente facoltà dell’ente locale di non consentire l’occupazione del suolo pubblico che si intenda riservare a una destinazione più adeguata ed idonea alle caratteristiche del bene e alla realizzazione degli interessi generali; né la pregressa considerevole durata della concessione può incidere, affievolendolo, sul potere discrezionale dell’amministrazione a destinare il proprio bene ad usi più coerenti all’interesse pubblico.
T.A.R. Palermo, (Sicilia) sez. III, 14/03/2022, n.814
Legittimità della misura interdittiva della chiusura dell’esercizio commerciale
La misura interdittiva prevista dall’art. 3, comma 16, della legge n. 94 del 2009 è suscettibile di legittima applicazione a fronte delle violazioni consumate dall’occupazione di suolo pubblico in assenza di titolo, ancorché l’occupazione sia stata rimossa spontaneamente in epoca successiva all’accertamento dell’infrazione e ancor prima che venisse adottata la misura interdittiva. Appare chiaro dalla lettera della norma che il presupposto unico per l’esercizio del potere di disporre l’immediato ripristino dello stato dei luoghi e la (contestuale) chiusura dell’esercizio commerciale, quando si tratta di occupazione a fine di commercio, è costituito dalla indebita occupazione di suolo pubblico.
Nel senso che le due misure (ripristino e chiusura) scontano, in questo caso, il medesimo, identico ed unico presupposto: l’occupazione abusiva del suolo pubblico a fronte della quale, l’amministrazione è tenuta ad applicare, in ogni caso, la sanzione della chiusura indipendentemente dalla circostanza della effettuazione del ripristino dello stato dei luoghi, spontaneamente o in danno, in esecuzione della determinazione dirigenziale.
T.A.R. Catania, (Sicilia) sez. III, 07/03/2022, n.676
Revoca dell’autorizzazione all’occupazione del suolo pubblico
È illegittima la revoca dell’autorizzazione all’occupazione del suolo pubblico fondata sul generico richiamo alla violazione di norme “anticovid 19” non precisate nella loro consistenza specifica e nella loro fonte né ricavabili da altri atti che accertino la riconducibilità diretta alla gestione dell’esercizio commerciale.
T.A.R. Latina, (Lazio) sez. I, 03/03/2022, n.214
Adempimenti necessari per ottenere un titolo edilizio in sanatoria
Il pagamento degli oneri di concessione, la presentazione della documentazione di cui all’art. 35 d.l. n. 269/2003, della denuncia in catasto, della denuncia ai fini dell’imposta comunale degli immobili nonché, ove dovute, delle denunce ai fini della tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani e per l’occupazione del suolo pubblico, entro la data del 31 ottobre 2005, unitamente al decorso del termine di ventiquattro mesi da tale data senza l’adozione di un provvedimento negativo del comune, equivalgono a titolo abilitativo edilizio in sanatoria.
Consiglio di Stato sez. VI, 03/02/2022, n.755
Cessazione dell’attività del titolare di concessione per occupazione di suolo pubblico per carenze igienico sanitarie
In capo al Comune non sussiste un obbligo di determinarsi in relazione alla richiesta di indicazione per garantire l’attuazione e la prosecuzione del rapporto tra le parti, fatta dal titolare di una concessione per l’occupazione di suolo pubblico, che abbia dovuto cessare per un periodo prolungato l’attività a causa della chiusura dell’area disposta per le rilevate carenze strutturali ed igienico sanitarie.
T.A.R. Napoli, (Campania) sez. VII, 24/01/2022, n.472
Revoca della concessione in caso di occupazione di superficie maggiore
Poiché la determinazione dell’amministrazione di attribuire un bene in concessione è di natura “eccezionale”, ed è assistita da latissima discrezionalità, qualsivoglia accertata violazione a disposizioni che regolano l’utilizzo del bene medesimo legittima l’esercizio del potere revocatorio e lato sensu sanzionatorio. In tale ottica il concessionario viola gli obblighi nascenti dal titolo abilitativo relativo all’uso del suolo pubblico se occupa una superficie maggiore di quella autorizzata, giustificando tale abuso la pronuncia di decadenza.
T.A.R. Genova, (Liguria) sez. I, 10/01/2022, n.27
Canone per l’occupazione di suolo pubblico
Il canone per l’occupazione di suolo pubblico è il corrispettivo di una concessione, reale o presunta (nel caso di occupazione abusiva), dell’uso esclusivo o speciale di beni pubblici ed è dovuto non in virtù della limitazione all’uso normale o collettivo di parte del suolo, ma in relazione all’utilizzazione particolare (o eccezionale) che ne trae il singolo. Dunque il presupposto per l’obbligo di pagamento di COSAP non è un uso escludente, ma è sufficiente un utilizzo speciale, anche più intenso, del suolo, che è integrato anche mediante la realizzazione di intercapedini e/o bocche di lupo insistenti sul marciapiede pure se esse non impediscano il transito.
Corte appello Torino sez. I, 29/12/2021, n.1444
Verbale dei Vigili Urbani di contestazione dell’occupazione illegittima di suolo pubblico
La notifica del secondo verbale dei Vigili urbani di violazione degli artt. 14 e 14 bis del Regolamento Cosap e dell’art. 20 del Codice della Strada, per occupazione illegittima di suolo pubblico, non è adempimento propedeutico all’emanazione del provvedimento sanzionatorio ai sensi dell’art. 6, l. n. 77/1997, per il quale rileva il dato oggettivo della recidiva, essendo l’adempimento comunicativo funzionale alla sola procedura volta all’escussione delle sanzioni pecuniarie accessorie.
T.A.R. Roma, (Lazio) sez. II, 14/12/2021, n.12924
Concessione occupazione del suolo pubblico
L’esistenza di un’autorizzazione che faccia salvi i diritti dei terzi, esplica i suoi effetti solo nel rapporto tra la pubblica amministrazione ed il richiedente, essendo invece priva di rilevanza tra privati, suscettibili ad essere tutelati mediante il ricorso ai rimedi civilistici, con la proposizione di un’azione risarcitoria, o la riduzione in pristino.
(Fattispecie relativa all’installazione di un ponteggio su un condominio per il rifacimento della facciata e i danni lamentati dal titolare di un locale a cui era stata concessa l’occupazione del suolo pubblico per tavoli, sedie).
T.A.R. Milano, (Lombardia) sez. I, 15/10/2021, n.2244
Rapporto di concessione di occupazione di suolo pubblico
Va rimessa al Primo Presidente perché, valuti l’opportunità di una eventuale assegnazione del ricorso alle Sezioni Unite, la questione relativa alla validità ed efficacia di una convenzione negoziale accessoria ed integrativa del rapporto di concessione di occupazione di suolo pubblico che prevede l’applicazione di penali.
Cassazione civile sez. III, 14/09/2021, n.24704
Superficie di ampliamento massimo dell’occupazione di suolo pubblico
Il 50% /o 70% della superficie di somministrazione già autorizzata è – secondo la regolamentazione emergenziale – la superficie di ampliamento massimo dell’occupazione di suolo pubblico, e non già la superficie che è complessivamente possibile occupare sommando superficie occupata secondo il regime ordinario e superficie occupata in virtù della legislazione emergenziale.
T.A.R. Roma, (Lazio) sez. II, 11/05/2021, n.5523
Il provvedimento di concessione di occupazione di suolo pubblico
Il titolo edilizio è necessario per la collocazione sul suolo di manufatti non precari e destinati alla stabile fruizione e va tenuto distinto dal titolo che è necessario per l’occupazione del suolo stesso, che ha natura concessoria. Ne deriva che il provvedimento di concessione di occupazione di suolo pubblico non può valere quale permesso di costruire, in quanto è rilasciato con esclusivo riferimento all’accertamento della possibilità in concreto di sottrarre l’area all’uso pubblico e indifferenziato della collettività per destinarla ad un uso singolo e commerciale, mentre il titolo edilizio attiene alla coerenza urbanistica con le norme di costruzione (valevoli anche per manufatti prefabbricati o di semplice realizzazione), così che salvo che l’Amministrazione non scelga di organizzare i relativi procedimenti in maniera coordinata e contestuale (circostanza che non ricorre nel caso di specie), il primo non esime dal conseguimento del titolo abilitante all’edificazione.
T.A.R. Roma, (Lazio) sez. II, 10/05/2021, n.5426
Il rinnovo di una concessione di plateatico
Il beneficiario di una concessione di occupazione di suolo pubblico è titolare – nei confronti dell’Amministrazione concedente – di una posizione di interesse legittimo, non di diritto soggettivo su cosa altrui (sul bene demaniale, nel caso specifico), con la conseguenza che non può configurarsi un diritto di insistenza nel mantenimento dell’occupazione essendo quest’ultima sempre revocabile per ragioni di interesse pubblico (se queste ultime insorgono durante il rapporto concessorio e prima della scadenza del relativo termine), mentre l’amministrazione è libera di non confermare, alla scadenza, la concessione stessa. Il rilascio e il rinnovo di una concessione di plateatico costituisce, infatti, atto discrezionale e, alla scadenza della stessa, di norma, il titolare della concessione scaduta non può vantare una aspettativa giuridicamente tutelata al rinnovo della stessa, dovendo l’Amministrazione rideterminarsi sulla richiesta di rinnovo della concessione ad esito di una nuova istruttoria, tenendo conto di tutti gli elementi di fatto e di diritto rilevanti al momento della nuova istruttoria.
T.A.R. Venezia, (Veneto) sez. III, 04/05/2021, n.584
L’occupazione di un’area di proprietà comunale
Non può considerarsi titolo idoneo ad occupare e/o impiegare l’area di proprietà comunale l’asserita sussistenza dei presupposti che legittimerebbero la costituzione di una servitù di passaggio. Tali presupposti potrebbero semmai legittimare l’esercizio di una autonoma azione di accertamento e di costituzione del diritto reale sul bene altrui (fermo restando l’accertamento in concreto della sussistenza dei presupposti), ma non di certo l’occupazione del fondo. Né del resto costituisce titolo idoneo all’attuale occupazione dell’area il pagamento, regolare o meno, di somme dovute a titolo di COSAP, poiché tale canone è configurato dalla giurisprudenza come corrispettivo di una concessione reale o presunta (nel caso di occupazione abusiva), dell’uso esclusivo o speciale di beni pubblici, sicché il presupposto applicativo del canone è costituito dall’uso particolare del bene di proprietà pubblica ed è irrilevante la mancanza di una formale concessione quando vi sia un’occupazione di fatto del suolo pubblico.
T.A.R. Roma, (Lazio) sez. II, 04/01/2021, n.91
L’occupazione del suolo pubblico
L’oggettiva differenza fra TOSAP e COSAP è segnata dalla diversità del titolo che ne legittima l’applicazione, da individuarsi, rispettivamente, per la prima nel fatto materiale dell’occupazione del suolo pubblico e per il secondo in un provvedimento amministrativo, effettivamente adottato o fittiziamente ritenuto sussistente, di concessione dell’uso esclusivo o speciale di detto suolo.
Corte appello Potenza, 25/02/2019, n.97
Revoca del nulla osta all’occupazione del suolo pubblico
È legittimo il provvedimento con cui l’Amministrazione ha escluso la legittimazione a presentare una s.c.i.a. edilizia in sanatoria (per la realizzazione di un dehors), in ragione della mancata disponibilità del suolo pubblico su cui la stessa avrebbe dovuto essere installata, essendo stato revocato il nulla osta all’occupazione del suolo.
T.A.R. Lecce, (Puglia) sez. III, 14/05/2019, n.776
L’ordinanza di demolizione di opere realizzate sulla base di un titolo decaduto
È legittima l’ordinanza di demolizione di opere realizzate sulla base di un titolo decaduto e volte all’ampliamento di un chioschetto per la somministrazione di bevande ed alimenti all’interno di un parco comunale, non essendo rilevante al riguardo né il rilascio dell’autorizzazione commerciale o il rilascio della concessione demaniale per l’occupazione del suolo pubblico, che non coprono il profilo urbanistico-edilizio.
T.A.R. Lecce, (Puglia) sez. II, 14/03/2019, n.441
Occupazione del suolo e del sottosuolo a carico dell’amministrazione
In applicazione dell’art. 63 comma 3 del decreto legislativo n. 446 del 15.12.1997, il canone non ricognitorio deve essere considerato un onere aggiuntivo al COSAP dal quale pertanto non va detratto, in quanto derivante da eventuali effettivi e comprovati oneri di manutenzione in concreto derivanti dall’occupazione del suolo e del sottosuolo a carico dell’amministrazione per effetto dell’uso o dell’occupazione del suolo pubblico. Infatti se il COSAP viene versato a fronte dell’occupazione e della corrispondente privazione dell’uso del suolo pubblico, il canone non ricognitorio serve a far fronte al diverso onere per spese di manutenzione che l’occupazione può rendere necessarie, restando così escluso il presupposto — l’identità della causa del « prelievo » — per disporne l’assorbimento.
T.A.R. L’Aquila, (Abruzzo) sez. I, 09/03/2019, n.139
Mancato pagamento del canone dovuto per l’occupazione del suolo pubblico
La revoca dell’autorizzazione al posteggio nel mercato comunale deve ritenersi legittima qualora sia motivata dal mancato pagamento, da parte del concessionario, del canone dovuto per l’occupazione del suolo pubblico, anche nel caso in cui l’amministrazione non abbia provveduto alla preventiva iscrizione a ruolo del debito posto a fondamento del provvedimento di revoca; diversamente opinando, infatti, l’Amministrazione sarebbe esposta alle lungaggini tipiche della riscossione dei crediti, con inutile sperpero di denaro pubblico e con la prosecuzione, nelle more, dell’indebita utilizzazione dei beni pubblici.
T.A.R. Milano, (Lombardia) sez. I, 26/06/2018, n.1600
L’inizio dell’occupazione del suolo pubblico
Ai fini del pagamento della COSAP, l’edificio condominiale costruito dopo l’entrata in vigore della c.d. legge ponte non prova che il condominio era dotato di parcheggi fin dalla costruzione e, quindi, che i passi carrabili esistevano fin da quel momento. Di conseguenza, in presenza di incertezza dell’inizio dell’occupazione del suolo pubblico, solo dovuti solo i pagamenti con riguardo all’anno della contestazione ed a quello immediatamente precedente.
Tribunale Pisa, 31/12/2018, n.1117
La durata dell’occupazione del suolo pubblico
In tema di tassa per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche (TOSAP), in base al combinato disposto degli artt. 42,44 e 45 del d.lgs. n. 507 del 1993, l’occupazione deve essere considerata permanente quando (art. 42, comma 1, lett. c) l’atto di concessione ne prevede l’utilizzazione continuativa da parte del concessionario (con conseguente sottrazione del suolo e/o dell’area all’uso pubblico di destinazione) per tutta la sua durata, che deve essere superiore all’anno; di converso, va considerata temporanea l’occupazione priva di autorizzazione (art. 42, comma 2) ovvero (art. 42, primo comma, lett. b)) quella (anche se continuativa) autorizzata per una durata inferiore all’anno, nonché l’occupazione, anche se di durata superiore all’anno, che preveda la sottrazione non continuativa del suolo pubblico, come soltanto per una parte del giorno, difettando, in questo caso, il carattere della stabilità dell’occupazione stessa.
Ne consegue che la considerazione della sola durata (infra o ultra annuale) dell’occupazione del suolo pubblico oggetto dell’atto di concessione non costituisce corretta valutazione dell’esatto “discrimen” legale per qualificare come temporanea ovvero come permanente detta occupazione dovendosi, invece, sempre verificare se l’atto di concessione limiti o meno l’occupazione ad alcuni giorni della settimana e/o ad alcune ore del giorno, perché la limitazione suddetta importa sempre la natura temporanea dell’occupazione.
Cassazione civile sez. trib., 07/12/2018, n.31718
Concessione per l’occupazione di suolo pubblico
È illegittimo il rinnovo della concessione per l’occupazione del suolo pubblico, rilasciata dal Comune al titolare di un esercizio di somministrazione e bevande, quando ostacola o limita l’accesso e la visibilità dell’esercizio commerciale adiacente e manca la specifica motivazione in ordine alla valutazione dell’interesse del titolare dell’esercizio commerciale attiguo a non vedere limitata la visibilità del suo negozio e delle vetrine e alla comparazione con gli altri interessi pubblici.
T.A.R. Venezia, (Veneto) sez. III, 24/09/2018, n.906
Perpetrata occupazione del suolo pubblico
La mancata tempestiva presentazione dell’istanza di subentro nella concessione O.S.P. determina l’inefficacia/improcedibilità della SCIA tardivamente inoltrata al protocollo comunale, sicchè l’eventuale occupazione del suolo pubblico, ove perpetrata, assume carattere abusivo siccome non assistita dal alcun titolo né da una possibile estensione degli effetti dell’autorizzazione originaria, ciò a motivo della definitiva cesura tra il titolare di questa e il nuovo soggetto (variazione nominativa) che intende occupare il suolo pubblico, ovvero tra il precedente titolo e la nuova domanda di concessione, la quale dovrà scontare il percorso procedimentale ex novo di cui all’art. 3 del Regolamento COSAP capitolino.
T.A.R. Roma, (Lazio) sez. II, 10/01/2018, n.216
Tassa per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche
In tema di tassa per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche (TOSAP), il presupposto impositivo è rappresentato, ai sensi degli artt. 38 e 39 del d.lgs. n. 507 del 1993, dalle occupazioni, di qualsiasi natura (anche senza titolo), di spazi ed aree, anche soprastanti e sottostanti il suolo, appartenenti al demanio o al patrimonio indisponibile dei comuni e delle province tali da comportare l’effettiva sottrazione della superficie all’uso pubblico, rilevando la mera relazione materiale instaurata con la cosa e non eventuali atti di concessione o autorizzazione relativi all’occupazione.
(Nella specie, la S.C., confermando la sentenza impugnata, ha ritenuto soggetto passivo d’imposta l’utilizzatore reale degli impianti di distribuzione del gas collocati nel sottosuolo in forza di contratto di affitto di azienda stipulato con il titolare della concessione di occupazione del suolo pubblico).
Cassazione civile sez. VI, 08/09/2017, n.21018
Chiusura dell’esercizio e indebita occupazione del suolo pubblico
La chiusura di un esercizio commerciale è una misura sanzionatoria che consegue in via ordinaria dall’accertamento della violazione delle norme in tema di occupazione abusiva di suolo pubblico (nel caso di specie, non è stato ravvisato alcun vizio di irragionevolezza, non essendo ravvisabile a carico del Comune alcun onere motivazionale particolare, nella decisione di applicare la sanzione della chiusura dell’esercizio, trattandosi di misura che consegue dall’accertamento dell’illecito ed accessoria al ripristino dello stato dei luoghi).
T.A.R. Napoli, (Campania) sez. VII, 01/04/2017, n.1754
Pregresse concessioni riguardanti l’uso del suolo pubblico
Le pregresse concessioni riguardanti l’uso del suolo pubblico creano una posizione di vantaggio in capo al concessionario, che assume nei confronti del potere pubblico una posizione qualificata di interesse legittimo, con la conseguenza che l’Amministrazione deve tenere in conto il legittimo affidamento ingenerato in tali soggetti per l’adozione dei provvedimenti che modificano la disciplina di occupazione del suolo pubblico.
T.A.R. Firenze, (Toscana) sez. II, 14/02/2017, n.244
Suolo pubblico: la determinazione del canone concessorio
Ai sensi dell’art. 133 comma 1 lett. b), c.p.a. la natura della controversia relativa al canone di concessione per l’occupazione del suolo pubblico esula dalla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo ed è devoluta alla cognizione del giudice ordinario sulle controversie, ad esso riservate, aventi ad oggetto “indennità, canoni e altri corrispettivi”.
Consiglio di Stato sez. V, 23/11/2016, n.4912
Procedimenti di riesame delle autorizzazioni e concessioni di suolo pubblico
L’obbligo della preventiva intesa tra l’Autorità Statale e le Autorità territoriali, Comune e Regione, nell’adozione della misura del divieto di occupazione di suolo pubblico in tutta l’area del c.d. « Tridente » riguarda sia la previsione della prescrizione di divieto di usi non più compatibili con le esigenze di tutela e valorizzazione, sia gli eventuali procedimenti di riesame delle autorizzazioni e concessioni di suolo pubblico già in precedenza rilasciate (nel caso di specie, è risultato che Roma Capitale fosse solo stata notiziata dell’avvio del procedimento di imposizione del vincolo disposto dal Ministero dei beni e delle attività culturali, in relazione alla sua qualità di proprietaria delle aree rientranti nella zona del c.d. « Tridente »; difatti, l’Amministrazione Comunale, nell’adottare i provvedimenti applicativi del divieto di utilizzazione dell’area pubblica in questione, mediante la previsione delle revoche delle concessioni demaniali permanenti di suolo pubblico incidenti sull’area vincolata, ha di fatto agito in mera esecuzione delle prescrizioni imposte dal Decreto Mibac, così denotando una sostanziale acquiescenza al provvedimento ministeriale, ritenuto per l’ente territoriale immediatamente vincolante, ma senza portare un proprio contributo valutativo e decisionale).
L’art. 45, d.lg. n. 42 del 2004 è norma generale e attiene alla previsione di misure di tutela c.d. indiretta del bene culturale, la cui individuazione è in facoltà del Mibac e delle sue articolazioni territoriali; quando le misure di tutela indiretta implicano restrizioni al commercio su area pubblica, la relativa disciplina incide anche su materia di competenza concorrente delle Regioni e comporta la necessità di un coordinamento tra le diverse Amministrazioni preposte alle rispettive tutele (ovvero il Comune e, dopo l’intervento della Corte Cost. con la sentenza n. 140 del 2015, la Regione).
È, per tale considerazione che, all’art. 52 comma 1 ter, d.lg. n. 42 del 2004, è stata dettata una disciplina specifica delle prescrizioni di tutela incidenti sulle attività commerciali, nelle aree sottoposte a vincolo. Si tratta, dunque, di una disciplina speciale che trova applicazione, invece dell’art. 45, nei casi in cui — come quello di specie — le misure di protezione del bene culturale comportino una limitazione o addirittura una totale preclusione di ogni uso individuale ai fini commerciali delle aree pubbliche di pregio (sia che si tratti di concessioni di posteggio che di occupazione di suolo pubblico). Tale disciplina contempera, pertanto, in questo ambito, le competenze ministeriali con quelle del Comune e della Regione, prescrivendo la necessità dello strumento dell’intesa, onde salvaguardare i rispettivi ambiti da reciproche indebite interferenze.
T.A.R. Roma, (Lazio) sez. II, 05/09/2016, n.9542
L’autorizzazione all’installazione di un passo carrabile
Il rilascio di un’autorizzazione di passo carrabile in prossimità di box condominiali ubicati sul fondo di una strada cieca di proprietà comunale non implica anche l’autorizzazione all’installazione di una sbarra automatica per regolare l’accesso, tanto più ove quest’ultima precluda di fatto l’utilizzo pubblico (per inversione di marcia) del tratto di via abusivamente intercluso.
L’interesse privato all’effettivo utilizzo dell’accesso carraio può essere, infatti, adeguatamente tutelato altrimenti, per esempio mediante la posa di dissuasori negli spazi impropriamente utilizzati per la sosta dei veicoli, previa richiesta di occupazione del suolo pubblico.
T.A.R. Genova, (Liguria) sez. II, 11/01/2016, n.17
The post Occupazione del suolo pubblico: ultime sentenze first appeared on La Legge per tutti.
-
Occupazione della scuola: quando integra reato?
3 mesi fa
-
Gazebo permesso a costruire: ultime sentenze
7 mesi fa
-
Leggi e sentenze più strane in Italia
10 mesi fa
-
Accesso gratuito online alle sentenze dei tribunali: novità dal 14 dicembre
12 mesi fa
-
Condominio: la causa per rivendicare gli spazi comuni può farla l’amministratore
1 anno fa