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La nuova truffa del messaggio sul cellulare: come difendersi

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(@raffaella-mari)
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Hacker: i criminali informatici utilizzano sms e WhatsApp per aggirare le vittime e sottrarre loro i soldi dal conto corrente.

Gli hacker ne studiano una al giorno per fregarci i soldi. Conoscono le leve che spingono il nostro cervello a compiere condotte impulsive. Giocano sull’ansia, sulla foga e sulla distrazione del momento. E in questo sono aiutati dalla frenesia che segna le nostre giornate e che ci porta ad agire senza pensare, perché non abbiamo tempo per informarci, per indagare, per diffidare. Perché anche diffidare richiede un secondo in più: quel mezzo attimo di tempo libero che ci dovrebbe suggerire un pensiero: «E se non fosse così?».

Così, di tanto in tanto esce fuori una nuova truffa del cellulare non appena quella precedente è stata svelata dai giornali. Come quella dell’sms del figlio che scrive al padre: «Mi è caduto il cellulare. Mi mandi un messaggio WhatsApp al nuovo numero?». Vediamo meglio come funziona questo ennesimo raggiro.

Come funziona l’sms truffa

Si sa: i genitori sono sempre in apprensione per i figli. Non solo quelli piccoli, che tornano a casa da soli dalla scuola o dalle lezioni private, ma anche quelli ormai cinquantenni che mantengono i rapporti con il padre e la madre anziani grazie a WhatsApp.

«Ciao papà», inizia il messaggio indirizzato al genitore. «Mi è caduto il telefono – prosegue il messaggio – Questo è il mio nuovo numero. Per favore, puoi mandarmi un WhatsApp?». Segue link assolutamente da non seguire perché quel «nuovo» numero di telefono è la porta di ingresso per i truffatori.

Una volta seguito il link al nuovo numero, il sedicente «figlio» spinge il genitore a condividere informazioni sensibili. Ad esempio potrebbe chiedere al padre un aiuto per pagare una bolletta urgente o per l’acquisto di un nuovo computer, fornendo un IBAN per il versamento.

La Polizia Postale ha attivato una pagina ad hoc sul proprio sito per rilasciare avvisi ufficiali riguardo queste truffe via SMS. ILa raccomandazione è chiara: non rispondere al messaggio e cancellarlo immediatamente.

C’è poi l’sms di Poste Italiane che ti avvisa che il pacco è in giacenza perché il postino ha tentato la consegna ma non ha trovato nessuno a casa tua. E ti lascia un link cliccando il quale puoi fissare un nuovo appuntamento. Anche questa è una truffa. Poste Italiane ha fatto sapere di non contattare mai i propri clienti con sms.

Chi ci casca vedrà addebitarsi sul proprio conto corrente una serie di importi, a volte autorizzati con pagamenti periodici (i cosiddetti RID). Le banche stanno provando a mettere freno a queste truffe, ma per chi cade più volte vittima di tali raggiri non c’è altro mezzo che chiedere al proprio istituto di credito la modifica del proprio IBAN.

«Abbiamo rilevato un accesso non autorizzato sul tuo conto»

Non possono mancare all’elenco i messaggi e le mail della banca – che in realtà è un criminale informatico – con scritto «Abbiamo rilevato un accesso anomalo sul tuo conto. Verifica qui». In questo modo, il mese scorso, un dipendente di una filiale di Mestre di Banca Intesa si è visto sottrarre dal conto 60mila euro. Anche lui, come sempre più persone in Italia e nel mondo, è dunque rimasto vittima del cosiddetto «spoofing».

E attenzione: le banche restituiscono i soldi trafugati dai criminali solo a chi è stato incolpevole vittima della truffa. Chi invece è stato così poco accorto da condividere i propri dati personali con sconosciuti, anche se apparentemente riconducibili a soggetti affidabili, come appunto la propria banca, non ha diritto a nulla.

Le telefonate di Amazon

E poi ci sono le telefonate truffa che, con registrazioni automatiche, ti invitano a fare investimenti in Amazon perché le sue azioni stanno crescendo. Ma Amazon stessa ha fatto sapere: «Noi non chiamiamo i nostri clienti per proporre investimenti».

L’iscrizione al Registro pubblico delle opposizioni purtroppo non tutela l’utente dalle chiamate indesiderate operate da organizzazioni criminali dedite alle truffe, che si spacciano per call center di gestori più o meno noti di vari servizi, da luce e gas alla telefonia.

La finta multa stradale

Davvero originale è la nuova truffa della finta multa stradale che viene lasciata sul parabrezza dell’auto e che fornisce un link o un QRcode per effettuare il pagamento. Di solito l’importo è modesto e la gente preferisce pagare piuttosto che fare ricorso. Se invece si rivolgesse al giudice scoprirebbe che quella non è una vera multa ma una truffa per fare incetta di soldi.

Lo squillo senza riposta

È la truffa più ricorrente, anche nota come “wangiri” che in giapponese significa uno «squillo e giù». Il wangiri classico consiste in una chiamata proveniente da un numero estero.

Solo pochi squilli, uno o due al massimo, senza lasciare messaggi in segreteria. L’utente che trova la chiamata registrata è portato a richiamare il numero, spinto dalla curiosità di sapere chi fosse. Tuttavia, la chiamata viene reindirizzata a un numero con sovrapprezzo, che addebita tariffe elevate.

 
Pubblicato : 30 Settembre 2023 05:15