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Lavoratrice madre: quando si può licenziare?

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(@mariano-acquaviva)
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Licenziamento della dipendente durante il primo anno di vita del proprio figlio: quando ricorrono gli estremi della colpa grave?

Il datore può licenziare i propri dipendenti solo al ricorrere di determinate condizioni. Solitamente, il recesso dal rapporto è giustificato nelle ipotesi di gravi inadempimenti del lavoratore oppure di crisi aziendale che legittima il ridimensionamento dell’organico.

Oltre a queste regole generali, la legge ne prevede altre a tutela di determinate categorie. È in questo contesto che si pone il seguente quesito: quando si può licenziare la lavoratrice madre? Vediamo cosa prevede la legge.

Licenziamento lavoratrice madre: cosa dice la legge?

La norma principale che tutela la lavoratrice madre dal licenziamento è contenuta nel cosiddetto Testo unico a tutela e sostegno della maternità e della paternità.

In questa legge c’è scritto che le lavoratrici non possono essere licenziate dall’inizio del periodo di gravidanza fino al termine dei periodi di interdizione dal lavoro, nonché fino al compimento di un anno di età del bambino [1].

Questo significa che la lavoratrice madre ha diritto a mantenere il suo posto di lavoro durante la gravidanza, il congedo di maternità e il primo anno di vita del bambino.

Il licenziamento della lavoratrice madre intimato durante questi periodi è nullo, salvo quanto diremo nel prosieguo.

Quando si può licenziare la lavoratrice madre?

Ci sono alcune eccezioni alla protezione fornita alla lavoratrice madre: si tratta di ipotesi in cui il divieto di licenziamento non si applica.

Una di queste circostanze è la “colpa grave” da parte della lavoratrice, che costituisce una giusta causa per la risoluzione del rapporto di lavoro.

La colpa grave è una violazione grave e intenzionale degli obblighi contrattuali da parte della lavoratrice, che rende impossibile la prosecuzione del rapporto.

Deve trattarsi di una colpa specifica e grave, diversa da quella prevista dal contratto per i casi generici di inadempimento del lavoratore.

Si pensi alla lavoratrice che, sebbene abbia appena partorito, sia sorpresa dalle telecamere a rubare alcuni beni aziendali.

Come si valuta la colpa grave della lavoratrice madre?

La colpa grave della lavoratrice madre non è una nozione univoca, ma dipende dal caso concreto e dalla valutazione del giudice.

Tuttavia, la giurisprudenza ha stabilito alcuni criteri per individuare il significato di tale nozione:

  • la colpa grave non coincide con il giustificato motivo soggettivo, ovvero con le situazioni previste dal contratto collettivo come causa di licenziamento. Per esempio, una semplice assenza ingiustificata non è sufficiente a integrare la colpa grave, se non è prevista come tale dal contratto [2];
  • la colpa grave deve essere specifica e diversa da quella generica prevista per i casi di inadempimento del lavoratore. In altre parole, la colpa grave deve avere un carattere di eccezionalità e gravità, che giustifichi la risoluzione immediata del rapporto di lavoro. Si pensi al sopra esemplificato furto aziendale;
  • la colpa grave deve essere accertata e motivata dal giudice di merito, con un giudizio insindacabile in sede di legittimità, se non presenta errori logici o giuridici.

Recentemente la Suprema Corte ha ribadito che per l’integrazione della colpa grave da parte della lavoratrice, tale da giustificare il recesso della stessa entro l’anno di età del figlio, non è sufficiente accertare la sussistenza di una giusta causa o di un giustificato motivo soggettivo, essendo invece necessario verificare se sia presente quella diversa colpa specificatamente prevista dalla norma [3].

Insomma: la mera sussistenza di una giusta causa o di un giustificato motivo di licenziamento non è sufficiente a legittimare il recesso dal contratto con la dipendente entro l’anno di età del figlio.

Lavoratrice madre: esempi di colpa grave

La giurisprudenza ha identificato la colpa grave della lavoratrice madre in alcuni casi particolari che hanno comportato una grave lesione del rapporto di fiducia con il datore di lavoro.

Per esempio, la Corte di Cassazione ha ritenuto legittimo il licenziamento della lavoratrice madre che, dopo il congedo di maternità, non si è presentata al lavoro per oltre 40 giorni, dimostrando una mancanza di buona fede e correttezza [4].

Un altro caso è quello della lavoratrice madre che ha trasferito la sua residenza in un altro Stato, rendendo impossibile la prestazione lavorativa in presenza, se questa era la modalità concordata con il datore di lavoro [5].

Licenziamento lavoratrice madre: come si intima?

Il licenziamento della lavoratrice madre per colpa grave deve essere intimato con le stesse modalità previste per il licenziamento ordinario, ovvero con una lettera raccomandata contenente la motivazione e l’indicazione del termine per impugnare il provvedimento.

Inoltre, il datore di lavoro deve rispettare le norme che prevedono la contestazione immediata della colpa grave, la possibilità di difesa della lavoratrice e la comunicazione al sindacato.

Se il licenziamento non rispetta queste procedure, può essere impugnato dalla lavoratrice davanti al giudice del lavoro.

 
Pubblicato : 19 Gennaio 2024 13:45