Indennità di accompagnamento rigettata
Come fare ricorso contro il verbale negativo della commissione medica Inps che rigetta la richiesta di accompagnamento.
Non perché una persona presenti una grave patologia con riconoscimento di un’invalidità pari al 100% ha automaticamente diritto all’indennità di accompagnamento. L’assegno dell’Inps per pagare il badante scatta solo in favore di coloro che non sono in grado di autogestirsi negli atti della vita quotidiana.
Dunque, prima di valutare un ricorso contro l’Inps nel caso di indennità di accompagnamento rigettata, è bene conoscere bene l’orientamento dei giudici – quando cioè spetta tale sovvenzione – e, solo all’esito, individuare la procedura da seguire per opporsi al provvedimento di diniego.
Di tanto parleremo qui di seguito. Spiegheremo cioè cosa fare in caso di rigetto della richiesta di indennità di accompagnamento. Ma procediamo con ordine.
Cos’è l’indennità di accompagnamento?
Come spiega lo stesso Inps sul proprio sito, l’indennità di accompagnamento è un contributo – che si aggiunge all’assegno dovuto per il caso di disabilità – erogato nei confronti di coloro che:
- non possono deambulare senza l’aiuto di un accompagnatore;
- oppure che sono incapaci di compiere gli atti quotidiani della vita.
L’indennità viene corrisposta per 12 mesi a decorrere dal primo giorno del mese successivo alla presentazione della domanda o, eccezionalmente, dalla data indicata dalle commissioni sanitarie nel verbale di riconoscimento dell’invalidità civile. Il pagamento dell’indennità viene sospeso in caso di ricovero a totale carico dello Stato per un periodo superiore a 29 giorni.
Quando spetta l’indennità di accompagnamento
Il semplice fatto di aver ricevuto, dalla commissione medica dell’Inps, il riconoscimento di una invalidità al 100% non è sufficiente per ottenere l’accompagnamento
Come chiarito dalla Cassazione [1], «l’indennità di accompagnamento richiede la contestuale presenza di:
- una situazione di invalidità totale (ossia al 100%), tale cioè da consentire di ottenere la pensione di inabilità civile;
- e: a) l’impossibilità di deambulare senza l’aiuto permanente di un accompagnatore; b) oppure l’incapacità di compiere gli atti quotidiani della vita, con necessità di assistenza continua. Dunque non basta la semplice difficoltà di deambulazione o di compimento di atti della vita quotidiana con difficoltà ma senza impossibilità.
A riguardo, difettando il secondo elemento, la Cassazione [1] ha di recente escluso il diritto all’indennità di accompagnamento nei confronti di una donna affetta da diabete, obesità, insufficienza statico-dinamica e instabilità posturale con annesse molteplici cadute e conseguenti fratture.
Stranieri Ue ed extracomunitari: spetta l’indennità di accompagnamento?
Anche agli stranieri viene concessa l’indennità di accompagnamento. Tuttavia è necessario sussistano i seguenti requisiti:
- per i cittadini stranieri comunitari: iscrizione all’anagrafe del comune di residenza;
- per i cittadini stranieri extracomunitari: permesso di soggiorno di almeno un anno (art. 41 TU immigrazione);
- residenza stabile e abituale sul territorio nazionale.
Come opporsi al rigetto dell’indennità di accompagnamento?
Una volta compreso che un’invalidità al 100% non ti dà automaticamente diritto all’accompagnamento anche se ti è stata riconosciuta la pensione di inabilità, vediamo come fare ricorso contro l’eventuale provvedimento di diniego successivo alla visita medica dell’Inps.
Entro quanto tempo si deve presentare il ricorso?
Per fare ricorso in caso di mancato riconoscimento dell’indennità di accompagnamento devi rispettare il termine massimo di sei mesi che decorrono dal ricevimento del verbale della commissione medica che ti nega il diritto all’assegno.
Se hai dimenticato in quale data il postino ti ha consegnato la raccomandata o comunque quando ti è stato consegnato tale verbale, sarà bene, in via prudenziale, calcolare il termine di sei mesi dalla data della visita medica in modo da non sbagliare e non incorrere in decadenze.
Come fare ricorso contro il verbale di diniego dell’accompagnamento?
Prima di fare il ricorso al giudice è necessario presentare una istanza di opposizione all’Inps stesso. Si parla, a riguardo, di ricorso in via amministrativa. Solo in caso di mancata risposta o di ulteriore diniego è possibile rivolgersi poi al tribunale, sezione lavoro e previdenza, del tuo luogo di residenza.
A tal fine dovrai necessariamente rivolgerti a un avvocato, almeno per la fase giudiziale, potendo far ricorso in via amministrativa anche da solo.
La procedura che l’avvocato dovrà seguire è quella del cosiddetto accertamento tecnico preventivo: il giudice nomina un consulente tecnico d’ufficio (il cosiddetto CTU) che effettua una visita medica sull’interessato, prima ancora dell’istruzione della causa. Di norma ci vogliono dai 6 ai 12 mesi per stabilire quale sarà l’orientamento del perito e quindi la possibile decisione del giudice.
In genere
Nella stessa udienza, il Giudice stabilirà il termine ultimo entro il quale il CTU dovrà inviare una bozza della relazione medico legale. Le parti hanno la possibilità di presentare controdeduzioni alla perizia del CTU.
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