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L’azienda può imporre ai dipendenti di cancellare un’app dal telefono?

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(@angelo-greco)
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Cosa succede se il lavoratore viene trovato a navigare su internet, a chattare o a usare messaggistiche durante l’orario di lavoro?

Tra i doveri del lavoratore dipendente vi è quello dell’obbedienza: egli deve rispettare il contratto individuale di lavoro, il regolamento aziendale e le disposizioni impartite dal datore di lavoro. Ma fin dove si possono spingere queste prescrizioni? Si può costringere il dipendente a tenere comportamenti che, ai fini dell’attività lavorativa, non hanno nulla a che vedere?

A riguardo, un quesito che spesso si pone è se l’azienda può imporre ai dipendenti di cancellare un’app dal telefono. La questione è chiaramente correlata al rispetto della privacy del lavoratore e al suo diritto di accedere alle informazioni che il web propone: diritto tutelato dalla Costituzione perché espressione della libertà di espressione.

Cosa succederebbe, ad esempio, se il datore di lavoro non si limitasse a interdire l’accesso ai social network ma pretendesse la disinstallazione della relativa applicazione dagli smartphone? Cerchiamo di comprenderlo meglio.

I doveri del dipendente

Tre sono i doveri principali del lavoratore dipendente:

  • diligenza nell’espletamento delle proprie mansioni;
  • obbedienza alle direttive del datore;
  • fedeltà intesa come divieto di divulgare notizie aziendali riservate o di svolgere attività in concorrenza con il datore.

Quando all’obbligo di obbedienza questa riguarda:

  • quanto prescritto nel regolamento aziendale, a patto che sia conosciuto o conoscibile (ad esempio deve essere affisso in un luogo accessibile e noto);
  • quanto di volta in volta richiesto dal datore di lavoro.

La giurisprudenza individua come limite specifico all’obbligo di obbedienza il rifiuto di eseguire gli ordini illegittimi del datore di lavoro.

Nell’obbligo di fedeltà, è stato incluso anche il dovere di tenere una condotta che non pregiudichi l’immagine dell’azienda. Sicché viene ritenuto legittimo il licenziamento per atti illeciti fuori dal lavoro.

Il controllo dei cellulari sul lavoro

L’azienda può assegnare ai dipendenti degli strumenti per lo svolgimento della propria attività. Si tratta di beni che restano di proprietà del datore ma che sono soltanto concessi in uso ai lavoratori. Si tratta di smartphone, computer, tablet, laptop, auto, ecc.

La riforma del lavoro del 2015 (meglio nota come Jobs Act) ha sdoganato i controlli su tali strumenti a patto che il dipendente ne sia informato in anticipo.

Quindi, ad esempio, il datore di lavoro potrebbe controllare la cronologia della navigazione su internet del lavoratore, così come le mail ricevute.

Il datore di lavoro può interdire la navigazione su internet dei dipendenti?

Il datore può bloccare l’accesso a determinati siti internet da parte dei dipendenti. In tal modo, nel momento in cui questi si collegano alla rete dall’azienda, non è possibile entrare in determinate piattaforme o pagine web (si pensi a YouTube, Facebook, ecc.).

Tale comportamento viene ritenuto del tutto lecito in quanto rivolto a garantire l’efficienza nella prestazione lavorativa, evitando inutili distrazioni.

Il dipendente non potrebbe accedere a tali siti neanche dal proprio dispositivo personale.

Il datore può anche impedire al dipendente di installare sul cellulare aziendale determinate appcome WhatsApp, Instagram, TikTok e via dicendo. E, attesa la possibilità di effettuare i controlli sugli strumenti dati in dotazione ai lavoratori, può verificare se tale prescrizione è stata rispettata. In caso contrario può imporre la cancellazione dell’app e applicare una sanzione disciplinare (secondo quanto indicato nel regolamento aziendale).

Il datore però non può controllare i telefoni privati dei dipendenti, ossia gli smartphone personali. Né potrebbe vietare che su questi vengano installate determinate app e, in caso contrario, imporne la cancellazione. Si tratterebbe infatti di una eccessiva interferenza nella vita privata che non troverebbe alcuna giustificazione legale.

Ciò nonostante il datore di lavoro può sanzionare il dipendente che, nelle ore di lavoro, naviga su internet o utilizza app non autorizzate. In tal caso, la sanzione dovrà essere commisurata alla gravità della violazione. Non poche volte, in giurisprudenza, è stato ritenuto lecito il licenziamento del lavoratore o della segretaria sorpresi a chattare sui social o a navigare su internet, per molte ore, solo al fine di soddisfare scopi personali, sottraendo così tempo alle proprie mansioni.

 
Pubblicato : 24 Novembre 2023 06:45