Inabilitazione del genitore per prodigalità: quando si può chiedere?
È possibile nominare un amministratore di sostegno per il genitore che spende tutti i suoi soldi in gratta e vinci, nel gioco, nelle scommesse e in altre cose futili.
Ti sei mai chiesto se si può richiedere l’inabilitazione di un genitore per prodigalità? Si tratta di un argomento delicato che coinvolge la sfera legale e affettiva della famiglia. Spesso infatti, pur a fronte di questa patologia (tecnicamente detta “mono mania”), il soggetto è perfettamente capace di intendere e volere nelle altre sfere della sua vita quotidiana e certamente potrebbe non gradire il fatto di essere dichiarato “parzialmente incapace” dal tribunale.
In questo articolo, ci concentreremo sull’inabilitazione del genitore per prodigalità, quando si può richiedere, il ruolo del curatore e le implicazioni legali. Esploreremo inoltre le circostanze in cui il genitore può essere considerato prodigo e le situazioni in cui la prodigalità non è motivo di inabilitazione.
Cosa significa prodigalità?
La prodigalità si verifica quando una persona ha un impulso compulsivo a spendere i propri soldi e dilapidare il patrimonio, pur senza validi motivi. Insomma, l’atto di prodigalità costituisce un impoverimento che va contro gli interessi della persona stessa.
Attenzione però: non bisogna confondere la prodigalità con gli atti di spoglio del patrimonio che potrebbero pregiudicare gli eredi. Gli eredi infatti non hanno strumenti per tutelare i propri interessi economici prima che il familiare deceda. Egli infatti è libero di fare dei propri beni ciò che vuole: venderli, donarli, ecc. nei limiti come detto in cui tale comportamento non si riversi in un danno per lui stesso.
Facciamo un esempio pratico. Se un uomo decide di vendere tutto per comprare una barca e trascorrere gli ultimi anni della propria vita viaggiando in mare è liberissimo di farlo.
Se una persona intende vende un ricco appartamento perché, negli ultimi anni della sua vita, vuol godere della guida di una Ferrari è libero di farlo. I suoi figli non potranno impedirglielo solo perché, in tal modo, essi potrebbero non ricevere nulla con l’eredità.
La prodigalità si verifica invece quanto vi sono una serie continua di atti di vendita o donazione che acquistano caratteristiche patologiche, riversandosi in un vero e proprio danno non già per gli eredi ma per il soggetto stesso che così si impoverisce senza una valida ragione o contropartita.
Quando può essere dichiarato inabile un genitore per prodigalità?
Un genitore può essere dichiarato inabile per prodigalità quando i suoi atti di generosità diventano eccessivi e incontrollati, mettendo a rischio il suo patrimonio. Tuttavia, non è automatico: la Cassazione, con la sentenza 786/17, ha stabilito che un genitore non può essere dichiarato inabile per prodigalità se preferisce beneficiare persone a lui care piuttosto che lasciare il suo patrimonio a familiari con cui non ha rapporti.
Quali sono le implicazioni legali dell’inabilitazione per prodigalità?
L’inabilitazione per prodigalità può portare alla nomina di un curatore, che affiancherà il genitore in tutte le sue decisioni finanziarie. Tuttavia, l’attuale tendenza non è più quella di disporre l’inabilitazione ma lo strumento molto meno invasivo della cosiddetta amministrazione di sostegno. L’amministrazione di sostegno è un semplice aiuto negli atti di straordinaria amministrazione di gestione del patrimonio: non comporta quindi una interdizione o inabilitazione del soggetto che, a tutti gli effetti, resta un soggetto capace di intendere e volere.
Cosa succede se un genitore decide di beneficiare estranei anziché i propri figli?
Se un genitore decide di beneficiare persone estranee alla famiglia piuttosto che i propri figli, questa decisione non costituisce necessariamente un motivo per la dichiarazione di prodigalità. Se il genitore ha rapporti consolidati e genuini con queste persone, e se i figli non hanno rapporti con il genitore, la prodigalità potrebbe non essere considerata una ragione valida per l’inabilitazione.
Esempio pratico
In un caso esaminato dalla Corte di Cassazione, le figlie di un uomo hanno cercato di farlo dichiarare inabile per prodigalità a causa delle sue generose donazioni a una coppia di amici e a un fratello. Tuttavia, il tribunale ha respinto la loro richiesta, ritenendo che l’uomo stesse esprimendo riconoscenza verso chi gli dimostrava affetto sincero. Inoltre, le figlie non avevano più alcun tipo di rapporto con il padre da vent’anni, il che ha portato il tribunale a sospettare che fossero mosse da “finalità conservative” del patrimonio.
Conclusioni
In conclusione, la richiesta di inabilitazione di un genitore per prodigalità è un processo complesso che richiede un’attenta valutazione delle circostanze. Non è sufficiente che il genitore sia generoso con estranei: se queste persone hanno dimostrato un affetto sincero e un legame solido con il genitore, e se i figli non hanno rapporti con il genitore, la prodigalità potrebbe non costituire una ragione valida per l’inabilitazione. Ricorda, tuttavia, che ogni caso è unico e che queste informazioni non sostituiscono un consiglio legale.
Le sentenze riportate qui di seguito danno un’idea di quando si può parlare di prodigalità e quando, in tali casi, è possibile nominare un amministratore di sostegno.
Giurisprudenza sulla prodigalità e amministratore di sostegno
Amministrazione di sostegno anche in caso di prodigalità
L’istituto dell’amministrazione di sostegno può essere altresì adottato allorché sussistano elementi tali per cui, intuitivamente, il soggetto interessato venga individuato come soggetto incline alla prodigalità. Nel caso di specie, fra gli altri princìpi enunziati, la Suprema Corte ha affermato, in maniera nitida, che l’amministrazione di sostegno può essere attivata sia allorquando la sua applicazione consenta una maggiore e più adeguata protezione del soggetto debole, sia nel caso in cui sussistano i presupposti per l’eventuale applicazione della misura protettiva rappresentata dall’inabilitazione. Oltre a ciò, la Corte si premura di rimarcare che l’attivazione dell’inabilitazione, in caso di soggetto prodigo, può avvenire finanche là dove il soggetto inabilitando sia privo di qualsivoglia, specifica, malattia od infermità, e quindi anche là dove siano posti in essere atteggiamenti prodigali sì consapevoli, ma caratterizzati da motivi futili.
Cassazione civile sez. I, 07/03/2018, n.5492
È possibile l’applicazione dell’amministrazione di sostegno per prodigalità nei confronti di chi spende in “gratta e vinci” cifre esorbitanti
È possibile applicare la misura dell’amministrazione di sostegno per prodigalità nei confronti di chi spende in “gratta e vinci” cifre esorbitanti rispetto alle proprie disponibilità economiche. Ad affermarlo è la Cassazione che ha così dato il via libera all’amministratore di sostegno per una madre che, anche in assenza di una malattia, aveva contratto una pluralità di prestiti, un mutuo Inps con cessione del quinto della pensione, un prestito di 40mila euro con la figlia e altri piccoli debiti, per l’acquisto di “gratta e vinci”.
Cassazione civile sez. I, 07/03/2018, n.5492
La prodigalità è autonoma causa di inabilitazione indipendentemente da una sua derivazione da specifica infermità purché ricollegabile a motivi futili
La prodigalità, cioè un comportamento abituale caratterizzato da larghezza nello spendere, nel regalare o nel rischiare eccessivamente rispetto alle proprie condizioni socio-economiche e al valore oggettivamente attribuibile al denaro, configura autonoma causa di inabilitazione, ai sensi dell’articolo 415, comma 2, del codice civile, indipendentemente da una sua derivazione da specifica malattia o comunque infermità, e, quindi, anche quando si traduca in atteggiamenti lucidi, espressione di libera scelta di vita, purché sia ricollegabile a motivi futili. (Nel caso in esame – ha osservato la Suprema corte – il giudice di appello ha escluso la necessità di una Consulenza tecnica d’ufficio (Ctu) sulla considerazione che non erano in discussione specifiche malattie o infermità dell’inabilitando, circostanza che non solo non è contestata dal ricorrente ma dallo stesso sostenuta, sicché il motivo (con il quale si denunzia il mancato ricorso a una consulenza tecnica) e infondato, nonché privo di decisività).
Cassazione civile sez. I, 07/03/2018, n.5492
La misura di protezione della amministrazione di sostegno può adottarsi anche quando ricorra una condizione di prodigalità
La misura di protezione della amministrazione di sostegno può adottarsi nell’interesse del beneficiario (interesse reale e concreto, inerente la persona e/o il suo patrimonio), anche in presenza dei presupposti di interdizione o di inabilitazione e, dunque, anche quando ricorra una condizione di prodigalità.
Cassazione civile sez. I, 07/03/2018, n.5492
Qualora la prodigalità sia l’effetto di un’alterazione delle facoltà mentali, è legittima la nomina dell’amministratore di sostegno
Alla persona prodiga, cioè caratterizzata da un comportamento abituale connotato da eccessiva larghezza nello spendere, nel regalare, o nel rischiare, può essere legittimamente nominato un amministratore di sostegno soltanto qualora la prodigalità sia l’effetto di un’alterazione delle facoltà mentali. La prodigalità che sia frutto di una libera scelta di vita e non sia determinata da alcuna patologia psichiatrica, pur essendo censurabile sotto il profilo morale e sociale, non può dare origine ad alcuna limitazione della capacità di agire, quali quelle conseguenti alla nomina di un amministratore di sostegno od all’emanazione di un provvedimento di inabilitazione.
Tribunale Modena sez. II, 03/11/2017
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