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Le regole di un contratto

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(@carlos-arija-garcia)
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Su che cosa deve essere basato l’accordo scritto tra due o più parti. L’obbligo di comunicazione di ciò che può rendere l’intesa inattuabile.

Per definizione, un contratto è l’accordo di due o più parti per costituire, modificare o estinguere tra loro un rapporto giuridico di contenuto patrimoniale, purché sia meritevole di tutela, cioè sia conforme alla legge. Le prestazioni che ne formano oggetto devono essere valutabili economicamente. Il contratto ha una struttura bilaterale o plurilaterale: significa che non sono considerati tali i negozi unilaterali. Le parti possono anche decidere di provvedere per gradi, regolando il rapporto soltanto su alcuni punti, tramite la c.d. minuta o puntuazione, e riservandosi di regolare gli altri punti del rapporto successivamente. Detto ciò, quali sono le regole di un contratto?

La prima regola da tenere in considerazione è che un contratto si conclude, cioè si perfeziona, nel momento in cui le parti raggiungono tra loro l’accordo, e ciò avviene quando la parte che lo propone, detto proponente, riceve l’accettazione della controparte.

A quel punto, il contratto vincola le parti che lo hanno concluso ma va qualificato: occorre, infatti, esaminare se l’accordo raggiunto rientri o meno nello schema di un contratto previsto dalla legge. In tal caso, si parla di «contratto tipico».

È però possibile che le parti, pur concludendo un contratto tipico:

  • non lo qualifichino espressamente, cioè non gli diano un nome: capita quando le parti concludono una vendita o una fornitura ma non fanno alcun riferimento al nome giuridico nell’atto scritto;
  • lo qualifichino in modo errato: capita quando le parti chiamano, ad esempio, «vendita» un contratto di locazione o deposito una locazione.

Se così fosse e sorgesse una controversia giudiziale relativa al contratto, spetterebbe al giudice di merito il compito di qualificarlo, cioè di inquadrare il contratto in una disciplina tipica a seconda delle sue caratteristiche, ad esempio uno scambio di un bene contro un prezzo nella vendita, la messa a disposizione di un bene nel comodato se non si prevede un corrispettivo, nella locazione se si prevede un canone.

Quando è valido un contratto?

Affinché un contratto sia valido deve contenere i seguenti elementi essenziali:

  • l’accordo delle parti: consiste nella volontà comune di dar vita a un regolamento contrattuale, purché le parti siano capaci di agire;
  • l’oggetto: è la prestazione del contratto e dev’essere possibile, lecito, determinato o determinabile;
  • la causa: è la ragione essenziale del contratto e deve essere lecita e degna di tutela;
  • la forma, quando è prescritta dalla legge a pena di nullità del contratto.

Le parti, nella fase di formazione del contratto e affinché esso sia valido, devono comportarsi secondo buona fede, intesa come oggettiva, ossia che impone un comportamento corretto e leale nei confronti dell’altra parte. Da un lato, quindi, devono astenersi da qualsiasi condotta lesiva dell’interesse altrui e dall’altra hanno un dovere di collaborazione finalizzato alla promozione o soddisfazione delle reciproche aspettative.

La parte che viola tale obbligo è soggetta a responsabilità precontrattuale.

La comunicazione delle cause di invalidità di un contratto

Se durante la fase dell’accordo, una delle parti è a conoscenza (o dovrebbe esserlo secondo l’ordinaria diligenza) di una causa d’invalidità del contratto, deve darne avviso all’altra parte. Tali cause possono riguardare:

  • l’accordo: si tratta di cause di nullità e annullabilità;
  • una circostanza che possa far verificare una condizione risolutiva;
  • la violazione di norme di legge, salvo quelle che per presunzione legale devono essere note alla generalità dei cittadini. Ad esempio, non si può far valere la responsabilità precontrattuale della controparte che non ha indicato la necessità della forma scritta di un contratto avente ad oggetto un immobile o che non indica i vincoli derivanti dal piano regolatore la cui inosservanza determina l’invalidità della compravendita immobiliare.

La parte deve assolvere l’obbligo di comunicazione in un tempo ragionevolmente breve. La violazione di tale dovere comporta il diritto al risarcimento del danno che la controparte ha subìto per avere confidato, senza sua colpa, nella validità del contratto.

Divulgare notizie su fatti e accordi non definitivi può ledere gli interessi delle imprese che stanno trattando, potendo allarmare i dipendenti o i fornitori, dare utili informazioni alla concorrenza, modificare gli andamenti di mercato. È quindi buona regola informare di quanto sta avvenendo solo chi deve svolgere un ruolo diretto o indiretto nella trattativa.

 
Pubblicato : 4 Ottobre 2023 17:15