Investitori professionali: chi sono?
Tutto ciò che c’è da sapere sulla figura dell’investitore professionale: requisiti ed attività svolte.
Gli investitori professionali sono i clienti professionali privati, i clienti professionali pubblici, nonché coloro che su richiesta possono essere trattati come clienti professionali [1].
I clienti professionali privati sono definiti come coloro che possiedono l’esperienza, le conoscenze e la competenza necessarie per prendere consapevolmente le proprie decisioni in materia di investimenti e per valutare correttamente i rischi che assume. [2].
Clienti professionali di diritto
Sono clienti professionali di diritto:
(1) i soggetti che sono tenuti ad essere autorizzati o regolamentati per operare nei mercati finanziari, siano essi italiani o esteri quali: banche, imprese di investimento, altri istituti finanziari autorizzati o regolamentati, imprese di assicurazione, organismi di investimento collettivo e società di gestione di tali organismi, fondi pensione e società di gestione di tali fondi, negoziatori per conto proprio di merci e strumenti derivati su merci, soggetti che svolgono esclusivamente la negoziazione per conto proprio su mercati di strumenti finanziari e che aderiscono indirettamente al servizio di liquidazione, nonché al sistema di compensazione e garanzia (locals), altri investitori istituzionali e agenti di cambio
(2) le imprese di grandi dimensioni che presentano a livello di singola società, almeno due dei seguenti requisiti dimensionali:
- totale di bilancio: 20 000 000 EUR
- fatturato netto: 40 000 000 EUR
- fondi propri: 2 000 000 EUR
(3) gli investitori istituzionali la cui attività principale è investire in strumenti finanziari, compresi gli enti dediti alla cartolarizzazione di attivi o altre operazioni finanziarie.
Pertanto sono in automatico (per disposto normativo) investitori professionali tutti quei soggetti autorizzati ad operare sui mercati finanziari, siano essi italiani o esteri e quindi certamente banche, imprese di investimento, altri istituti finanziari autorizzati o regolamentati, ma anche imprese di assicurazione, fondi di investimento, fondi pensione e società di gestione di tali fondi, come le Sim o le Sicav.
Ma lo sono anche le imprese di grandi dimensioni aventi, contemporaneamente un bilancio di 20.000.000 € ed un fatturato netto di 40.000.000 o fondi propri per € 2.000.000.
In ultimo, sicuramente lo sono investitori istituzionali (BCE, Banca d’Italia, etc.) la cui attività principale è investire in strumenti finanziari, comprese le società di cartolarizzazione di crediti [3].
Clienti professionali su richiesta
Sono invece clienti professionali su richiesta i clienti diversi che possiedono almeno due dei seguenti requisiti:
- effettuazione di operazioni di dimensioni significative sul mercato in questione con una frequenza media di 10 operazioni al trimestre nei quattro trimestri precedenti
- il valore del portafoglio di strumenti finanziari, inclusi i depositi in contante, superiore a 500.000 EUR
- impiego attuale o passato nel settore finanziario per almeno un anno in una posizione professionale che presupponga la conoscenza delle operazioni o dei servizi previsti
Quindi si parificano agli investitori professionali quei soggetti che, contemporaneamente, effettuano un certo numero di transazioni finanziarie di importo significativo (almeno 10 ogni 3 mesi, di importo superiore a 500.000 €).
Come si riconosce un investitore professionale?
La risposta è abbastanza semplice per quanto concerne gli investitori qualificati dalla normativa di settore: impossibile dubitare che una Banca commerciale o una Banca d’affari, un fondo pensioni o un hedge fund siano investitori istituzionalizzati.
Più complesso e controverso è riconoscere gli investitori della seconda tipologia, semplicemente perché le transazioni che operano non sono conosciute o conoscibili dai terzi e dalle persone che si rivolgono a questi soggetti e perché anche l’ampiezza del loro portafoglio non è di immediata quantificazione, per la considerazione che alcuni investimenti in essere possono avere una portata diversa a seconda che si consideri la durata che comportano e la valutazione che il mercato ne fa in determinati moderni.
Quindi il consiglio è di rivolgersi in prima battuta sempre ad investitori qualificati, che hanno anzitutto struttura e garanzie per tutelare la loro clientela da investimenti rovinosi propri o commissionati, ed hanno altresì strategie di investimento diversificate a seconda della dimensione del cliente e della sua propensione al rischio.
A proposito di quest’ultimo aspetto, incombe per la nuova direttiva europea sui servizi d’investimento sugli investitori [4] il cosiddetto obbligo di profilatura della clientela.
La normativa citata ha suddiviso la clientela su tre livelli: clienti al dettaglio, clienti professionali e controparti qualificate. La nuova classificazione della legislazione comunitaria traccia in funzione della attribuzione di “cliente” una specifica forma di protezione.
La valutazione dell’adeguatezza nella Direttiva MiFID viene condotta attraverso 4 parametri che costituiscono altrettante classi di profilo di situazione finanziaria:
a) fonte e consistenza del reddito regolare; b) attività, comprese le attività liquide; c) investimenti e beni immobili; d) impegni finanziari regolari.
Più spinoso ed arduo di tutti è il requisito – per quelli che la normativa definisce cleinti professionali su richiesta – la conoscenza delle operazioni o dei servizi previsti: è palese come questo requisito sia difficilmente accertabile e verificabile in quelli che vengono definiti investitori “retail” o investitori al dettaglio, tutti quei risparmiatori e/o imprese, società o altri enti che operano come intermediari per effettuare in proprio e per conto di terzi investimenti di tipo finanziario.
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