Maggiorazione contributiva per invalidi: quando spetta?
Che cos’è l’invalidità civile e quali sono i benefici in base alle percentuali riconosciute? Quando si ha diritto alla contribuzione figurativa?
La legge tutela le persone che soffrono di patologie invalidanti, cioè di malattie che impediscono di compiere gli atti tipici della vita quotidiana, in tutto o anche solamente in parte. Per costoro l’ordinamento giuridico prevede una serie di benefici, non solo economici. Con il presente articolo ci soffermeremo su un quesito in particolare: vedremo cioè quando spetta la maggiorazione contributiva per invalidi.
Come diremo a breve, si tratta di un’agevolazione prevista solamente nei casi più gravi, cioè quando al lavoratore sia riconosciuto un importante grado di invalidità. Nel prosieguo spiegheremo infatti che non tutti sono inabili allo stesso modo: la legge prevede diverse percentuali in base alla gravità delle patologie riscontrate. Approfondiamo la questione.
Cos’è l’invalidità civile?
L’invalidità civile è una condizione giuridica a cui la legge attribuisce alcune conseguenze, volte a rimuovere gli ostacoli che può incontrare la persona che ne è portatrice.
Chi è invalido civile?
Per la precisione, è invalido civile chi ha difficoltà oppure non è in grado di svolgere alcune attività tipiche dell’ordinaria quotidianità a causa di una patologia di tipo fisico e/o psicologico, tale da comportare una diminuzione di tipo permanente della sua capacità di svolgere attività lavorative di qualsiasi tipo.
Percentuali di invalidità: quali sono?
La legge considera rilevante un grado di invalidità che sia almeno pari al 34%, così come determinato in base alle tabelle previste dalla legge, secondo cui a ogni patologia è attribuita una specifica percentuale di inabilità.
Il riconoscimento di un’invalidità inferiore al 34% è irrilevante ai fini giuridici, nel senso che il soggetto non potrà beneficiare di alcun beneficio o agevolazione.
Ovviamente, il grado più alto di invalidità è il 100%, che tuttavia non esclude la possibilità che l’inabile possa continuare a lavorare: superando un certo reddito, però, non avrà diritto alla pensione d’inabilità civile.
Chi è invalido totale, inoltre, può ottenere anche l’indennità di accompagnamento se dimostra di non riuscire a deambulare in modo autonomo o a compiere gli atti della vita quotidiana (vestirsi, mangiare, ecc.) senza l’assistenza di qualcuno.
Chi riconosce l’invalidità civile?
L’invalidità civile è riconosciuta dalla Commissione medica che si trova presso l’Inps territorialmente competente.
Se il verbale della visita ha esito negativo, può essere proposta impugnazione davanti al tribunale territorialmente competente affinché, previa nomina di un Consulente tecnico d’ufficio, sia riconosciuto il grado d’invalidità necessario per ottenere la pensione o l’assegno mensile.
Per ulteriori approfondimenti su questo specifico tema, si legga l’articolo dal titolo Invalidità negata dall’Inps: come fare ricorso?
A cosa ha diritto un invalido civile?
I diritti dell’invalido civile sono diversi a seconda della percentuale riconosciuta dalla commissione medica. In modo molto veloce, possiamo così sintetizzare:
- con un’invalidità pari o superiore al 34% (soglia minima) sono riconosciute prestazioni di carattere socio-assistenziale (quali, ad esempio, protesi e altri ausili per la propria patologia);
- l’invalidità pari o superiore al 46% conferisce il diritto all’iscrizione al collocamento mirato;
- con l’invalidità pari o superiore al 50% spetta il congedo straordinario per cure (se previsto dal Ccnl);
- l’invalidità pari o superiore al 67% dà diritto all’esenzione parziale dal ticket per visite specialistiche, esami e diagnostica strumentale;
- con l’invalidità pari o superiore al 74% si ha diritto all’assegno mensile di assistenza (sempreché non si superi una certa soglia di reddito);
- l’invalidità pari al 100% conferisce il diritto alla pensione d’inabilità (sussistendone le condizioni reddituali).
Come funziona la maggiorazione contributiva per invalidi?
Agli invalidi con percentuale superiore al 74% è riconosciuta una maggiorazione contributiva di 2 mesi per ogni anno di servizio prestato con i requisiti sanitari richiesti.
In buona sostanza, quindi, all’invalido (almeno) al 74%, se lavora l’intero anno, spettano 12 mesi di contributi lavorativi più 2 mesi di contributi figurativi in ragione della sua invalidità.
La maggiorazione contributiva è un beneficio riconosciuto solo ai lavoratori invalidi per ogni anno di servizio effettivamente svolto presso pubbliche amministrazioni, aziende private o cooperative. In pratica, spetta solamente ai lavoratori dipendenti.
L’accredito della contribuzione figurativa non è tuttavia automatico: deve essere l’invalido a farne espressa domanda.
La legge prevede un tetto massimo di maggiorazione contributiva, pari a 5 anni (60 mesi). Pertanto, raggiunge questa soglia solamente chi ha lavorato per 30 anni con una percentuale di invalidità superiore al 74% (30 anni x 2 mesi all’anno di contributi figurativi = 60 mesi, cioè 5 anni).
Chi dovesse aver lavorato di più, ad esempio 35 anni con invalidità al 75%, non potrebbe avere diritto a più di 5 anni di contributi figurativi.
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