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Maltrattamenti davanti ai figli: qual è la pena?

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(@angelo-greco)
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Cosa si rischia per una denuncia per maltrattamenti? Cosa succede se i genitori litigano davanti ai figli minorenni?

Il reato di maltrattamenti in famiglia è duramente punito. Peraltro la legge che ha introdotto il cosiddetto “Codice Rosso” consente l’adozione di provvedimenti più rapidi a tutela della vittima di tali condotte.

In questo articolo vedremo qual è la pena per i maltrattamenti e come aumenta se i maltrattamenti avvengono davanti ai figli minori. Difatti, la Cassazione ha di recente varato un orientamento particolarmente rigido nel caso in cui le scene di violenza domestica si consumino davanti a minorenni: in questi casi scatta l’aggravante, sicché c’è un ulteriore aumento della pena. E non importa se il bambino è talmente piccolo da non poter comprendere il significato delle scene a cui assiste e delle parole in sua presenza. Il tono con cui queste vengono proferite è di per sé sufficiente per creare uno stato d’ansia e di tensione emotiva anche solo a livello intuitivo.

Ma procediamo con ordine.

Cosa sono i maltrattamenti in famiglia?

Il reato di maltrattamenti in famiglia scatta non solo in caso di aggressioni fisiche ma anche verbali e morali. Le condotte che potrebbero rientrare nel reato in questione possono consistere in

  • violenze psicologiche;
  • insulti e offese;
  • minacce;
  • umiliazioni;
  • privazioni economiche;
  • screditamento;
  • aggressioni fisiche, con o senza lesioni;
  • violenza sessuale;
  • isolamento sociale e lavorativo della vittima;
  • condotte omissive che ostacolino lo sviluppo fisico e morale dei familiari.

Il reato di maltrattamenti presuppone però che la condotta sia reiterata. Non basta un solo episodio per far scattare tale illecito (nel qual caso comunque si configureranno altri reati come quello di lesioni).

È importante notare che il reato non si considera interrotto da periodi di apparente “normalità”. Anche in questi intervalli, l’abitualità della condotta violenta può essere utilizzata per supportare una denuncia.

Chi sono le vittime del reato di maltrattamenti?

La vittima può essere il partner, il coniuge, i figli e qualsiasi altro convivente stabile.

Non è quindi necessario un rapporto di coniugio.

Qual è la pena per maltrattamenti in famiglia?

La pena base prevista dall’articolo 572 del Codice Penale per il reato di maltrattamenti è la reclusione da 2 a 6 anni.

Tuttavia, questa pena può subire un aumento significativo in presenza di specifiche circostanze aggravanti che vedremo qui di seguito.

Quali sono le aggravanti previste per il reato di maltrattamenti?

Secondo il comma 2 dell’articolo 572 cod. pen., la pena può essere aumentata della metà nei casi in cui i comportamenti vessatori siano commessi alla presenza o in danno di:

  • un minore,
  • una persona disabile
  • una donna in stato di gravidanza.

Tale previsione rafforza notevolmente la tutela delle categorie ritenute più vulnerabili.

La legge prevede poi un’ulteriore aggravante in base alla gravità delle lesioni causate dai maltrattamenti. Se dai maltrattamenti derivano:

  • lesioni gravi, la pena è della reclusione da 4 a 9 anni;
  • lesioni gravissime, la reclusione varia da 7 a 15 anni;
  • la morte, la pena va da 12 a 15 anni.

Qual è la pena per i maltrattamenti davanti ai figli?

Si è appena detto che la pena per i maltrattamenti può essere aumentata della metà se le condotte avvengono in presenza di minorenni. In questo caso quindi scatta la reclusione da 3 a 9 anni. A prevederlo è proprio la legge sul Codice Rosso che ha inserito un’apposita aggravante.

Ma attenzione: detta aggravante si applica anche se il figlio è neonato ed ancora incosciente. A confermare tale interpretazione è stata la Cassazione, nella sentenza n. 47121 del 2023. La Corte ha sottolineato che l’età del minore non influenza l’applicazione dell’aumento della pena.

La sentenza ha ribadito che l’esposizione dei neonati a violenza domestica può infatti compromettere seriamente il loro sviluppo psicofisico, indipendentemente dalla loro capacità di comprendere ciò che sta accadendo.

In precedenza (si confronti la sentenza n. 21087 del 2022 della Cassazione), si riteneva che l’età molto giovane del minore potesse escludere l’aggravante. Tale tesi si basava sulla presunta incapacità del bambino di comprendere la gravità degli eventi. La nuova interpretazione riconosce invece il danno potenziale indipendentemente dall’età.

Del resto il nuovo articolo 572 del Codice Penale, modificato dal codice rosso, non specifica un’età minima per l’applicazione dell’aggravante. Inoltre, si allinea con la Convenzione di Istanbul del 2011sulla lotta contro la violenza sulle donne.

Verificare di volta in volta l’idoneità della condotta a provocare un danno al minorenne significherebbe complicare notevolmente l’applicazione della legge, imponendo un accertamento giudiziario caso per caso, una situazione che la Corte cerca di evitare.

La Cassazione chiarisce che l’aggravante dei maltrattamenti assistiti è considerata in termini di pericolo astratto, ossia valuta la probabilità elevata di danno alla semplice realizzazione della condotta tipica dei maltrattamenti, indipendentemente dall’età del minore.

Cosa prevede il Codice Rosso?

Il Codice Rosso, legge del 19 luglio 2019 n. 69, ha introdotto modifiche significative in materia di violenza di genere. L’obiettivo è quello di fornire una protezione rapida ed efficace alle vittime, accelerando i tempi di reazione delle Forze dell’Ordine e riducendo lo stigma sociale spesso associato a queste situazioni.

Una volta ricevuta la denuncia, la Polizia Giudiziaria ha l’obbligo di agire tempestivamente, trasmettendo la notizia di reato al Pubblico Ministero. Quest’ultimo, a sua volta, deve ascoltare la vittima entro 3 giorni dalla ricezione della denuncia e procedere con le indagini, che non possono essere archiviate senza un ascolto preventivo della vittima.

Il reato di maltrattamenti in famiglia è procedibile d’ufficio?

Sì, i maltrattamenti contro familiari e conviventi sono reati procedibili d’ufficio. Ciò significa che, una volta presentata la denuncia, le autorità giudiziarie sono tenute a procedere con l’indagine senza che la vittima debba svolgere ulteriori azioni.

Maltrattamenti in famiglia anche senza danno

In tema di maltrattamenti in famiglia, a fronte di condotte abitualmente vessatorie, che siano concretamente idonee a cagionare sofferenze, privazioni ed umiliazioni, il reato non è escluso per effetto della maggiore capacità di resistenza dimostrata dalla persona offesa, non essendo elemento tipico della fattispecie la riduzione della vittima a succube dell’agente (Cass. pen., Sez. VI, 12/1/2023, n. 809).

La Corte, sancisce così l’assoluta irrilevanza della capacità della vittima di saper o poter sopportare le umiliazioni e vessazioni, sia in termini di gradualità della condotta che quale connotato tipico personale.

La vittima del reato ex art. 572 c. p., viene così tutelata anche da probabili condizionamenti connessi al tessuto socio culturale nel quale la stessa è inserita e si trova a contatto anche quotidianamente, in modo da escludere la possibilità di demandare ad una mera valutazione relativistica la sussistenza o meno del reato il quale verrebbe privato della sua stessa tipicità.

 
Pubblicato : 24 Novembre 2023 10:00