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Licenziamento disciplinare tardivo: quali conseguenze per il lavoratore?

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(@angelo-greco)
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Un licenziamento per giusta causa notificato oltre il termine previsto dal Ccnl è illegittimo, ma cosa accade al lavoratore in questo caso? Scopriamo insieme le implicazioni legali e le possibili conseguenze.

Come noto, la legge stabilisce che il licenziamento disciplinare deve essere “immediato” rispetto alla constatazione dell’illecito da parte del datore di lavoro. Tenuto conto dei tempi che ha l’azienda per accertare l’eventuale violazione commessa dal dipendente (tempi che possono variare in base alle dimensioni dell’azienda stessa o alla difficoltà di reperimento delle prove), il provvedimento di risoluzione del contratto di lavoro deve infatti essere tempestivo. A volte è lo stesso contratto collettivo a disporre uno specifico termine per la comunicazione del provvedimento.  

Ma che succede e quali sono le conseguenze per il lavoratore in caso di licenziamento disciplinare tardivo? Se cioè la decisione del datore interviene troppo tardi e il licenziamento viene contestato, cosa spetta al dipendente: la reintegra sul posto di lavoro oppure un semplice risarcimento del danno?

In questo articolo, analizzeremo un caso concreto e approfondiremo le implicazioni legali e le possibili ripercussioni per il lavoratore coinvolto alla luce di una recente sentenza della Cassazione.

Entro quanto tempo deve intervenire un licenziamento?

Quando un datore di lavoro vuole contestare un comportamento scorretto da parte di un dipendente, deve farlo in modo tempestivo e inviare a quest’ultimo una lettera chiara e dettagliata con la descrizione della condotta incriminata. Questo è il principio di immediatezza della contestazione dell’addebito.

Ciò significa che il datore di lavoro deve agire rapidamente per contestare il comportamento del dipendente, senza aspettare troppo tempo. Inoltre, la comunicazione deve essere scritta in modo preciso e contenere tutte le informazioni necessarie. Questo aiuta il dipendente a difendersi e ad avere un giusto processo.

Per esempio, se un dipendente ha saltato il lavoro per un mese intero, il datore di lavoro dovrebbe contestare la situazione non appena il dipendente torna al lavoro. Al contrario, se il datore di lavoro aspetta diversi mesi prima di contestare il comportamento, questo può essere considerato non tempestivo e compromettere il diritto del dipendente alla difesa.

Tuttavia, ci possono essere situazioni in cui la contestazione può richiedere più tempo a causa della complessità dell’indagine o della struttura organizzativa dell’impresa. Ad esempio, se il comportamento del dipendente consiste in una serie di fatti che richiedono una valutazione unitaria, il datore di lavoro potrebbe richiedere più tempo per fare la contestazione.

In generale, il principio di immediatezza della contestazione dell’addebito serve a garantire un processo giusto e equo per il dipendente, permettendogli di difendersi adeguatamente e di evitare licenziamenti ingiusti.

Cosa ha stabilito la Cassazione riguardo al licenziamento disciplinare tardivo?

In merito alle conseguenze del licenziamento tardivo, la Cassazione, in una recente pronuncia [1], richiamandosi a un precedente delle Sezioni Unite [2], ha ribadito l’obbligo di rispettare il principio di tempestività che caratterizza il procedimento disciplinare e le conseguenze sanzionatorie nel regime della legge 92/2012. La Corte ha evidenziato una distinzione concettuale tra la violazione delle regole procedurali e la violazione del principio generale di carattere sostanziale della tempestività della contestazione, quando questa assume il carattere di ritardo notevole e non giustificato.

La Suprema Corte ha ritenuto che, nel caso in esame, la violazione dei termini previsti dalla contrattazione collettiva per la comunicazione del provvedimento conclusivo del procedimento disciplinare comportasse l’applicazione del risarcimento del danno e non invece la reintegra sul posto. 

Tuttavia, una tutela maggiore per il lavoratore può conseguire unicamente a fronte di un ritardo notevole e non giustificato nella intimazione del licenziamento o nella contestazione disciplinare, in grado di ledere in senso non solo formale ma anche sostanziale il principio di tempestività.

Conclusione: quali conseguenze per il lavoratore in caso di licenziamento disciplinare tardivo?

In conclusione, il licenziamento disciplinare tardivo, seppur illegittimo, non comporta automaticamente la reintegrazione del lavoratore. Tuttavia, il lavoratore può beneficiare di una tutela indennitaria, prevista dall’articolo 18, comma 6, della legge 300/1970. 

Invece la tutela reintegratoria può essere accordata al lavoratore solamente se il ritardo nella comunicazione del licenziamento o nella contestazione disciplinare risulta notevole e non giustificato, ledendo il principio di tempestività in maniera sostanziale oltre che formale.

 

 
Pubblicato : 28 Aprile 2023 11:30