La prescrizione dei crediti di lavoro dipendente privato e pubblico
Stipendi arretrati: da quando decorre la prescrizione di cinque anni per le differenze retributive del lavoratore dipendente. Gli esempi pratici.
Gran parte dei crediti del lavoratore dipendente nei confronti del proprio datore di lavoro si prescrive in cinque anni. Il problema principale è piuttosto stabilire da quando inizia a calcolarsi tale termine. È chiaro infatti che la pendenza del rapporto di lavoro genera quel timore reverenziale – dettato soprattutto dalla paura di subire ritorsioni o licenziamenti – che potrebbe portare il dipendente a soprassedere dal far valere i propri diritti almeno fin quando è alle dipendenze dell’azienda. Proprio di recente, la Cassazione ha fornito importanti precisazioni in merito alla prescrizione dei crediti di lavoro, sia nell’ambito del comparto pubblico che privato. La pronuncia [1] costituisce un punto fermo nell’ambito dell’interpretazione del diritto del lavoro al punto che, sulla scorta di essa, è stata di recente emessa una nota da parte dell’Ispettorato del Lavoro [2] che ne recepisce integralmente il contenuto.
Ecco allora tutto ciò che c’è da sapere sulla prescrizione dei vari crediti che il lavoratore dipendente può vantare nei confronti del datore.
Quando vanno in prescrizione gli stipendi arretrati?
Il pagamento degli stipendi arretrati cade in prescrizione dopo 5 anni. Quindi chi ha lavorato uno o più mesi senza essere pagato ha cinque anni di tempo per chiedere la retribuzione in questione.
Sempre di 5 anni è la prescrizione delle differenze retributive relative a errori di calcoli in busta paga, a straordinari effettuati ma non conteggiati, differenze di stipendio per inquadramento o qualifica, tredicesima e quattordicesima, le differenze retributive derivanti da mansioni superiori.
In generale, infatti, tutti i crediti che maturano mensilmente o per frazioni di tempo non superiori a un anno si prescrivono in cinque anni.
Quando vanno in prescrizione i premi di produzione?
Premi di produzione, benefits e gratifiche vanno anch’essi in prescrizione dopo 5 anni. Anche per questi infatti vale la regola della cosiddetta “prescrizione breve” (appunto quinquennale) atteso che la maturazione di tali somme avviene periodicamente, di solito ogni mese.
Quando va in prescrizione il pagamento del TFR?
Anche il trattamento di fine rapporto – il cosiddetto TFR – va in prescrizione dopo 5 anni. È vero infatti che il TFR viene versato tutto in un’unica volta, a fine rapporto di lavoro (sia che ciò avvenga per licenziamento o per dimissioni), ma le somme vengono accantonate ogni mese dal datore di lavoro; sicché si tratta di un credito maturato per frazioni inferiori all’anno e quindi ad esso si applica il termine di prescrizione breve.
Crediti di lavoro: quando c’è prescrizione di 10 anni?
Per tutti gli altri crediti del lavoratore dipendente opera la prescrizione di 10 anni. Ciò avviene per:
- i premi di fedeltà;
- le indennità di trasferimento;
- i diritti relativi al passaggio di qualifica,
- le erogazioni una tantum;
- indennità sostitutiva per ferie e permessi non goduti;
- risarcimento dei danni per omesso versamento dei contributi previdenziali;
- riqualificazione del rapporto (ad es. da lavoro intermittente a lavoro subordinato, etc.).
Da quando decorre la prescrizione nel rapporto di lavoro privato?
Secondo la Cassazione, la prescrizione di tutti i crediti del lavoratore dipendente – sia che si tratti della prescrizione di cinque anni che di dieci – decorre a partire dalla cessazione del rapporto di lavoro e quindi, a seconda dei casi, dal:
- licenziamento;
- dimissioni;
- risoluzione consensuale del rapporto di lavoro.
Si tratta di una deroga al principio generale in base al quale la prescrizione del credito inizia a decorrere da quando il diritto matura, il che, nel nostro caso, coinciderebbe con la scadenza del pagamento della mensilità. Ma è anche vero che il dipendente teme di far causa al datore e sa bene che ciò potrebbe determinare, a suo rischio, un licenziamento discriminatorio. È vero che il licenziamento potrebbe sempre essere impugnato dinanzi al tribunale ma è anche vero che, oltre ai lunghi tempi e ai costi che la causa comporta, la nuova riforma del diritto del lavoro prevede, per il dipendente ingiustamente licenziato, solo il risarcimento del danno e non anche, come un tempo, la reintegra sul posto. Il che significa che, se anche il lavoratore vincesse la causa contro il datore di lavoro, ne risulterebbe comunque penalizzato. Ecco perché, secondo la Cassazione, è giusto che la prescrizione dei crediti di lavoro inizi a decorrere dalla cessazione da quando finisce il rapporto di lavoro.
Da quando decorrere la prescrizione nel pubblico impiego?
Fa eccezione a questo principio di diritto il pubblico impiego, per la sua particolare disciplina normativa, che ne assicura la stabilità e la garanzia di rimedi giurisdizionali contro la risoluzione del rapporto, tali da escludere che il lavoratore possa far valere i propri diritti per il timore di essere licenziato. Quindi, nel pubblico impiego il termine di prescrizione di cinque anni per i crediti di lavoro inizia a decorrere già durante lo svolgimento del rapporto.
Adempimenti del datore di lavoro
Poiché al dipendente basta sollevare l’eccezione del mancato pagamento dei propri crediti, al datore spetta la prova contraria. Ragion per cui dovrà prestare molta cura alla conservazione dei documenti, specie quando si tratta di rapporti di lavoro di lunga annata.
Si tenga tuttavia conto che, quando sono in contestazione gli straordinari o le mansioni superiori, è il dipendente che ha l’onere di dimostrare lo svolgimento di tali mansioni.
Prescrizione crediti di lavoro: esempi pratici
Un lavoratore ha cessato il proprio rapporto di lavoro il 10 agosto 2017 e ha denunciato la mancata corresponsione delle retribuzioni il 1° settembre 2022. In questo caso, l’Ispettorato del lavoro non potrà emettere la diffida accertativa per il recupero dei crediti spettanti, perchè il diritto del lavoratore si è prescritto il 9 agosto 2022.
Un dipendente è stato licenziato il 21 ottobre 2017. Il lavoratore denuncia il mancato versamento del Tfr il 1° ottobre 2022. In questo caso, l’Ispettorato potrà emettere la diffida accertativa perché il credito alla data della denuncia non si è ancora prescritto. La prescrizione scatta infatti il 20 ottobre 2022.
Un lavoratore si è dimesso l’11 settembre 2017. Ha inviato al proprio datore di lavoro un atto il 10 aprile 2019, chiedendo il pagamento. Ha poi denunciato la mancata corresponsione delle retribuzioni all’Ispettorato del lavoro il 5 settembre 2022. L’Ispettorato potrà emettere la diffida accertativa perché il lavoratore, chiedendo il pagamento il 10 aprile 2019, ha interrotto la prescrizione, prevista dunque il 10 settembre 2022.
Un appalto di servizi è cessato il 5 gennaio 2015, quindi il lavoratore ha diritto alle retribuzioni entro il 4 gennaio 2017 (due anni dalla cessazione). Il lavoratore ha notificato un atto interruttivo il 6 marzo 2016 e ha denunciato il mancato pagamento all’Ispettorato l’8 settembre 2021. L’Ispettorato non potrà emettere la diffida accertativa nei confronti del committente, responsabile in solido, perché anche se il lavoratore ha notificato un atto interruttivo il 6 marzo 2016, il diritto di credito si è prescritto il 5 marzo 2021, 5 anni dopo l’atto interruttivo.
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