Interdittiva antimafia: cos’è e come funziona?
In cosa consiste la misura cautelare emessa dal prefetto con cui viene proibito a un’impresa di avere rapporti con la pubblica amministrazione?
Le associazioni mafiose cercano di infiltrarsi nel mercato controllando le imprese che operano al suo interno. In questo modo la mafia riesce a inserirsi in diversi settori commerciali, investendo e ricavando grandi guadagni. È in questo contesto che si pone l’interdittiva antimafia. Cos’è e come funziona?
Come diremo a breve, la legge consente alle autorità di bloccare parzialmente l’attività delle imprese quando sussiste, anche solo potenzialmente, il rischio di infiltrazioni da parte della criminalità organizzata. Si tratta di sanzioni severe che tendono a limitare l’azione del destinatario impedendogli di avere certi rapporti commerciali nonché di beneficiare di determinate agevolazioni. Approfondiamo la questione.
Cos’è l’interdittiva antimafia?
L’interdittiva antimafia è il provvedimento con cui il prefetto vieta a un’impresa o a un imprenditore di avere rapporti con la pubblica amministrazione.
Lo scopo del provvedimento d’interdizione è quello di isolare il soggetto economico nelle mani (o nelle mire) della mafia, così da impedire il “contagio” e, soprattutto, di arricchire le associazioni per delinquere, le quali ambiscono a confondersi con gli altri operatori sul mercato.
Quando viene emessa l’interdittiva antimafia?
L’interdittiva antimafia è emessa ogni volta che sia stata rilevata la sussistenza di tentativi di infiltrazione da parte della criminalità organizzata volti a condizionare le scelte e gli indirizzi dell’impresa.
Quali sono le conseguenze dell’interdittiva?
L’interdittiva antimafia preclude ogni tipo di rapporto con la pubblica amministrazione.
Per la precisione, secondo la legge [1], al soggetto colpito dall’interdittiva è preclusa ogni possibilità di ottenere contributi, finanziamenti e mutui agevolati, nonché altre erogazioni dello stesso tipo, concessi o erogati da parte dello Stato, di altri enti pubblici o dell’Unione europea, per lo svolgimento di attività imprenditoriali, stante l’esigenza di evitare ogni tipo di esborso pubblico in favore di imprese soggette ad infiltrazioni criminali.
Come funziona l’interdittiva antimafia?
Come spiegato, l’interdittiva è emessa dal prefetto allorquando vi siano prove o anche solamente forti sospetti che siano in corso (o vi siano stati) tentativi di infiltrazione mafiosa all’interno di un’impresa.
Secondo la giurisprudenza, infatti, l’interdittiva antimafia è una misura cautelare che non richiede la necessaria prova di un fatto ma solo la presenza di una serie di indizi in base ai quali sia plausibile ritenere la sussistenza di un collegamento con organizzazioni criminali o di un possibile condizionamento da parte di queste [2].
È il caso, ad esempio, dell’azienda vinicola che riesce a imporre i propri prodotti a tutti i ristoranti e alle strutture turistiche della propria regione: tale condotta può essere sintomatica della forza intimidatrice di cui si avvale l’impresa per farsi largo sul mercato.
Pertanto, ai fini dell’adozione dell’interdittiva antimafia non occorre provare l’infiltrazione mafiosa, bensì soltanto la sussistenza di elementi dai quali presumere il pericolo di ingerenza da parte della criminalità organizzata.
Come fare ricorso contro l’interdittiva?
Contro l’interdittiva antimafia è possibile proporre ricorso al Tar entro 60 giorni dalla notifica del provvedimento, ovvero ricorso straordinario al Presidente della Repubblica entro 120 giorni. Contro il rigetto del Tar si può proporre impugnazione davanti al Consiglio di Stato.
Quanto dura l’interdizione del prefetto?
L’interdittiva antimafia ha natura temporanea, visto che il prefetto può revocare il proprio provvedimento se ritiene che le infiltrazioni da parte delle associazioni per delinquere non costituiscano più un pericolo, ad esempio perché le cosche sono state sgominate oppure perché l’impresa, cambiando la propria attività economica, non rappresenta più un obiettivo appetibile per la mafia.
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