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Lavoro domenicale: come funziona?

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(@mariano-acquaviva)
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Il dipendente può rifiutarsi di lavorare nei giorni festivi? C’è diritto a una maggiore retribuzione nell’ipotesi di lavoro domenicale?

La legge tutela i lavoratori, stabilendo per essi i diritti che il datore non può mai violare. Tra questi c’è, ovviamente, quello al riposo settimanale. Molti si chiedono se il capo può costringere i propri dipendenti a lavorare anche di domenica. Si pone quindi in questo contesto la necessità di capire come funziona il lavoro domenicale.

Sin da subito va detto che non esiste alcuna norma di legge che impedisca al dipendente di lavorare la domenica. In altre parole, il lavoro domenicale non è illegale. Se così fosse, non vedremmo le commesse dei supermercati e dei negozi nei centri commerciali alle prese con le loro mansioni anche durante questa giornata. Ci sono però delle cose da sapere a proposito del lavoro svolto di domenica. Vediamo quali sono le principali.

È legale lavorare di domenica?

Come anticipato, è legale lavorare di domenica.

Il lavoro domenicale non è infatti vietato dal Codice Civile o dalla legge, tantomeno dalla Costituzione.

Queste norme, infatti, si limitano a stabilire che il lavoratore non possa rinunciare al riposo settimanale, ma non stabiliscono alcun obbligo che questo debba verificarsi di domenica (sebbene di solito coincida proprio in questo giorno).

Settimana lunga e settimana corta: differenza

Per la precisione, la settimana lavorativa può essere articolata su 5 o 6 giorni, nel rispetto dei limiti orari previsti dalla legge e dai contratti collettivi:

  1. nella prima ipotesi (5 giorni lavorativi), il dipendente lavora in regime di “settimana corta” dal lunedì al venerdì e il riposo coincide con il sabato e la domenica;
  2. nella seconda (6 giorni lavorativi), invece, il dipendente è in regime di “settimana lunga” e il riposo coincide, solitamente ma non in maniera obbligatoria, con la domenica.

La regola del riposo domenicale non è fissa: nulla vieta alle parti di concordare il riposo settimanale in un giorno diverso della settimana.

Si pensi al dipendente di religione ebraica che chieda come giorno di riposo il sabato anziché la domenica.

Ci si può rifiutare di lavorare di domenica?

Da tanto deriva che è illegittimo, per il dipendente, rifiutarsi di lavorare di domenica, a meno che la contrattazione collettiva non preveda un espresso divieto di lavoro domenicale.

Sono altresì esonerati dal lavoro domenicale alcune categorie di persone, come ad esempio i beneficiari della legge 104 e i genitori con figli a carico fino a 3 anni.

Come chiarito nell’articolo Sono obbligato a lavorare di domenica?, chi si sottrae illegittimamente a tale obbligo può essere sanzionato, anche con il licenziamento.

Chi lavora di domenica ha diritto a una maggiore retribuzione?

Chi lavora di domenica ha diritto a una retribuzione maggiore che ricompensi il dipendente della prestazione eseguita in un giorno normalmente destinato al riposo.

La misura della maggiorazione è determinata dalla contrattazione collettiva.

Il Ccnl Commercio prevede che il lavoro domenicale venga retribuito con una maggiorazione del 30% in più rispetto alla normale retribuzione. Questo per tutti i lavoratori, full-time o part-time, che abbiano la domenica inserita come normale giorno lavorativo.

Il Ccnl Metalmeccanica Aziende Industriali prevede che il riposo settimanale debba coincidere il più possibile con la domenica. Se però il lavoratore è chiamato a lavorare in quel giorno, gli spetta una maggiorazione generalmente pari al 50% e il riposo in un giorno alternativo.

Bisogna poi distinguere a seconda del “tipo” di domenica:

  1. si parla di “lavoro domenicale puro” quando la prestazione è resa in una domenica ordinaria, che non coincide con alcuna festività (Pasqua, ecc.);
  2. il “lavoro domenicale festivo” coincide invece con un giorno di festa. In questa ipotesi il lavoratore ha diritto a una maggiorazione più elevata, sempre nel rispetto della contrattazione collettiva.

In ogni caso, la maggiorazione è espressamente inserita all’interno della busta paga (cedolino).

Lavoro domenicale: si può chiedere una maggiore retribuzione per il disagio?

Secondo la Corte di Cassazione [1], laddove la fruizione del risposo avvenga oltre il settimo giorno, al lavoratore, ferma la necessità di assicurare il riposo compensativo, è sempre dovuta la maggiorazione del compenso prevista dalle parti collettive.

Per la Suprema Corte, il dipendente non ha però diritto a un incremento ulteriore (cioè, superiore alla maggiorazione prevista dalla contrattazione collettiva), a meno che non sia stato superato il limite massimo orario settimanale.

Per la sentenza, solo laddove si arrivi al superamento di tale soglia, al dipendente cui viene richiesto di prestare la propria attività nella giornata festiva o domenicale, sarà riconosciuta una ulteriore maggiorazione retributiva.

In pratica, laddove la contrattazione collettiva preveda un compenso ad hoc per coprire il disagio che deriva dal lavoro domenicale, lo stesso deve ritenersi satisfattivo di ogni disagio sofferto dal dipendente.

Il lavoro straordinario domenicale

Il lavoratore ha diritto a una maggiorazione più elevata per compensare la prestazione lavorativa svolta, in eccesso rispetto all’orario ordinario, durante la domenica. Si tratta in pratica degli straordinari domenicali.

Anche in questa ipotesi ogni contratto collettivo, a seconda del settore, prevede delle percentuali differenti.

 
Pubblicato : 5 Settembre 2023 12:45