Liti in palestra: cosa prevede la legge?
Che succede a chi si fa male in palestra, subisce il furto negli armadietti degli spogliatoi, cade in piscina o perde i corsi per colpa di una malattia?
La palestra è un luogo di allenamento, ma può diventare anche terreno di battaglia legale tutte le volte in cui sopraggiungono contrasti con i titolari del centro sportivo o con gli altri utenti. In questa breve guida, abbiamo analizzato le più frequenti liti che si verificano in palestra, cercando di capire cosa prevede la legge per ciascuna di esse.
La palestra deve essere assicurata?
Le comuni palestre non devono avere per forza l’assicurazione: la polizza infortuni è obbligatoria solo per i tesserati che praticano attività sportive agonistiche riconosciute dal Coni.
In assenza di assicurazione, a rispondere di eventuali incidenti all’interno del centro sportivo è il relativo titolare che dovrà risarcire l’infortunato di tasca propria. Ecco perché, considerato l’alto rischio, quasi tutte le palestre sono dotate di una polizza assicurativa, il cui costo, di norma, viene scaricato sugli iscritti e addebitato con la quota d’iscrizione.
È opportuno, pertanto, informarsi di ciò prima di iscriversi al centro, leggendo le condizioni della polizza e facendosi sempre rilasciare una ricevuta dell’avvenuto pagamento della quota di ingresso annuale o mensile in modo da esibirla, come prova del rapporto contrattuale, qualora si dovessero subire dei danni.
L’assicurazione della palestra, di solito, copre solo gli incidenti dovuti ad oggetti in custodia come macchinari e attrezzi, scale pericolanti, prese elettriche non a norma, spigoli sporgenti, armadietti, pavimenti scivolosi. Potrebbe chiedere il risarcimento, ad esempio, il nuotatore che contrae una infezione cutanea per via di una piscina non correttamente clorata o il runner che cade dal tapis roulant a causa di uno sbalzo di corrente.
Non sono compresi nell’assicurazione i normali traumi e infortuni che capitano a tutti gli sportivi durante l’attività: per le contratture, contusioni, storte, stiramenti muscolari, ecc., quindi, non c’è copertura.
Altrettanto, la polizza può prevedere delle cause di esclusione della responsabilità se l’incidente è dovuto a negligenza dell’utente per aver utilizzato in modo non corretto un attrezzo nonostante le diverse istruzioni dell’istruttore di sala.
L’assicurazione ti copre non solo le spese mediche, ma anche il danno fisico per il dolore patito (il cosiddetto danno biologico) e, talvolta, quello morale (il turbamento psicologico conseguente all’infortunio).
In ogni caso, ogni sportivo può comunque stipulare da sé una polizza assicurativa che lo risarcisca al di là dell’eventuale polizza del centro.
Che succede se ti fai male per colpa dell’istruttore?
Il gestore della palestra è responsabile non solo per la sicurezza del centro, ma anche per l’opera prestata dai suoi collaboratori: su di lui, infatti, grava l’onere di prendere personale specializzato o comunque con adeguata formazione. Gli istruttori di sala hanno, tra i vari compiti, anche quello di vigilare affinché non si verifichino infortuni.
Se ciò dovesse accadere, la responsabilità ricade sia sull’istruttore, in quanto soggetto preposto al controllo, sia sul gestore della palestra, in quanto supervisore. Pertanto, nell’ipotesi in cui fosse chiesto il risarcimento danni a seguito di infortunio dipeso dall’omessa vigilanza dell’istruttore, saranno chiamati a risarcire entrambi [1].
Dunque, se ti fai male perché l’istruttore in quel momento non era in sala o era distratto, ti spetta sempre il risarcimento.
Attenzione: l’obbligo dell’istruttore di controllare, tutelare e preservare l’allievo non vale solo nei confronti del principiante, come a prima vista potrebbe sembrare, ma anche di quello esperto qualora questi si faccia seguire.
Furto negli armadietti
Se qualcuno ti ruba le scarpe, il cellulare o altri oggetti che hai riposto negli armadietti, il centro sportivo ti deve risarcire anche se ha affisso i cartelli con su scritto «La palestra non risponde di eventuali furti». Questo perché, insieme al contratto di abbonamento al centro sportivo, ne nasce in automatico un altro che obbliga la società a custodire le cose depositate negli spogliatoi [2].
Solo in due casi il centro non deve risarcire i furti in palestra:
- quando il fatto avviene a causa dell’incuria dell’utente: si pensi a chi dimentica il portafogli sulla panchina o su un attrezzo;
- quando l’esonero della responsabilità è contenuto in una apposita clausola del contratto che viene fatta sottoscrivere appositamente (cosiddetta clausola vessatoria).
In ogni caso, oltre che nei confronti del centro, si può agire contro il ladro: si può proporre, quindi, una querela contro ignoti per furto aggravato.
Recupero corsi e giornate perse
Nell’arco di un anno, possono verificarsi diversi impedimenti che tengono lontano l’utente dalla palestra: si pensi alle malattie stagionali, a un lungo viaggio, agli svariati impegni di lavoro. Chi manca per qualche giorno non ha diritto al recupero dei corsi persi se il contratto è già stato eseguito. In altri termini, basta anche un solo ingresso al centro per escludere qualsiasi possibilità di far slittare l’abbonamento di qualche settimana.
Le cose vanno diversamente se il contratto non ha ancora avuto esecuzione e l’impedimento dipende da una causa non imputabile all’utente. Si pensi a una grave malattia, a una frattura o a un trasferimento: in questi casi, è possibile chiedere la cosiddetta risoluzione del contratto ossia lo scioglimento del vincolo con la restituzione dei soldi già versati.
L’istruttore della palestra può fare diete personalizzate?
L’istruttore di sala può certamente illustrare il funzionamento delle macchine e spiegare come fare gli esercizi; può compilare schede di allenamento, ma non può assolutamente fare diete personalizzate. Come, infatti, spiegato dalla Cassazione [3], a prescrivere la dieta può essere solo un medico dietologo e non certo un personal trainer. Chi si spaccia per esperto in nutrizione e fa diete personalizzate, anche se su espressa richiesta dei clienti del circolo ed a titolo gratuito, commette reato di esercizio abusivo della professione.
Scivolone a bordo piscina: spetta il risarcimento?
Chi, camminando a bordo piscina, scivola sul pavimento bagnato, cade a terra e magari sbatte la testa o si frattura una gamba non può chiedere il risarcimento al titolare della struttura. Questo perché il rischio di scivolare su una superficie bagnata è normalmente alto. È, quindi, necessario adottare la massima prudenza con scarpe fatte appositamente per prevenire tale rischio.
Secondo la Cassazione [4], la società che gestisce la piscina è responsabile solo se l’unica causa della caduta sia stata un particolare liquido viscido non segnalato come un igienizzante, un antimuffa, un fungicida, ecc.
Il bagnino non può distrarsi
Abbiamo detto che gli istruttori della palestra sono responsabili per gli infortuni in sala insieme al titolare del centro. Questa responsabilità grava anche sul bagnino preposto a controllare chi nuota in piscina. La sua posizione di controllo lo obbliga a intervenire immediatamente e a non distrarsi un attimo. Egli, infatti, in caso di annegamento dovuto a un malore improvviso o a qualsiasi altra ragione, potrebbe rispondere di omicidio colposo. A riguardo, leggi “Se il bagnino non salva il bagnante è omicidio colposo”.
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