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Lavoro dipendente e lavoro autonomo: quali differenze?

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(@paolo-florio)
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Esploriamo le peculiarità del lavoro dipendente e autonomo, svelando le principali differenze legate a orari, rischi, retribuzione e organizzazione.

Perché mai è importante sapere quali sono le differenze tra lavoro dipendente e lavoro autonomo? La ragione è molto più pratica di quanto non si possa immaginare a prima vista. Spesso il datore di lavoro inquadra un lavoratore con contratto di collaborazione esterna o con Partita Iva quando poi questi svolge, in tutto e per tutto, le mansioni di un comune dipendente. In tali casi la legge tutela il prestatore d’opera consentendogli di rivolgersi al giudice per ottenere la riqualificazione del contratto in uno di lavoro subordinato a tempo indeterminato. Ma prima di compiere una tale mossa è bene verificare con attenzione se le caratteristiche delle proprie prestazioni rientrano effettivamente in quelle del lavoro dipendente.

Proprio per questo la giurisprudenza ha individuato degli “indici” che servono per comprendere la natura effettiva del contratto, a prescindere dal nome che le parti gli hanno dato. Perché una cosa è certa: non perché il datore ha qualificato il contratto come “co.co.co.” questo deve considerarsi necessariamente tale se poi è equiparabile a un lavoro subordinato.

Ecco perché è importante comprendere le effettive differenze tra lavoro dipendente e autonomo. Ed è di tanto che ci occuperemo nell’articolo seguente.

Che cos’è il lavoro dipendente?

Il lavoro dipendente, come definito dall’articolo 2094 del codice civile italiano, è caratterizzato da una subordinazione del lavoratore al datore di lavoro. Questo significa che il lavoratore è soggetto al potere direttivo, disciplinare e organizzativo del suo datore di lavoro, svolgendo il proprio lavoro in un luogo e orario precisi.

«Potere direttivo» significa che il lavoratore non ha margini di autonomia dovendo svolgere le mansioni nelle modalità e nei tempi indicatigli dal datore. Quest’ultimo gli offre quantomeno una direttiva generale entro cui il prestatore d’opera deve muoversi e oltre la quale non gli è consentito agire. Dunque, nel contratto di lavoro dipendente la caratteristica essenziale e fondamentale è proprio la “subordinazione” alle indicazioni (generali o puntuali) del datore.

«Potere disciplinare» sta a indicare che il dipendente può subire le sanzioni se non svolge correttamente le mansioni nei modi e nei tempi indicatigli dal datore. Il datore ha quindi il diritto e il potere di punirlo, secondo le modalità indicate dalla legge o dal contratto collettivo (ad esempio con la sospensione dal lavoro e dallo stipendio o con il licenziamento).

«Potere organizzativo» indica infine la possibilità del datore di lavoro di stabilire il luogo e i tempi della prestazione lavorativa, avendo anche la possibilità, entro determinati limiti, di mutare le mansioni e la sede di lavoro del dipendente. Sussiste dunque un obbligo del lavoratore di soggiacere alla facoltà riconosciuta al datore di lavoro di intervenire in ogni momento sulle modalità di svolgimento della prestazione; la subordinazione si caratterizza per l’obbligo continuativo del prestatore di conformarsi alle direttive impartite dell’imprenditore, cui spetta il potere di intervenire ogni volta che lo ritenga opportuno per modificare le modalità di esecuzione della prestazione.

Che cos’è il lavoro autonomo?

Il lavoratore autonomo, secondo l’articolo 2222 del codice civile, ha la libertà di svolgere la propria prestazione in autonomia, attenendosi soltanto alle indicazioni concordate in anticipo con il committente. Questo implica l’assenza di subordinazione e l’organizzazione del lavoro a proprio rischio e pericolo. Non si può mai licenziare un lavoratore autonomo o sottoporlo a sanzioni, potendo solo il datore risolvere il contratto in caso di grave inadempimento. Né può imporgli orari di lavoro.

Cosa distingue il lavoro dipendente da quello autonomo?

Il vincolo di soggezione personale del lavoratore al potere organizzativo, direttivo e disciplinare del datore di lavoro distingue il lavoro dipendente dal lavoro autonomo. In pratica, nel lavoro dipendente l’autonomia del lavoratore è limitata e la sua attività è inserita nell’organizzazione aziendale. Al contrario, il lavoratore autonomo ha completa libertà di determinare l’oggetto, il tempo e il luogo della prestazione.

Per esempio, un impiegato di ufficio (lavoratore dipendente) lavora durante orari specifici stabiliti dal datore di lavoro e ha compiti precisi assegnati. Dall’altro lato, un consulente (lavoratore autonomo) può organizzare autonomamente il proprio tempo di lavoro e stabilire il luogo di svolgimento dell’attività, a condizione di rispettare gli accordi presi con il cliente.

Non è il nome dato al contratto a determinare la natura del rapporto di lavoro, ma piuttosto le modalità concrete di svolgimento della prestazione lavorativa. Fattori come l’assenza di rischio, la continuità della prestazione, l’osservanza di un orario e la forma della retribuzione, pur avendo natura sussidiaria e non decisiva, possono rivelare la subordinazione.

Cosa sono gli indici di subordinazione?

Secondo la giurisprudenza l’esistenza del vincolo di subordinazione deve essere accertata attraverso la valutazione dell’insieme degli elementi che caratterizzano un rapporto e non da singoli e isolati aspetti. Abbiamo detto che l’elemento essenziale del lavoro dipendente è costituito dalla subordinazione. Accanto ad esso vi possono essere altri indici – ossia indizi – di subordinazione quali:

  • l’osservanza di un certo orario di lavoro;
  • il pagamento a cadenze fisse di una retribuzione prestabilita;
  • il coordinamento effettuato dal datore di lavoro e l’assenza in capo al lavoratore di una sia pur minima
  • struttura imprenditoriale in capo al datore (il lavoratore autonomo svolge l’attività con mezzi propri). Il lavoratore viene inserito in modo funzionale, continuativo e sistematico nell’organizzazione del datore di lavoro;
  • l’applicabilità di sanzioni disciplinari.

Osservanza di un orario predeterminato

L’obbligo di osservare un orario predeterminato costituisce una delle forme in cui può esplicarsi il potere organizzativo del datore di lavoro, e può costituire prova della mancanza in capo al lavoratore della facoltà di determinare autonomamente la prestazione. Tuttavia, la mancanza di un vincolo di orario non consente di escludere la sussistenza della subordinazione, in quanto ben può essere convenuta nel contratto la realizzazione di un’attività lavorativa che non necessita siffatto vincolo. Inoltre, la giurisprudenza ha evidenziato la compatibilità tra lavoro subordinato e prestazioni di carattere saltuario, svincolate dall’orario rigido, qualora il lavoratore resti comunque a disposizione del datore di lavoro.

Esclusività del rapporto

Indice ormai del tutto superato, essendo pacifico il riconoscimento della piena libertà per i lavoratori di intrattenere una pluralità di rapporti di lavoro con datori di lavoro diversi tra loro.

Modalità di erogazione della retribuzione

Qualora si concretizzino nella riproduzione integrale delle forme di erogazione tipiche del lavoro subordinato (natura fissa e predeterminata della retribuzione, riconoscimento della tredicesima e quattordicesima mensilità). È bene non confondere l’aspetto delle modalità concrete di erogazione della retribuzione con il diverso elemento dell’onerosità della prestazione di lavoro subordinato. L’onerosità costituisce, infatti, un elemento essenziale del rapporto di lavoro subordinato, che non attiene alle concrete modalità con cui la retribuzione viene erogata.

 
Pubblicato : 13 Giugno 2023 13:00